SOSTENERE L'IMPRENDITORIA IMMIGRATA: UN PROGETTO DI COLLABORAZIONE TRA L'ENTE NAZIONALE PER IL MICROCREDITO E L'ASSOCIAZIONE REGENERATIONS

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Khalid Chaouki | Membro Commissione Esteri Camera dei Deputati e Presidente di ReGenerations Onlus

Esistono documentati rapporti sul valore economico dell’immigrazione che mettono in risalto come, perfino in tempo di crisi, gli immigrati siano una risorsa per l’Italia e le rimesse e altri aiuti alle famiglie rimaste in patria alleviano la povertà dei paesi di origine. In questo senso gli immigrati possono già, a pieno titolo, essere considerati veri e propri attori di sviluppo.

Basti pensare all’imprenditoria immigrata, che è un fenomeno in costante crescita in Italia: secondo Unioncamere, negli ultimi anni circa 100mila nuove imprese, soprattutto nei settori del commercio e delle costruzioni, sono state istituite da cittadini di origine straniera.

Molti di questi imprenditori sono nati in Africa, in particolare nei Paesi del Maghreb: oltre 67mila titolari di imprese individuali sono cittadini di origine marocchina, circa il 19% del totale delle imprese gestite da immigrati in Italia.

Il lavoro è diventato quindi uno degli strumenti dell’integrazione nel sistema economico e sociale italiano, che permette agli immigrati di dare un contributo alla crescita della nostra economia e al tempo stesso di contribuire allo sviluppo dei loro Paesi d’origine. Il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) ha calcolato che il lusso delle rimesse, ovvero il denaro che i migranti inviano verso i Paesi d’origine, nel 2016 ha toccato i 445 miliardi di dollari, di cui circa 5 miliardi provenienti da persone residenti in Italia.

Occorre tuttavia osservare che esistono ancora molte difficoltà che limitano i benefici potenziali di questo processo. Innanzitutto, spesso gran parte dell’ingente lusso di denaro trasferito non viene reinvestito efficacemente per promuovere la crescita economica delle comunità che vivono in contesti di povertà, a causa di difficoltà sistemiche presenti soprattutto in molti paesi africani; mancanza di competitività nel settore della gestione dei lussi di denaro, arretratezza tecnologica, assenza di informazione sui prodotti finanziari collegati al godimento delle rimesse, fanno sì che non si inneschi un processo virtuoso di sviluppo soprattutto nelle comunità rurali più remote.

Ma le difficoltà non riguardano solo i trasferimenti di denaro: per molti imprenditori immigrati risulta infatti ancora complicato poter accedere al credito per finanziare o ingrandire attività produttive in Italia, poiché le loro imprese vengono considerate strutturalmente più deboli e con minori garanzie.

Proprio per affrontare queste questioni così delicate ed attuali, è stato ideato un progetto di collaborazione tra l’Ente Nazionale per il Microcredito (ENM) e ReGenerations, un’associazione che ha tra i suoi obiettivi la realizzazione di programmi di solidarietà, di cooperazione interculturale e di imprenditoria sociale, volti a promuovere l’economia della condivisione.

L’accordo tra l’ENM e ReGenerations, che verrà firmato nelle prossime settimane durante un evento pubblico di presentazione del progetto, prevede la nascita di una collaborazione mirata a favorire il sostegno economico, finanziario e di tutoring sia a microimprese gestite da immigrati residenti nel nostro Paese che ad attività imprenditoriali da avviare fuori dall’Italia e nei Paesi di origine.

L’assunto di base è che sostenere l’imprenditoria immigrata significa sostenere una strategia triple win: fattore di sviluppo per i Paesi di origine, quelli di destinazione e per l’imprenditore stesso.

L’accordo si propone di favorire l’accesso al microcredito ai cittadini immigrati residenti nel nostro Paese che, utilizzando i modelli di supporto e tutoring messi a punto dall’ENM e già operativi a livello nazionale, possono usufruire di servizi di formazione, assistenza tecnica e monitoraggio nello sviluppo della loro attività imprenditoriale in Italia.

Parallelamente, si prevede anche di supportare la realizzazione di progetti specifici di ritorno assistito per i migranti residenti in Italia che desiderano, in modo volontario e spontaneo, ritornare nel proprio Paese d´origine per avviare una nuova attività imprenditoriale come raccontano già diverse esperienze di migrazione circolare.

Una parte specifica dell’accordo prevede poi di portare avanti diverse attività direttamente in alcuni Paesi in via di sviluppo. Saranno sostenuti imprenditori, soprattutto giovani, che intendono avviare iniziative di piccola e micro impresa e di lavoro autonomo. Questi potranno usufruire di corsi di formazione e assistenza durante la fase di ideazione e di progetti d’impresa e servizi di monitoraggio e tutoraggio nella fase di startup delle loro attività grazie al protagonismo diretto delle seconde generazioni figli di due culture e perfettamente padroni di competenze linguistiche e tecniche legate ai due Paesi su cui si intende agire.

Per perseguire questi obiettivi, si prevede di costruire una rete di tutor in grado di offrire consulenza in campo finanziario con programmi di educazione economica e piani di risparmio sia in Italia che nei Paesi in via di sviluppo, finalizzati ad uno sfruttamento più efficiente delle rimesse.

Inizialmente il progetto si svolgerà in collaborazione con il Marocco, tramite un accordo con il Ministero incaricato dei Marocchini Residenti all’Estero e degli Affari Migratori, ma è previsto anche un coinvolgimento futuro di altri Paesi in via di sviluppo.

La collaborazione tra ENM e ReGenerations ha dunque lo scopo da una parte di migliorare l’integrazione e l’inclusione degli imprenditori immigrati in Italia, dall’altra di contribuire alla crescita dei Paesi in via di sviluppo, sostenendo gli imprenditori della diaspora che vogliono dare un contributo al proprio Paese d’origine.

Si attuerebbe così una strategia di cooperazione internazionale tesa a valorizzare il ruolo dei migranti come attori della crescita economica, sociale e culturale dei Paesi di origine e destinazione, attribuendo loro una funzione di ponte per il trasferimento di competenze, conoscenze, capacità professionali e finanziarie.

L’accordo si connette dunque in modo diretto alla complessità dei temi oggi in campo della povertà, della giustizia, dei conflitti e della governance globale, uscendo però dal livello del dibattito teorico e cercando di definire azioni concrete per poterli governare.

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