DONNE E IMPRESA, BINOMIO VINCENTE L’ENM LE CELEBRA CON IL CONVEGNO “Woman Empowerment” a Loreto

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Matteo Occhiuto

Giornalista

Credere nelle donne e nell’economia femminile. Lo fa, da tempo e con estrema convinzione, l’Ente Nazionale per il Microcredito, come testimoniato dalle numerose attività a sostegno dell’imprenditorialità in rosa, fra le quali l’evento legato al Woman Empowerment tenutosi lo scorso 12 settembre a Loreto, nel cuore delle Marche.

L’ENM, infatti, ha organizzato un importante meeting nel centro anconetano, avente come tema centrale proprio il rapporto fra donne e microeconomia e la spinta data dalle tante micro-imprenditrici al tessuto economico del territorio italiano. Una spinta certificata anche dai numeri: statisticamente, come spiegato da Christine Lagarde, le aziende in cui i ruoli apicali hanno una forte presenza percentuale femminile “hanno delle potenzialità di successo superiori alla media, poiché manifestano una migliore produttività”.

In tante nell’intraprendere il proprio percorso nel mondo imprenditoriale, si affidano all’ENM, presentando la richiesta di finanziamento. Al 30 giugno del 2020, infatti, sono 3298 le richieste di credito giunte da parte di donne, circa il 42% del totale. Oltre millecinquento di queste, poi, sono state, negli anni, accolte, per un importo di oltre 37 milioni di euro erogati. Molti di questi dati sono stati stati ovviamente discussi nel corso dell’evento tenutosi a Loreto.

Ad aprire la convention sono state le parole di benvenuto del sindaco della cittadina marchigiana, Paolo Niccoletti, prima degli interventi dei vertici dell’Ente Nazionale per il Microcredito presenti, il Presidente Mario Baccini e il Segretario Generale, Riccardo Graziano. “Siamo qui, ancora una volta - ha spiegato Baccini - per ribadire ancora le mission dell’Ente. Combattere la povertà e favorire l’inclusione economica e sociale globale, eliminando sopratutto, nel campo imprenditoriale, la disparità di genere”.

Ma, ad essere protagoniste, sono state anche e sopratutto le donne. A partire da Alessandra Necci, Responsabilie Cultura e Parità di Genere ENM. “Attraversiamo tempi sicuramente difficili - ha raccontato - resi ancor più complicati dall’imperversare della pandemia globale, ormai da molti mesi a questa parte. Nonostante tutto, comunque, l’Ente Nazionale per il Microcredito credeva e continua a credere nel talento, con una particolare attenzione all’universo dell’imprenditoria femminile”. Di comuni tematiche anche il successivo intervento, curato dalla dottoressa Diana Battaggia, Direttrice dell’Ufficio Italiano per la Promozione Tecnologica e degli Investimenti dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale. “Ci troviamo di fronte ad una nuova era, in cui la classe dirigente, specialmente quella femminile, si trova a dover tracciare nuovi percorsi che portino ad un reale ed efficace cambiamento” ha dichiarato la Battaggia, il cui discorso è stato anticipato dalla visione di due filmati inerenti le politiche di sviluppo ONU in Pakistan.

Sull’aspetto prettamente giuridico si è concentrata l’avvocato Rosaria Mustari, membro del CdA, soffermandosi sulla necessaria uguaglianza giuridica fra uomini e donne, a maggior ragione del campo dell’economia e dell’impresa: “Verificare quali siano le cointeressenze, le correlazioni tra le azioni positive e microcredito e poi arrivare alle prospettive, quali sono le prospettive cosa possiamo fare cosa dovremmo fare a mio avviso”.

Di grande interesse, all’interno dell’evento moderato dal Direttore dell’Ufficio Stampa ENM, Emma Evangelista, anche le parole di Marcella Corsi, Docente Università La Sapienza di Roma e Luisa Brunori, Fondatrice Associazione Win-Win. La Corsi si è soffermata, in particolare, sull’importanza dell’aspetto etico legato alle politiche dell’Ente Nazionale per il Microcredito e sul ruolo avuto dalle donne pioniere nel campo sia dell’economia e dell’impresa, sia nell’ambito scientifico; concludendo con un plauso a tutte le personalità femminili, soprattutto legato nel settore della medicina, che si sono messe in luce in questi mesi di pandemia covid-19.

L’associazione Win-Win e il suo modello economico, invece, sono stati il fulcro dell’intervento di Luisa Brunori, fondatrice della stessa. Un sistema imprenditoriale secondo il quale tutti gli attori del possano vedere andare a buon fine i propri investimenti, favorendo quindi un tasso di perdita approssimato allo zero.

Inevitabile che la situazione economica post lockdown fosse oggetto d’interesse per molti relatori. La dottoressa Lussana, avvocato e consulente d’impresa, durante il proprio speech, ha infatti portato in evidenza i dati delle imprese femminili italiane nei mesi successivi allo stop forzato di oltre due mesi, evidenziando un sì campanello d’allarme non indifferente, ma anche la possibilità di una positiva risoluzione del momento di crisi.

Pochi numeri ma un bellissimo percorso lavorativo e di vita, invece, per Elisabetta Reggio, che ha raccontato la possibile convivenza fra la carriera e la maternità. Sfatando un tabù ormai vetusto, ha spiegato di come si sia rilanciata nel mondo del lavoro dopo l’arrivo del figlio, nonostante tutte le difficoltà incontrate. L’esperienza Elisabetta Castellazzi, manager dell’Azimut, invece, l’ha portata a focalizzarsi sull’aspetto valoriale nell’ambiente economico odierno, soffermandosi sulla necessità che siano le donne stesse, in primis, a collaborare fra loro nel fronteggiare le difficoltà.

Il meeting (in cui sono ovviamente state rispettate tutte le norme anti-covid) trasmesso in streaming sui canali social dell’Ente Nazionale per il Microcredito, si è chiuso con il ringraziamento del presidente Baccini alla città di Loreto e alle donne presenti, fulcro e futuro di tutti gli attuali e prossimi progetti dell’Ente Nazionale per il Microcredito.



SPECIALE LORETO – TUTTI GLI INTERVENTI

La raccolta completa degli interventi dei relatori del convegno “Woman Empowerment”, organizzato dall’Ente Nazionale per il Microcredito a Loreto, nelle Marche, lo scorso 12 settembre.

Paolo Niccoletti

È un politico impegnato nel mondo del sociale e nelle attività di volontariato. Fino a ottobre 2020, ha ricoperto l’incarico di Sindaco della città di Loreto.

“Vi ringrazio per aver scelto Loreto come sede di questo importantissimo incontro di stamane, ma ancor di più ringrazio l’Ente Nazionale per il Microcredito e il Presidente Mario Baccini per aver scelto Loreto quale sede di uno sportello dell’Ente Nazionale per il Microcredito. Ovviamente l’iniziativa che ieri è stata proposta e che stamane viene approfondita si inserisce in questo contesto e poter rispondere in maniera concreta diretta e tempestiva ai bisogni della gente è un atto amministrativo importante. È una missione politica assolutamente fondamentale, oltre che un atto di carità notevole come lo è la politica”.

Diana Battaggia

Vanta una brillante carriera spesa tra ruoli politici e di leadership come membro del Parlamento italiano e consulente in affari economici e istituzionali in numerose aziende e istituzioni italiane ed europee. Le sue capacità manageriali le hanno permesso di stabilire e consolidare relazioni a livello globale nel settore economico e industriale. nel suo ruolo di direttore dell’UnIdO ITPO Italy, diana Battaggia ha identificato e mobilizzato risorse tecniche, finanziarie e manageriali per promuovere l’occupazione, la competitività economica e la salvaguardia dell’ambiente. Ha lanciato e implementato varie iniziative per sostenere lo sviluppo delle PMI in Asia, Africa e America Latina attraverso la promozione delle attività commerciali, dello sviluppo imprenditoriale e di partnership internazionali, in particolare nei settori agro-industriale, ambientale ed energetico.

“Oggi, voglio raccontare l’esperienza che ho avuto in Pakistan. Una remota parte del mondo, in cui si riesce a percepire la gioia di queste donne nonostante un ambiente non propriamente favorevole. Ho imparato, durante questi anni, che fare rete è importante, ha una sua valenza, fondamentale per il raggiungimento di determinati risultati. Ricordo che intensificare questi sforzi, anche in termini di solidarietà, risulti essere spesso decisivo. Ricordo anche un aneddoto che mi è capitato anni fa. Durante un tour africano ho incontrato Dlamini-Zuma, allora Segretario Generale dell’Unione Africana, un organo simile all’Unione Europea per il continente africano, che mi sottolineò l’importanza di creare dei contatti, stringere reti e capire anche che l’unicità della donna deve essere compresa dall’uomo. Del resto, precisò, metà degli esseri umani sono di sesso maschile, metà sono di sesso femminile. Nel momento l’umanità intera avrà compreso questo concetto e noi riusciremo a fare massa critica, riusciremo a sbloccare i fondi - e tanti - che dovranno portare a uno sviluppo globale. Gli uomini con visione ci possono aiutare. Sarebbe fondamentale per le nuove generazioni di donne: le nostre figlie e le nostre nipoti, Servirebbe avere una visione d’insieme, innovativa, che ci porti ad una nuova era che doni al mondo anche una classe dirigente femminile”.

Luisa Brunori

Professore Alma Mater presso la Scuola di Psicologia e Scienze della Formazione, fondatrice e Presidente di IGABO, Presidente dell’Osservatorio Internazionale per la Microfinanza (M.I.O.). Fondatrice dell’Associazione WIn- Win creata con lo scopo di individuare soluzioni virtuose per il superamento delle conflittualità sociali e per lo sviluppo armonico delle risorse degli individui e della Comunità.

“Era il 2002/2003 quando andai in Bangladesh. Mi ricordo che feci una gita presso un villaggio che mi colpì molto. Ad impressionarmi furono sopratutto le donne presenti, che mi spiegarono letteralmente l’idea che di villaggio-famiglia, come se il concetto di famiglia si ampliasse, si aprisse, come se coinvolgesse anche ogni parte del villaggio. Questa cosa mi sembrò molto interessante e naturalmente aprì uno sportello nella mia mente a quelli che sono gli elementi intangibili di questa storia. Un’economia OikosNomos in cui vige la regola della casa, la regola della convivenza. Il modello economico nel quale viviamo ci organizza la forma mentis, l’intra-psichico e il relazionale. Secondo me noi non siamo consapevoli di questo, ma ciò avviene. Mi riferisco alla teoria dei giochi di John Nash che dice che il conflitto sociale di base esiste perché siamo più di uno al mondo. A questo punto la questione è: come risolviamo il conflitto? Lo risolviamo che perde Mario e vince Luisa o viceversa, perde Luisa e vince Mario. In gergo di John Nash, si direbbe che si tratti di un modello lose-win/win-lose; in ogni caso, uno dei due perde e viene messo da parte nella marginalità, facente parte del modello neo-liberista nel quale ci troviamo ora. Oppure perdiamo tutti e due, ci mettiamo a far guerra e ci massacriamo l’un l’altro. Oppure vinciamo tutti e due: allora si ha un modello win-win! Questa è la ragione per cui ho creato un’associazione dal nome WIN-WIN: perché il mio obiettivo da qui fino a quando esisterò è quello di lavorare su questo modello. Perché win-win è la formula di risoluzione del conflitto sociale di base che consente a tutti un pò di salute mentale, dignità e rispetto. Si tratta di trovare che tipo di negoziazioni dobbiamo mettere in moto perché questo avvenga ma questa è una questione per tutti. Non so come la pensiate voi, non so a quale partito politico si possa applicare questo discorso, perché qua sarebbe una lunga e faticosa strada, però diciamo che l’idea di base è questa. Allora come associazione WIN-WIN noi facciamo dei lavori di formazione presso le scuole proprio per mettere in evidenza gli aspetti e le conseguenze psicologiche del modello economico. Se il modello win-lose/lose-win viene applicato nel gruppo familiare anziché la modalità win-win che è quella che garantisce lo spazio vitale per tutti, è là dove si genera la malattia mentale. Quindi noi tutti viviamo in uno stato di convivenza che alla base porta il fatto di poter essere gli uni nemici degli altri. Per questa ragione ho pensato di portarvi questa riflessione riferita al microcredito, è una ricerca sulla conseguenza psicologica tra individuo società e ritorno. L’individuo che fa parte di una famiglia, che fa parte di gruppi secondari, di un contesto sociale, di amici, che fa parte anche di una comunità. È a lui che tornano quelli che sono i contenuti che organizza nei diversi gruppi in cui l’individuo costruisce la propria identità e si generano una molteplicità di significati che vanno a creare una rete mentale permeata dagli stessi significati cioè la matrice quella che diciamo noi, sono le relazioni l’elemento caratterizzante di questa rete e sono le stesse relazioni che strutturano l’identità del singolo a partire dalle diverse appartenenze che un soggetto può sperimentare inclusa la Oikos Nomos ossia la regola della casa, la regola della convivenza. Questo l’ho descritto per poi entrare nella questione della donna e del microcredito. La donna è il soggetto di cui stiamo parlando; vi cito dei lavori che sono stati fatti per valutare il cambiamento che si è realizzato attraverso l’applicazione che vi ho detto, quindi le conseguenze intangibili e relazionali dell’applicazione del microcredito. Siamo sul fronte dell’intra-psichico. Abbiamo lavorato sulla fiducia, che cosa abbiamo visto? Che cresce l’autostima, la fiducia in sé e negli altri, cresce l’intraprendenza da una posizione di subalternità ad una posizione di attività, cresce la salute mentale, noi abbiamo fatto un lavoro di applicazione del microcredito ai malati mentali a Carpi. Lì erano maschi e femmine ma non avete idea del risultato fantastico, perché le persone hanno intrapreso delle azioni e alcune sono uscite dal servizio ma soprattutto è diminuito in maniera verticale la spesa della salute mentale. Quindi questa è decisamente una situazione win-win, in cui tutti sono riusciti a trarre profitto. Cito lavori che sono stati fatti nel mondo, i processi decisionali nella famiglia vengono distribuiti a tutti i suoi componenti. Non è solo il marito che prende le decisioni, la violenza domestica diminuisce e la donna è in grado di trasformare lo shock in una situazione di collaborazione. Hanno però individuato un rischio ossia che i mariti si impossessino del microcredito, perché in Bangladesh ad esempio il microcredito è dato solo alle donne, e quindi c’è il rischio che i mariti mandino le donne a chiedere il microcredito per poi impossessarsene loro e gestirlo. E questo naturalmente aumenta la conflittualità, c’è questo rischio però diciamo fa parte del processo generale. Rapporto con i figli: migliore qualità della vita, della salute e del nutrimento che viene dato ai figli. Identificazione delle ragazze con le madri: qui abbiamo fatto proprio noi un lavoro io insieme ad un dottorando che lavorava con me in Bangladesh abbiamo visto come le ragazze avevano un atteggiamento di maggior favore nell’identificarsi nel ruolo femminile cioè nel ruolo della madre. Comportamento attivo produttivo e collaborativo all’interno del rapporto con i figli. Quindi promozione della salute e del benessere psicologico e riduzione delle crisi familiari. Qua stiamo parlando di intangibile stiamo parlando dei beni relazionali. Gruppi secondari nella comunità e nel contesto sociale aumenta la numerosità della relazioni e questa mi sembra una cosa molto interessante proprio perché questo discorso della relazionalità dà umanità a tutta la faccenda. Quindi lo status familiare e sociale ovviamente migliora e quindi le donne partecipano alla vita del villaggio e alla vita politica, molto di più qui col microcredito, che senza. La società globale riceve una diffusione di beni relazionali quindi diciamo che questo processo mette in moto una produzione di beni sociali veramente notevoli. Consapevolezza dei dinamismi economici di valorizzazione e di sfruttamento nel mondo a questo punto anche le donne si rendono conto di come certi processi globali siano a favore o non a favore di chi viene coinvolto in questa cosa. La “Società Ideale” è un libro che ho scritto di recente in cui si mette in evidenza il nesso tra psicologia e economia e neuro-scienze”.

Elisabetta Castellazzi

Laureata in economia Aziendale all’Università Luigi Bocconi di Milano, relatrice in numerosi convegni riguardanti le privatizzazioni degli enti pubblici con particolare attenzione al riassetto del settore bancario. Eletta alla Camera dei deputati nella XI legislatura e membro della V Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione economica, rieletta nella XII legislatura e Capogruppo della VI Commissione Finanze, assistente al Ministro del Bilancio e della Programmazione economica.

“Sono convinta che negli ultimi dieci anni le cose siano profondamente cambiate, ma che ci sia sicuramente più bisogno di sorellanza, il termine sorellanza mi ha sempre colpito molto, c’è una certa difficoltà di relazione tra le donne, c’è una certa difficoltà che mi piacerebbe fosse superata. Nel mondo dell’impresa questo però è in qualche maniera ulteriormente evidenziato. Le donne che si mettono in gioco, che decidono di fare impresa, sono donne che spesso portano in primo piano i loro valori tipici che sono la resilienza che ho già sentito citare, ma anche il multitasking che ci caratterizza. La Dottoressa Reggio ce lo ha detto ben chiaramente: la capacità di rigenerarsi, la capacità di leggere i contesti e le dinamiche che ci portano anche ad abbandonare strade vecchie per strade nuove con la stessa capacità e la stessa voglia di costruire”.

Marcella Corsi

Professore ordinario di economia politica presso l’Università La Sapienza di Roma. nell’ambito della sua attività di ricerca si è occupata di analisi congiunturale in ambito reale di progresso tecnico, di innovazioni nel settore pubblico, e di temi legati allo sviluppo umano e alla valutazione della ricerca economica. Collabora da diversi anni con Fondazione Risorsa Donna con riferimento a studi sull’impatto della microfinanza. È tra i fondatori dell’associazione economia Civile e della rivista on-line inGenere.it.

“Una questione importante è il famoso Board-Europeo. Faccio parte da molti anni della Rete Europea della Microfinanza dove ho anche incontrato in passato la collega Brunori che parlerà più avanti. Siamo state delle vere veterane della Rete Europea della Microfinanza insieme con la grande Maria Nowack. Quindi effettivamente è in questo contesto Europeo che io mi muovo essendo da molti anni responsabile della commissione ricerca della Rete Europea della Microfinanza, in collaborazione anche con l’Ente Nazionale per il Microcredito per quanto riguarda i dati italiani. Vorrei riprendere alcuni degli input che sono già stati dati da precedenti interlocutrici, in particolare dalla Dottoressa Necci, della quale ho molto apprezzato le considerazioni che ha portato avanti. La prima direi è proprio la legge del caos: effettivamente viviamo in un momento in cui si può pensare di essere in un grande caos. Io sono una scienziata di formazione e credo che dal caos possa sempre emergere un ordine ce lo ha insegnato un grande fisico, che è Ilya Prigogine. È, però, chiaro che per raggiungimento dell’ordine presuppone un grande sforzo istituzionale, quindi credo che sia importante che sia proprio l’Ente Nazionale per il Microcredito, nostra unica e vera istituzione italiana in questo campo, che ci ha accolto qui oggi per fare un ragionamento collettivo e vi sono davvero grata per avermi invitato. L’altro elemento è l’elemento storico che è centrale nella microfinanza, che è la forma di finanza più antica che noi abbiamo, spesso viene dimenticata. Non viene ricordata perché si pensa alla microfinanza moderna e contemporanea, quella della Grameen Bank e del continente Asiatico. Però la microfinanza nasce in realtà con i Monti di Pietà e sono molto contenta di parlarne qui oggi a Loreto perchè nasce in realtà dalla finanza cattolica. Nasce come esigenza di carità e di solidarietà e di aiuto. Che passa ovviamente per le istituzioni cattoliche in alcune parti di quella che sarebbe poi divenuta l’Italia, perchè ovviamente all’epoca non eravamo uno Stato. Ma passa anche attraverso la benevolenza e la carità di chi poteva, basta pensare al Monte di Pietà di Napoli, che tra l’altro ha fatto un magnifico lavoro di archivistica per ricostruire questa storia antica. Ecco, in quel caso, erano proprio le famiglie nobiliari napoletane ad attivarsi dal punto di vista di quello che noi adesso chiameremo lotta alle disuguaglianze e ridistribuzione nonché inclusione sociale. Quindi la microfinanza nasce in questo modo proprio per dare una possibilità a chiunque a prescindere dalle origini sociali per avanzare e crescere insieme. Quindi credo che in questo momento al contempo di caos e di ricerca di un ordine sia un messaggio fondamentale, e si porta dietro la valenza etica basata sulla solidarietà e sulla carità su cui ovviamente non solo Papa Francesco ma più in generale anche negli ultimi decenni si è tanto lavorato dal punto di vista dell’evangelizzazione. Quindi carità, solidarietà sono valori che vanno rafforzati in un momento di grande caos di ricerca di ordine di ricerca di uscire dalla tempesta come ha ricordato nella benedizione “Urbi et Orbi” il Santo Padre, tutti insieme! Si deve remare tutti insieme altrimenti si affonda, questo è un dato di fatto. E questo lo ha dimostrato anche l’Europa per tornare alla dimensione continentale attraverso le misure straordinarie che sono state decise che ci vedono adesso però impegnati in una realizzazione. L’autunno che abbiamo davanti sarà un periodo molto caldo in cui le donne vorrei per tutto l’impegno che è stato anche ricordato vorrei che fossero le vere protagoniste. Perchè ci vogliono novità, servono riforme, servono le donne. Senza nulla togliere agli uomini come ha detto il Presidente Baccini, ma perché è importante attivare delle energie nuove. E lo sappiamo bene: io sono contenta di essere qui con donne che hanno partecipato e stanno partecipando ancora anche alla vita parlamentare però è anche vero e lo sappiamo tutti quanto limite ancora c’è nell’attivazione delle donne nell’ambito della leadership, nell’ambito della partecipazione alle decisioni. Questo noi lo promuoviamo da molto tempo e continueremo a farlo a maggior ragione nei mesi avvenire. Tra l’altro abbiamo dedicato la nostra estate alle pioniere in materia economica. Ho anche presentato pioniere anche nel campo della microfinanza, nostro tratto distintivo odierno. Lo abbiamo dedicato alle donne nella scienza e alle donne in particolare che hanno lottato nella pandemia e ce ne sono state tante importanti a tutti i livelli dalle infermiere che hanno curato i nostri anziani fino alle più grandi virologhe nazionali che sono sul campo anche per la definizione dei vaccini. Aggiungo, infine, solo due considerazioni: mi è piaciuto moltissimo il riferimento al tema delle infrastrutture immateriali. Noi viviamo in un capitalismo immateriale, noi siamo un’economia della conoscenza quindi di fatto le infrastrutture culturali sono quelle che devono essere realmente rilanciate per dare a questo capitalismo immateriale un suo sviluppo propulsivo. E allora permettetemi giustamente di ricordare il ruolo della scuola, dell’istruzione, di tutto il mondo educativo. A cominciare ovviamente da quello che avveniva nel medioevo attraverso la trasmissione della cultura orale nonché amanuense, senza, a questo punto, il ruolo centrale dell’università. La nostra terza missione oramai è un tratto distintivo anche delle valutazioni delle performance universitarie. Siamo agenti sul territorio, quindi io fra l’altro sono marchigiana e sono particolarmente contenta di essere a Loreto. Le Marche hanno tanto da offrire sulla cultura universitaria, guardando avanti per ricercare nuove strade non soltanto in campo scientifico ma anche in campo economico e in particolare attraverso nuovi paradigmi economici a cui sicuramente la micro-finanza può dare un importantissimo contributo”.

Riccardo Graziano

Giurista e accademico, è titolare da dieci anni di due studi legali, uno a Roma e uno a Milano. È specializzato in diritto societario, dei trasporti, civile, e diritto del lavoro e offre la propria consulenza professionale a importanti società italiane e internazionali. È Segretario Generale dell’Ente Nazionale per il Microcredito.

“Ho avuto una forte sensazione, una forte impressione nell’andare in questi incredibili luoghi, qui a Loreto. Probabilmente sono alcune delle più importanti reliquie del cristianesimo, testimonianze reali e partirei proprio da lì. Perché l’economia al femminile, l’economia domestica, la famiglia prima impresa, la realtà che sostiene specie in questa fase di difficoltà. Ancor più i figli, ancor più le nuove generazioni, oggi necessitano dei genitori a sostenerli, creando un disagio tangibile. In merito a ciò, è utile ricordare i dati relativi solo all’imprenditoria femminile che è stata avviata a percorsi di auto-imprenditorialità grazie ai progetti dell’Ente Nazionale per il Microcredito: il 42% delle richieste e il 43% degli stanziamenti generali sono stati acquisiti dall’imprenditoria in rosa. Parliamo di circa 37/40 milioni di euro che hanno permesso l’avvio di quasi 2000 microimprese, ora 1600/2000 microimprese al femminile peraltro create nell’arco di un anno e mezzo. Questa nuova operatività dell’Ente è relativamente recente ci fa essere orgogliosi del nostro lavoro e ci fa credere che una mano pubblica in questo caso stia agendo bene. Noi non siamo affatto nemici delle banche ma cerchiamo di andare oltre la logica pura del finanziamento di tipo bancario, muovendoci su un fondamentale asse etico che rappresenta il fulcro dell’operato ENM. Devo dire che prima che nascesse l’Ente Nazionale per il Microcredito in Italia era un fenomeno economico veramente residuale. Oggi stiamo andando verso i 300 milioni di impieghi l’anno tra imprenditoria maschile e femminile e aggregata Vuol dire che sono decine di migliaia di chance di lavoro che prima non esistevano. Aggiungo anche con un tasso di default estremamente basso, noi attualmente quotiamo ponderato sotto il 4% sostanzialmente il default medio di un chirografo ordinario in Italia è 7,7% o 7,6%. Stiamo alla metà di un default di un chirografo medio e a un terzo di un default di un prestito per una start up. Calcolando che noi facciamo start up il microcredito è dedicato a questo, noi non finanziamo imprese che si trovano sul mercato da più di 5 anni, finanziamo nuove idee, nuove imprese, in questo caso imprese al femminile. Oserei dire che è uno anche degli strumenti economici che ci possiamo permettere perché anche con la riforma che ancora non è entrata in vigore del cosiddetto CuraItalia, l’importo del Microcredito arriverà a 40/50 mila euro nel microcredito esteso. Sostanzialmente siamo riusciti a raddoppiarlo. Con quella cifra si fanno tante cose, noi abbiamo finanziato con la metà di quell’importo perchè fino ad oggi ancora in mancanza di regolamenti attuativi possiamo far finanziare la metà di quell’importo, non solo l’impresa di vicinato, territoriale, ma anche imprese come start up di ingegneria informatica che oggi sono quotate sul mercato, dei negozi di prodotti d’avanguardia che sono riusciti a rimborsare il finanziamento invece che nei 5 anni di ammortamento ordinario addirittura alcuni in 6 mesi, quindi in meno di un anno hanno restituito tutto. Qui è un mondo che si apre. Vi faccio un esempio molto simpatico che amo molto. Da piccolo mi divertivo a sentire i tamburelli siciliani. Ecco quella era un’azienda morta, non esisteva più nessuno che facesse tamburelli siciliani, quelli fatti davvero nella splendida terra che è la Sicilia. Oggi c’è una impresa che ne produce 6/700 mila l’anno: un numero importante per un’impresa che abbiamo finanziato come Ente Nazionale per il Microcredito, che oggi ha 40 dipendenti e fattura quasi un milione e mezzo di euro l’anno. Non parliamo più della microimpresa addirittura. Ora siamo qui, abbiamo un nuovo strumento un nuovo sportello, chiaramente il territorio ci dovrà aiutare perchè ovviamente la mano pubblica rappresentata dall’Ente mette a disposizione la piattaforma e tutti gli strumenti di formazione e quant’altro poi dovremmo selezionare con l’amministrazione pubblica Mi auguro di riuscire a tornare anche molto presto in questa magnifica enclave e ringrazio tutti voi dell’attenzione che ci avete dato”.

Carolina Lussana

Laureata in giurisprudenza all’Università Cattolica di Milano, deputato della Repubblica Italiana. nella XIv Legislatura ha fatto parte della II Commissione (Giustizia). Confermata deputato nel 2008 è stata vice capogruppo vicario della Lega Nord alla Camera fino al 1o febbraio 2012. da sempre impegnata in temi a sostegno delle pari opportunità e in azioni di sensibilizzazione per la tutela delle donne.

“Innanzitutto consentitemi di ringraziare il Presidente Baccini, mi unisco anch’io ai ringraziamenti per aver voluto fortemente questa giornata di incontro di confronto così interessante, con tante donne così di grande spessore. Io posso portare quella che è la mia esperienza come si è detto come donna nelle istituzioni che ha cercato di fare qualcosa per superare quello che si chiama gender-gap, che ancora oggi come è stato illustrato negli interventi che mi hanno preceduta costituisce purtroppo un freno allo sviluppo economico del Paese. E qui mi riferisco alla frase oggetto anche di riflessione nel nostro convegno quanto detto da Christine LaGarde bisognerebbe far comprendere che se si investe nelle donne, se si investe nelle imprese femminili ne guadagna tutto il Paese, ne guadagna tutto lo sviluppo economico del Paese. E quindi che cosa si può fare? Innanzitutto secondo me tutti, tutti coloro che sono impegnati nelle istituzioni, le donne con una maggiore responsabilità ma anche gli uomini, devono promuovere una cultura della parità. Io in tanti anni di incontri con donne, madri lavoratrici, donne imprenditrici, con donne sindaco, con donne amministratrici, ho imparato che le donne non chiedono corsie preferenziali ma chiedono pari opportunità, chiedono di poter essere messe in condizioni di frantumare quelle barriere immateriali che purtroppo ancora oggi costituiscono un ostacolo al pieno sviluppo delle loro potenzialità. Credo fermamente che, come anche affermato da Rosaria Mustari, anche azioni legislative siano servite a promuovere quella cultura che oggi ci serve, le legge ha avuto lo scopo di educare e se oggi abbiamo più donne in parlamento più donne nei consigli di amministrazione e io mi auguro che presto avremo più donne nella finanza, ci sono ancora troppe poche donne che risiedono nei consigli di amministrazione degli istituti di credito. E forse questo incide anche sulla difficoltà delle donne di cui si è parlato di avere accesso al credito, perché questa è la prima problematica che si riscontra quando si parla con delle imprenditrici che hanno, sì, una brillante idea ma come possono concretizzare quell’idea se vogliono farcela veramente da sole, senza magari chiedere ad un compagno, ad un marito, ad un fratello, ad un padre? Quindi questo è il principale problema da risolvere ed è fondamentale l’azione che l’Ente Nazionale per il Microcredito ha svolto in questi anni e che continua a svolgere. Noi lo sappiamo bene l’Ente non è erogatore, l’Ente è un moltiplicatore perchè mette in contatto le donne che hanno un progetto d’impresa, che hanno un business plan, che hanno il sogno negli occhi di poterlo pienamente realizzare, mettendo a disposizione delle donne servizi finanziari e non. Ma di che cosa hanno bisogno oggi le imprese, tutte le imprese, ma quelle femminili in particolare? Hanno bisogno, appunto, delle informazioni iniziali di cui si è parlato prima ecco l’importanza anche della rete territoriale di aprire gli sportelli sul territorio. Le leggi ci sono, ce lo ha spiegato bene la collega Mustari, ma bisogna mettere le donne nella situazione di conoscerle queste regole e bisogna accompagnarle queste donne, perchè già far nascere un’impresa è molto complicato, l’impresa deve poter vivere, deve poter sopravvivere, deve potersi sviluppare e deve dare lavoro a uomini e mi auguro anche a tante altre donne e magari applicare pienamente piccole discriminazioni di salario, di welfare. Noi sappiamo che le donne imprenditrici sono molto più attente a questo e quindi questo è un segnale di innovazione importante e anche qui l’Ente ha svolto e sta svolgendo un ruolo fondamentale in questo senso; nell’accompagnamento, nella formazione continua, perché di questo oggi si ha bisogno. E i risultati ci sono, abbiamo 1.340.000 imprese femminili che sono cresciute negli ultimi 5 anni. Io ho letto con interesse i dati pubblicati proprio nel recente luglio, da UnionCamere con un tasso di crescita e di sviluppo notevolmente superiore a quello degli uomini, questo è un segnale fortemente positivo e sono cresciute le imprese in rosa non solo nelle attività tradizionali come il turismo il terziario. No, sono cresciute anche in ambiti ritenuti di appannaggio maschile, le tecnologie, le telecomunicazioni. Le donne hanno dimostrato capacità di innovazione e hanno investito lì, è veramente interessante questo rapporto di Unioncamere che ci fa la fotografia dell’impresa femminile e ci da anche delle caratteristiche, ci dice le donne sono più coraggiose hanno più voglia di mettersi in gioco sono più resilienti. E allora io penso che è da qui che bisogna ripartire e bisogna farlo in un momento delicato come questo, nonostante la situazione pandemica che ci ha colpito. Perchè è vero che abbiamo fatto tanto è vero che i risultati ci sono ma è vero che c’è anche il campanello d’allarme purtroppo dopo il lockdown: se noi guardiamo i dati di crescita delle imprese femminili c’è stata una battuta d’arresto. Le imprese femminili per la prima volta si sono fermate, sono cresciute meno da giugno rispetto a quelle degli uomini. Questo che cosa vuol dire? Che hanno bisogno di aiuto ma non solo della parte economico-finanziaria, hanno bisogno di creare intorno a sé quella rete di servizi che sono necessari alle donne per fare impresa. Ancora oggi per una donna avere un figlio può costituire una penalizzazione: lo costituisce se sei lavoratrice-dipendente però puoi optare per il part time, lo costituisce se sei lavoratrice autonoma. È vero che hai maggiore flessibilità ma se ti vengono meno altri ammortizzatori sociali, come è stato nel periodo del lockdown come la scuola, è ovvio che a pagarne le conseguenze sono state soprattutto le donne. Quindi l’Ente, i comuni, le istituzioni, le regioni, tutti noi dobbiamo promuovere questa cultura della parità che si fonda su vari pilastri. Gli incentivi, l’accesso al credito, la microfinanza ma anche una rete welfare: è questa anche quella cultura etica che bisogna promuovere e che può essere un forte aiuto alle donne. Volevo dire tante altre cose ma chiudo con due considerazioni. Si è parlato molto di sorellanza, di poca empatia fra le donne, necessità di fare rete, ecco forse questo lo dico da donna. Lasciatemi fare una provocazione. Forse noi donne dovremmo anche fare di più per promuovere questa cultura della parità e delle pari opportunità. Perchè io tante volte nella mia esperienza, anche a livello parlamentare, a livello delle istituzioni, ho avuto a che fare con delle donne arrivate lì dopo aver superato tante difficoltà ma che, a quel punto, si sentivano in un certo qual modo delle privilegiate e forse non si davano così tanto da fare per creare delle condizioni per le altre donne per trovarsi e per raggiungere quelle posizioni apicali. L’ho provato nel mondo della politica e forse è così anche nel mondo delle aziende dove abbiamo ancora pochi posti di leadership. Allora io vorrei citare una scrittrice: Jane Austen, la quale diceva che l’ascensore sociale dovrebbe sempre tornare su e che, quindi, le donne questo ascensore lo dovrebbero far salire per le altre donne. L’impresa femminile, le donne protagoniste sono fondamentali. Io vorrei fare un appello a tutte le donne qui presenti, al Presidente Baccini in modo particolare, di far sentire la nostra voce, che una parte delle risorse del Recovery Fund vadano anche all’imprenditoria femminile, queste sono azioni concrete!”.

Rosaria Mustari

Avvocato e membro del Consiglio di Amministrazione dell’Ente Nazionale per il Microcredito. Laureata con lode in diritto civile, è abilitata al patrocinio davanti alle giurisdizioni superiori e ha maturato ampia esperienza con la P.A., anche in materia di arbitrati e di relazioni istituzionali. Presidente di Tribunale Federale e Giudice d’appello in Federazioni Sportive nazionali (COnI). Consigliera componente del Comitato Nazionale di Parità e Pari Opportunità presso il Ministero del Lavoro dal 2010 al 2014, ha competenze specialistiche in materie di lavoro e politiche di genere, con particolare riguardo alle azioni positive di cui alla legge 125/91 e ai relativi finanziamenti.

“Mi sono soffermata sulla disamina degli strumenti che la normativa italiana pone a disposizione delle donne, o meglio della realizzazione delle pari opportunità. A mio avviso, ve n’è uno in particolare su cui mi concentrerò che secondo me è il più efficace, ovvero quello riguardante le azioni positive. Verificare quali siano le cointeressenze, le correlazioni tra le azioni positive e microcredito e poi arrivare alle prospettive, quali sono le prospettive cosa possiamo fare cosa dovremmo fare a mio avviso. Dunque partiamo dalle azioni positive, che sono uno strumento introdotto nella nostra legislazione dalla legge 125 del 1991. Sostanzialmente, si va a realizzare l’introduzione di uno strumento per la realizzazione della effettiva uguaglianza tra lavoratori e lavoratrici, prima della legge del 1991 esisteva semplicemente una normativa rivolta all’attuazione e alla realizzazione dell’uguaglianza formale. Quindi parità di trattamento tra lavoratori e lavoratrici, che si concretizzava sostanzialmente in un divieto di discriminazione per tutto ciò che attiene al rapporto di lavoro, dall’accesso al lavoro, al trattamento retributivo quindi eguale retribuzione ai trattamenti previdenziali, ai trattamenti pensionistici, la attribuzione delle qualifiche, delle mansioni, eguaglianza formale. La normativa è contenuta nella legge 903 del 1977 normativa che si è rivelata ben presto insufficiente. Non basta dire che uomini e donne siano uguali se di fatto non è così, sul mercato del lavoro questa normativa non ha prodotto un miglioramento della posizione delle lavoratrici, ne ha incrementato la presenza delle donne nel mondo del lavoro. Per cui il legislatore del ‘91 si è posto il problema di introdurre delle misure di favore che andassero a colmare questo divario e quindi a porre le donne nella stessa condizione degli uomini. Non ci dimentichiamo che l’universo femminile parte svantaggiato e quindi era necessario uno strumento che realizzasse l’uguaglianza sostanziale: questo strumento è costituito appunto dalle azioni positive. Che cosa sono le azioni positive? Le azioni positive hanno un’ascendenza anglosassone, o meglio statunitense. Nascono nella legislazione statunitense nel momento in cui le politiche governative si pongono l’obiettivo di arginare di compiere un freno ai fenomeni di discriminazione razziale, le così dette ‘affirmative action’. Il legislatore americano progressivamente allarga la prospettiva e arriva a considerare ad utilizzare le azioni positive le ‘affirmative action’ anche per contrastare tutto ciò che è discriminazione che sia legata alle origini nazionali alla confessione religiosa e anche al sesso. In Europa, le azioni positive arrivano nel 1984 con una raccomandazione del consiglio rivolta agli stati membri affinché appunto introducano nelle legislazioni strumenti finalizzati a rimuovere gli ostacoli alla piena partecipazione delle donne alla vita lavorativa. In Italia arrivano nel 1991 e come dice la nostra cara amica Alessandra Necci, la storia parla, è un percorso lentissimo poiché il legislatore italiano aveva già gli strumenti per introdurre le azioni positive senza il bisogno del pungolo comunitario dal momento che disponeva dell’articolo 3 della costituzione che tutti conosciamo. L’articolo 3 al primo comma stabilisce l’uguaglianza sostanziale tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge al secondo comma specifica, è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli alla piena ed effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica economica e sociale del Paese. Ora questa norma non è un’affermazione di principio, ma è una norma precettiva è un imperativo categorico per il legislatore. Il legislatore deve intervenire per rimuovere gli ostacoli, la vita lavorativa è costellata di ostacoli, quindi ecco perché era necessario l’intervento volto ad introdurre le azioni positive. L’articolo 3 ci dice che situazioni eguali vanno disciplinate con un trattamento normativo eguale. Situazioni diverse devono essere disciplinate in maniera diversa. Quindi con le azioni positive che cosa fa il legislatore? Introduce una disparità di trattamento normativo, per curare una disparità di fatto. Per rendere più agevole la comprensione si tratta dell’eccezione alla regola, si tratta di misure ad hoc per determinati soggetti, quindi speciali non generali ma riferite a contesti determinati quindi nel nostro caso alle lavoratrici, temporanee perché la loro ratio viene meno nel momento in cui viene meno la situazione di disparità da cui hanno avuto origine. Il legislatore del ‘91 devo dire è arrivato tardi però ha scritto norme efficaci a mio avviso. Perché innanzitutto non ha fornito una definizione vincolante, ha semplicemente indicato le finalità quindi non ci ha detto qual’è lo strumento ma ci ha detto qual’è il fine, che è appunto la realizzazione dell’uguaglianza sostanziale. In questo modo non ha tipizzato le azioni positive ma ha lasciato che esse si configurassero come una categoria aperta, ha lasciato spazio alle formulazioni alle tipologie di intervento più varie, più idonee e più adeguate rispetto ad una realtà di fatto quale quella del mondo del lavoro che muta continuamente”.

Alessandra Necci

Presidente del Comitato Etico, Cultura e Parità di Genere dell’Ente Nazionale per il Microcredito. Avvocato e Professore presso l’Università Luiss Guido Carli. Scrittore storico. Laureata in Giurisprudenza alla Sapienza di Roma, si è specializzata alla facoltà di Sciences Politiques a Parigi.

“Stavo riflettendo mentre ascoltavo Mario Baccini e Riccardo Graziano. Pensavo alle valutazioni che, nel passato, anche recente, sono state come quelle di tutti noi completamente spazzate via da questi tempi in cui viviamo. Nessuno avrebbe potuto immaginare un anno fa di quest’epoca che ci apprestavamo ad attraversare una stagione così straordinariamente difficile. Stagione nella quale sembra che tutti i punti di riferimento siano andati persi o comunque che si siano completamente invertiti. Mi viene da dire che la legge del caos che è quella più propria all’Oriente ha completamente sommerso i principi illuministi e ancora prima umanisti, greci e romani di cui noi siamo imbevuti. Questo è un fatto abbastanza sconvolgente che mi porta non dico a ripensare ma certamente a fare delle valutazioni un pò diverse. In dieci mesi è cambiato tutto, si sono compiuti dei passi avanti indietro come se fossero passati 20 anni. E questo è un primo tema: perché senza il passato non si capisce il presente e non si costruisce il futuro. Io credo che mai come adesso uno strumento come il microcredito con la sua componente etica oltre che finanziaria e progettuale sia indispensabile. Perchè? Perché il futuro richiede capacità di visione e di progetto. L’Italia spesso ha smarrito tali abilità e tante volte con il Presidente Baccini e con l’Avvocato Graziano, in questi 20 anni e oltre di amicizia e di lavoro comune, abbiamo parlato di progetto. Il tema della conoscenza del passato per capire il presente e costruire il futuro non è evitabile, noi viviamo in questa strana società digitale in cui siamo in un eterno presente quest’anno ci ha dimostrato che ciò non è vero. Noi dobbiamo uscire da questo eterno presente in questa strana terra di mezzo in cui siamo per costruire, altrimenti rimarremo in un guado reso ancora più drammatico dai fatti attuali, stare in un eterno presente è come stare in una bolla che non c’è, il microcredito è uno dei pochissimi strumenti oggi che da il senso della costruzione per il futuro e del progetto Paese. Questo è secondo me il primo tema, ma sarò velocissima.. Il valore economico oggi è completamente modificato però non dimentichiamoci, lo diceva prima il Presidente Baccini, che il rischio è che i valori quelli in cui tutti noi siamo cresciuti vengano completamente obnubilati dal valore. Ecco noi con il microcredito e con il comitato etico e dei garanti che mi onoro di presiedere e soprattutto le pari opportunità siamo convinti della necessità di rimettere i valori al centro della scena. Che non significa ipocritamente far finta che il valore non ci sia, io non ho un particolare afflato per il così detto politically correct in nessun senso, neanche in senso femminile. Sono una convinta assertrice del valore del merito, vengo da una storia famigliare molto meritocratica e da una Italia che investiva nei suoi figli migliori, fossero essi di famiglie semplicissime, fossero essi di famiglie più benestanti. Credo che rimettere il valore e il merito al centro della scena sia l’elemento che farà la differenza. L’impegno di tutti noi sul microcredito in questo senso è forte e sarà anche più forte. Noi viviamo in una sorta di nuovo medioevo, siamo qui in questa meravigliosa Loreto dove io sono venuta più volte e sono molto devota a questo bellissimo santuario e tante volte mi è venuto da pensare che noi viviamo e non sono certo la prima a dirlo in un medioevo che non ha neanche più le infrastrutture culturali del medioevo, e cioè i monasteri, in cui come tutti ben sapete, i codici i latini, i greci e tutti i testi si copiavano e si trasmettevano. Allora qui il tema serio, secondo me, è non solo la capacità di conservare ma di trasmettere per le future generazioni ma anche per noi stessi, ecco occorre creare le cosiddette infrastrutture della nuova società. Le infrastrutture materiali che sono le strade le autostrade i porti ma anche quelle immateriali come la cultura che è il cemento il collante che lega tutto, immateriale è il merito, immateriale è il valore e i valori. E quindi io farò e faremo tutto lo sforzo possibile in questo senso perché credo veramente che altrimenti continueremo a stare in una terra di mezzo. Vi ricordate quel vecchio film Blade Runner in cui si diceva d’aver visto cose che noi umani non possiamo nemmeno immaginare? Noi abbiamo visto cose strane in un anno ma a maggior ragione questo mi convince e ci convince della necessità di investire sul merito, sul talento, sulla capacità di andare in profondità delle cose. L’Avvocato Graziano sa che a me piace molto una frase di memorie di Adriano che dice: “Ho costruito biblioteche granai per un inverno dello spirito che da molti indizi io vedo arrivare” ecco io mi auguro e ci auguriamo tutti che insieme con uno strumento e con una leva così forte potremo uscire da questo inverno dello spirito e riportare finalmente alla luce, alla storia, all’attualità, una parabola che io amo molto e che è quella dei talenti, ognuno di noi ha i suoi, i nostri figli, i nostri nipoti, i nostri amici, ognuno ce l’ha, continueremo a costruire nel senso di una valorizzazione profonda del talento, perché nel nostro giudizio è una delle cose che riporterà noi tutti e il nostro Paese in una dimensione che non è più solo presente ma è anche futuro”.

Elisabetta Reggio

Si laurea in Scienze Biologiche convinta di diventare una grande ricercatrice, invece per 18 anni sceglie di girare il mondo lavorando per la Valtur cominciando la carriera da animatrice, proseguendo come prima donna Capo villaggio e concludendola da dirigente. Per questa esperienza la Hoepli le chiese di scrivere un libro: “professione animatore”. È stata direttore Generale delle Terme di Castrocaro. nel frattempo ha scelto di vivere la maternità. Oggi Elisabetta è imprenditrice nel settore cosmetico e dell’integrazione alimentare, Consulente di progetti per start up SPA e Cosmesi, docente di Master TQM per Uniform Group.

“Sono molto contenta di essere qui perché posso raccontare effettivamente la mia storia, che è la storia di tantissime donne che ci sono oggi qui e che spero ascoltino e vedano quello che stiamo facendo. Mi sono laureata in biologia, volevo fare Madame Curie, ovviamente in Italia non mi è stata data la possibilità ed ho virato in maniera esponenziale sul turismo, l’Italia Paese del turismo. Devo dire che mi è andata benissimo, durante l’esame di fisiologia il professore mi disse “Guardi, signora, voi donne sapete gestire organizzare pianificare e motivare, mi spieghi qualcosa di più sulla fisiologia umana”. Ma io questa cosa me la sono portata dentro nel tempo perchè è proprio vero, io nonostante avevo studiato i virus mi sono ritrovata a riuscire a pianificare motivare e gestire persone. Questo per dire che effettivamente siamo multitasking, possiamo farcela, dobbiamo avere le occasioni certamente. Faccio un salto di questa mia vita che però mi piace ricondurre oggi con un titolo “Da Loreto a Loreto dieci anni dopo” perché dovete sapere che non è un caso che io sono qui oggi a dieci anni di distanza. Perché dieci anni fa alla soglia dei 49 anni mi arriva un figlio, l’orgoglio della mia vita. Allora ero una donna ovviamente anzianissima per fare questa cosa e decido pensate di licenziarmi, ero amministratore delegato delle Terme di Castrocaro. Sono stata la prima donna capo villaggio al mondo, quindi insomma una donna che un pò di soddisfazioni se le era tolte e mi sono detta che con il mio curriculum avrei potuto ricominciare. Fu un errore strategico. A 50 anni, con un bambino piccolo, voltare per un pò le spalle al lavoro per fare la mamma è considerata un’attività così incredibile. E, allora, veniamo qua a Loreto per caso, portiamo con noi nostro figlio in questa bellissima basilica, il bambino era appena nato. Ma, incredibilmente, da allora ad oggi sono passata da essere prima una dipendente per quanto voglio dire a certi livelli poi una disoccupata, una donna se volete anche preoccupata di poter ricominciare. Perché le porte mi erano state chiuse tutte a oggi che sono una imprenditrice nel campo del benessere, dell’anti-invecchaimento e della nutrizione. Come ci sono riuscita? Beh, sicuramente perché sono una donna che non si arrende mai, una donna che si è guardata allo specchio e si è detta che non fosse possibile che io riuscissi a rientrare nel mondo del lavoro. Ma, credetemi, se io all’epoca avessi avuto quello che l’ENM oggi predispone per le donne sarebbe stato molto più semplice. Perché io oggi oltre ad essere imprenditrice in questo campo quindi lavorare con tante donne insegno a dei master universitari sul turismo. La mia lezione è proprio quella di creare start-up turistiche nel campo del benessere. E alla fine i miei studenti devono presentare un lavoro e, credetemi, hanno il sole negli occhi, il sogno negli occhi, perché quel progetto l’hanno fatto loro e magari vorrebbero realizzarlo ma non sanno da che parte cominciare. Perché magari sono ragazzi che hanno famiglie molto semplici che non hanno possibilità di investimento. Quindi devo dire che quello che ho imparato oggi che ho sentito oggi per me è veramente importante dal momento che mi ritengo sono una vera portavoce di questo. Perché i ragazzi che si laureano prendono un master, possono avere effettivamente un sogno da poter realizzare grazie a questo che avete costruito. Perché sono esattamente il vostro target, sono giovani che hanno molta inventiva voglia di fare ma non hanno, molte volte, i mezzi. Quindi io voglio concludere dicendo che molte donne sono oggi, come ero io ossia nella situazione di non poter ricominciare come vorrebbero nel campo del lavoro, tanti studenti hanno un sogno ma non riescono a realizzarlo.. Questa piccola assemblea può dare veramente un grande risultato e una grande risposta. Chiudo con quello che ha detto l’Avvocato che mi è piaciuto tantissimo “Microcredito e libertà”. Bravi! Libertà di sognare per tutti!”.

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