RELAZIONE FINALE SULLA PESCA

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RELAZIONE FINALE SULLA PESCA

ROMUALDO SCOTTI BELLI
Segretario Associazione Generale Mare Amico

Nel corso della Rassegna del Mare a Terrasini particolare importanza ha avuto il dibattito sulla pesca, in particolare siciliana, visto nel contesto della situazione della pesca in Mediterraneo. I relatori hanno indicato le problematiche che influenzano le attività di pesca nel loro insieme. Un punto di forza dell’incontro è stato la considerazione della molteplicità di fattori collegati con la pesca. Le risorse biologiche e l’ambiente sono le componenti collegate al prelievo e all’impatto ambientale, che sono anche strettamente dipendenti delle tecniche di pesca utilizzate e dallo loro evoluzione nel tempo. La consistenza della flotta di pesca è fortemente diminuita, in Italia ma in particolare in Sicilia, che è la Regione italiana con la flotta più consistente. Ciò è collegato anche alle normative che vengono modificate con una frequenza elevata e che riguardano, le tecniche di pesca autorizzate, in particolare le maglie delle reti, i tipi di attrezzi, i periodi consentiti e le aree ove è permessa la pesca. Queste norme, indipendentemente dalle motivazioni per cui sono state adottate, hanno avuto un grosso impatto sull’economia delle singole imprese di pesca. Si comprende facilmente che riducendo i tempi di pesca o modificando gli attrezzi da pesca si incide sui costi e sui ricavi di ogni singolo motopesca. Ciò ha determinato che in assenza delle condizioni economiche la flotta siciliana si è ridotta fortemente, ad esempio a Mazara del Vallo da oltre 400 motopesca ne sono rimasti attivi 80, con forti problemi sociali sull’occupazione diretta e sull’indotto. La riduzione della flotta ha evidenziato le interrelazioni che l’attività di pesca ha con il territorio, perché riducendosi la flotta si è ridotto il lavoro per i cantieri e le officine collegate alle costruzioni, riparazioni e manutenzioni delle imbarcazioni con tutte le complesse attrezzature, frigoriferi, motori, elettronica ecc. Ciò ha portato anche a crescenti problemi per la flotta rimasta, che a volte ha difficoltà a reperire le competenze necessarie per la manutenzione di motopesca e attrezzature. Un’altra indicazione che è emersa evidente dall’incontro è la quantità di pesce pescato, che si è notevolmente ridotto e anche la sua composizione qualitativa. Si è ridotta la varietà di specie portate a terra dai pescatori, sia per le modifiche alle attrezzature di pesca che per una diversa rete commerciale. Riducendo le quantità pescate ne risente anche la commercializzazione che per rispondere alla domanda di pescato della popolazione si rivolge in misura maggiore a produzioni estere. Queste spesso a prezzi minori rispetto alla produzione locale non permettono in un regime di elevata concorrenza che alla minor quantità pescata in Italia venga riconosciuto un prezzo maggiore. Le tecnologie permettono di verificare la provenienza dei prodotti immessi sui mercati, ma spesso sono scarsamente applicate e le normative esistenti quali la segnalazione dell’area di pesca sono aggirate, così che il consumatore non ha sempre la certezza della provenienza di ciò che acquista. Le attività di piccola pesca artigianale hanno una cattura modesta e molto parcellizzata sul territorio, ma permettono, se si acquista il loro prodotto direttamente dal pescatore, di avere una maggiore probabilità di consumare prodotti locali. Un altro settore influenzato dalle variazioni delle attività di pesca riguarda le industrie di trasformazione, che in Sicilia hanno avuto un’importanza storica notevole, in particolare la salagione delle alici e la lavorazione del tonno. La trasformazione risente moltissimo delle variazioni dell’entità della pesca e spesso l’industria si è adattata al mutare delle condizioni e delle quantità pescate. A volte le alici da mettere sotto sale provengono fresche, congelate o semilavorate da altre aree, italiane o no. La regolamentazione della pesca del tonno, con quota per ogni motopesca, ha modificato la filiera così che le industrie storiche sono scomparse o si sono adattate a lavorare tonno pinna gialla di provenienza non mediterranea, sia come pesce intero che come bottarga, importando la materia prima. Le attività di acquacoltura risentono moltissimo non solo del mercato nazionale ma anche delle provenienze estere che permettono di penetrare sui mercati italiani a prodotti con costi e spesso caratteristiche qualitative inferiori. Solo piccole nicchie, per prodotto, ad esempio di acquacoltura in acqua dolce, possono sopravvivere ma con difficoltà per una concreta espansione quantitativa. Le caratteristiche organolettiche del pescato sono un aspetto che spinge ad un aumento dei consumi, purtroppo si ha la contraddizione che aumenta la richiesta di pescato ma diminuisce la produzione italiana e siciliana. È evidente che aumenta l’importazione e lo sfruttamento maggiore di altre aree di pesca con il coinvolgimento di flotte concorrenti. L’aspetto che rischia di avere grosse conseguenze in un settore più ampio, perché esteso alla ristorazione e alle attività turistiche riguarda le tradizioni alimentari e le preparazioni gastronomiche che attirano spesso numerosi estimatori ora per un prodotto ittico o per una modalità di preparazione. La rassegna dei prodotti ittici siciliani utilizzati in maniera tradizionale mostra l’ampiezza del problema e anche i riflessi sul richiamo turistico. Modificare la pesca come attrezzature, come quantità e come specie pescate comporta delle variazioni. Mangiare del pesce congelato, di qualunque provenienza, non è un valido richiamo turistico. La Rassegna ha avuto il merito di evidenziare le complesse e numerose interrelazioni che esistono nel settore pesca, acquacoltura, produzione, commercializzazione, trasformazione e consumo. Anche la gestione del settore deve essere consapevole di queste interrelazioni evitando provvedimenti senza considerare l’insieme delle conseguenze.

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