L'Arma a servizio dei cittadini del Mondo
Intervista al Comandante dei Carabinieri Teo Luzi
Emma Evangelista
L’Arma dei Carabinieri opera sul territorio nazionale per la sicurezza e il supporto della cittadinanza. Allo stesso tempo l’azione eseguita durante il periodo della pandemia ha sostenuto i cittadini in un’attività di sostegno ma anche prevenzione della criminalità. All’interno di questo perimetro di risorse e attività i Carabinieri sostengono tutte le operazioni utili agli obiettivi dell’agenda 2030 tra cui il sostegno alla popolazione, ai migranti e all’impiego delle risorse del PNRR per sostenere il Sistema Paese. Microfinanza ha approfondito i temi con il comandante Generale dell’Arma, il Generale Teo Luzi.
L’Arma durante la pandemia ha dimostrato tutta la sua vicinanza alla popolazione, così come continua a fare con i controlli. Quanto ha inciso questa emergenza sulle attività e quali le figure più coinvolte?
Alle incertezze e alla paura diffusa del Covid 19, i Carabinieri hanno risposto in quel modo semplice e diretto che è nel nostro DNA: siamo stati presenti, non abbiamo chiuso nessuna delle nostre 4.600 Stazioni, nelle città, come nei borghi più lontani o sulle piccole isole minori. E questo – mi permetta di sottolinearlo – con un’adesione spontanea e convinta dei nostri militari, tutti perfettamente consapevoli dei rischi della situazione, ma anche compresi nei propri doveri, affinché nessun cittadino si sentisse abbandonato. Tutto questo ha avuto un costo naturalmente: ricordo gli oltre 14.000 militari contagiati dall’inizio della pandemia e i 33 militari deceduti.
#possiamoaiutarvi è l’hashtag scelto per i social dell’Arma, quanto è utile il supporto attraverso i nuovi media?
L’hashtag sintetizza quanto ci rappresenta maggiormente. Due sole parole che trasmettono pienamente il ruolo della nostra Istituzione: promuovere il bene comune dei cittadini. In questa difficile e delicata missione i “social” sono degli alleati formidabili. Anzitutto, perché ci permettono di raggiungere con immediatezza migliaia di persone e, tra queste, i “nativi digitali”, ormai lontani dai tradizionali mezzi di comunicazione. Insomma, grazie alle piattaforme, possiamo replicare nel “virtuale” quella vicinanza ai cittadini, che ci distingue nel “reale”. Per questo, nei programmi di formazione dei Carabinieri dedichiamo molta attenzione all’uso consapevole dei social, anche per contrastare “fake news” e strumentalizzazioni, in grado di minare la fiducia dei cittadini verso le Istituzioni.
All’alba del terzo millennio qual è il ruolo del carabiniere? Quanto conta la presenza sul territorio?
Siamo letteralmente immersi in un ecosistema digitale e tuttavia, quando si parla di sicurezza, nulla può surrogare la presenza fisica di chi può accogliere, ascoltare, comprendere e agire. Direi che questa è la sintesi della sfida che abbiamo già intrapreso per il futuro. Il Carabiniere è e sarà sostenuto da tecnologie di avanguardia, investigative e comunicative, ma non possiamo rinunciare alla vocazione territoriale dell’Arma che, facendo squadra con le altre Forze di polizia, è una caratteristica del nostro sistema della sicurezza pubblica. Insomma: Carabiniere 4.0 certo, ma fiamma e bandoliera continueranno a rappresentare lo Stato per le strade del nostro Paese.
Cyber security e corpi speciali, quali le azioni più significative su cui lo Stato deve puntare per il contrasto alla criminalità?
Nel mondo dominato dall’informazione la nostra identità reale si trasforma in una sequenza alfanumerica che naviga, esposta a una pletora di criminali pronti letteralmente a mettersi nei panni di aziende e persone per commettere operazioni sofisticate e truffe difficili da localizzare e intercettare. Conseguentemente, abbiamo moltiplicato i nostri sforzi per garantire i cittadini anche negli angoli più remoti del web e del “dark web”. Dal 2015 abbiamo una rete dedicata, costituita dal Reparto Indagini Telematiche del ROS, riferimento tecnico-operativo per tutti i Reparti a livello nazionale e oltre 400 militari in servizio nei Nuclei investigativi sul territorio. Un’organizzazione complessa, impegnata in vere e proprie forme di web patrolling, da cui scaturiscono importanti indagini informatiche. I soli militari del Comando Carabinieri per la Tutela della Salute hanno individuato e oscurato oltre 300 siti web che vendevano falsi vaccini e farmaci contro il Covid. Il 4 ottobre abbiamo attivato una Sezione “Criptovalute” nell’ambito del Comando Carabinieri Antifalsificazione monetaria per intercettare i profitti criminali che attraversano la rete.
Carabinieri nel mondo, una rappresentanza di uomini e donne apprezzate e selezionate che con il centro di eccellenza NATO in Italia divengono una priorità del Paese e strumento anche utile alla Difesa comune europea?
Il Carabiniere, nella sua duplice anima di operatore di polizia e militare, è molto apprezzato all’estero. La naturale propensione alla prossimità alle popolazioni, l’hanno reso un modello anche presso le Forze di sicurezza di Paesi in via di sviluppo. I Carabinieri da anni si occupano di formazione in numerosi Stati: dal Senegal, alla Palestina, dal Niger al Rwanda. Chiamiamo questa attività stability policing ovvero polizia di stabilizzazione, utile alla maturazione delle Istituzioni locali, secondo standard internazionali pienamente rispettosi dei diritti umani e dell’ambiente. Proprio riconoscendo questo peculiare impegno, la NATO ha affidato all’Arma la conduzione del suo Centro di eccellenza per lo Stability policing, l’SPO COE, che ha sede in Vicenza. Certamente l’affermazione di questa funzione può offrire un valore aggiunto anche all’obiettivo della Difesa comune europea. Lo affermiamo insieme ai nostri partner privilegiati: la Gendarmeria Nazionale Francese e la Guardia Civil Spagnola, istituzioni con le quali condividiamo molti aspetti.
PNRR e interventi per la transizione ecologica, le infrastrutture sul territorio e il contrasto alla criminalità, un tesoretto che l’Arma dovrà gestire. Quali le azioni già in programma?
Siamo pronti, insieme alle altre Forze di polizia, a difendere il “debito buono” degli italiani dalle mire di una criminalità organizzata certamente interessata a intercettare gli investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). A livello centrale, partecipiamo ai lavori dell’Organismo permanente di monitoraggio e analisi, istituito presso la Direzione Centrale della Polizia Criminale, nel cui ambito le Forze di polizia si confrontano sulle risultanze operative. Contestualmente, sul territorio, nell’ambito dei Comitati Provinciali per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, sosteniamo l’azione dei Prefetti, sollecitati dal Ministro dell’Interno a dare il massimo impulso alle attività di ascolto e di confronto con i rappresentati territoriali delle categorie produttive, delle parti sociali e del sistema finanziario e creditizio. Svolgiamo, infine, un ruolo privilegiato nel settore della transizione ecologica, cui sono stati destinati ben 69 miliardi di euro del Piano. L’Arma dei Carabinieri, infatti, grazie alla sua componente forestale è la polizia ambientale del Paese, un unicum in Europa. Uno dei maggiori sforzi sarà dedicato a evitare che criminalità, di qualsiasi tipo, possano in qualche modo intercettare e deviare questo “tesoretto” destinato alla “rivoluzione verde” del Paese.
Immigrazione regolare, controlli e operazioni di polizia internazionale, i carabinieri sono sempre in prima linea nel contrasto alla criminalità organizzata. Con i nuovi flussi cosa è cambiato in termini di interventi sulla criminalità?
A fronte di un sistema criminale che guarda con visione globale ai propri interessi, nessun Paese può credere di poter perimetrare le azioni di contrasto ai confini nazionali. L’Arma sostiene attivamente la cooperazione operativa di polizia, aderendo agli strumenti sempre più efficaci che si sviluppano. Prendiamo parte alle squadre operative comuni, in grado di svolgere attività d’indagine simultaneamente nei diversi Stati dell’UE. Abbiamo aderito con convinzione alla nuova architettura inquirente dello European Public Prosecutor Office (EPPO), competente a perseguire i reati in danno del bilancio dell’Unione, avendo già costituito unità investigative dedicate presso i sette distretti dove operano i Procuratori Europei Delegati.
“I pubblici impiegati sono al servizio della Nazione”. (Art. 98 Costituzione italiana), cosa significa per Lei?
Racchiude tutto il senso della nostra professione. È la frase che ho scelto come punto di riferimento già dal discorso del mio insediamento all’inizio dell’anno. Ogni public servant deve avere ben presente il suo obiettivo: il bene comune dei cittadini. E questo vale infinitamente di più per noi che abbiamo prestato un giuramento e indossiamo l’uniforme. L’Arma dei Carabinieri, nei suoi 207 anni di vita e in tutti gli ambiti del suo servizio istituzionale, non esiste per nessun altro motivo che quello di essere all’esclusivo servizio dei cittadini.
Il carabiniere è una professione o una missione?
È un “servizio”: un’attività davvero nobile da rendere ai cittadini, con tanta responsabilità. Il Carabiniere che lascia casa per iniziare le proprie attività non dice ai suoi figli “vado al lavoro”, dice “vado in servizio”. E questo, non è solo un modo di dire, perché trova concretezza in tanti gesti quotidiani di disponibilità e di sacrificio e, fuori da ogni retorica. I Carabinieri che per mesi hanno portato generi alimentari e medicine a un paesello di venti anime rimasto isolato per il blocco di una funivia, hanno svolto il loro servizio. E non ci ha pensato un attimo il Brigadiere Sabbatino che a Torino è intervenuto in una farmacia, dove si trovava occasionalmente, affrontando due rapinatori armati e venendo accoltellato.
Il microcredito è uno strumento finanziario di cui lo Stato italiano si serve per sostenere la lotta alla povertà e all’esclusione sociale e finanziaria, aiutando il beneficiario “non bancabile” a poter realizzare una propria attività d’impresa o a disporre di un prestito sociale. Questo favorisce da un lato l’economia del territorio e del Paese e dall’altro essere, a buon diritto, una soluzione contro l’usura e il racket. A suo avviso gli strumenti micro finanziari possono essere un valido sostegno anche per l’integrazione dei migranti regolari?
Tutte le iniziative finanziare legali, che riescono a evitare che cittadini in difficoltà - indipendentemente dalla loro nazionalità - cadano nella trappola dell’usura e del racket, sono preziosi alleati a disposizione dello Stato. L’integrazione, nel suo complesso, passa in buona parte anche da una realizzazione lavorativa e quindi anche economica. In definitiva, una persona integrata è generalmente più propensa alla legalità e al rispetto delle regole, e ha maggiori possibilità di essere un buon cittadino.
Si potrebbe ipotizzare un’azione congiunta dell’Arma e dell’Ente Nazionale per il microcredito per promuovere un programma di sostegno al Paese in termini di Educazione alla legalità e all’attività di impresa?
L’Arma dei Carabinieri e l’Ente Nazionale per il Microcredito hanno tanti valori comuni, tra cui sicuramente l’attenzione per i cittadini e per la legalità. L’iniziativa dei singoli e lo spirito imprenditoriale hanno assonanze con l’impegno e la dedizione che sono i valori fondanti per i nostri Carabinieri. Un percorso comune di educazione alla legalità e all’attività di impresa potrebbe rappresentare un virtuoso esempio di osmosi di informazioni e professionalità. Senza sottacere che la capillare distribuzione dei Reparti Carabinieri rappresenta un valore aggiunto per il contrasto delle condotte usurarie, la cui denuncia, sempre molto difficile da raccogliere, può essere favorita dal rapporto di fiducia che si instaura tra le comunità e i Comandanti di Stazione.