Prefettura: porta per l'integrazione dei migranti regolari.
Intervista Al Prefetto Di Roma Matteo Piantedosi
Emma Evangelista
Nel mese di dicembre 2021 grazie alla Prefettura di Roma è stato inaugurato un progetto per l’integrazione dei migranti regolari. Il progetto, denominato SIMPIL si traduce nella creazione di uno sportello digitale in cui i soggetti, con regolare permesso di soggiorno, possono accedere in via telematica e autonoma ad una profilazione e alla successiva formazione finanziaria specifica che alla fine del percorso, può condurre il soggetto al tutoraggio per l’avvio di un’impresa attraverso gli strumenti propri del microcredito. Un’azione innovativa che deve la sua operatività al volere del Prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, che grazie alla sua lunga esperienza nelle più importanti sedi istituzionali ha maturato una particolare attenzione e sensibilità ai problemi dell’integrazione.
Microfinanza ha affrontato con il Prefetto Piantedosi alcuni temi sensibili sul problema dei flussi e delle attività dei migranti nella Capitale.
Roma, metropoli multietnica. In questo momento storico post pandemico, quali sono le attività che la Prefettura è chiamata a realizzare in relazione ai flussi migratori?
Le Prefetture sono, ormai da tempo, impegnate nella gestione dei flussi migratori. Si tratta di un fenomeno che ciclicamente si è contratto e riespanso per una pluralità di ragioni, ma che sembra avere caratteristiche strutturali. Le competenze della Prefettura in questa materia integrano un sistema consolidato sul quale la pandemia, emergenza globale, ha prodotto conseguenze nella misura in cui ha inciso sulla società nel suo complesso. Per quanto riguarda la Prefettura di Roma, a legislazione invariata, si è ricorso a strumenti innovativi, quali quelli forniti dalla progettazione europea, per contribuire a mitigare gli effetti della crisi economica che ha colpito anche gli stranieri regolarmente soggiornanti sul territorio. Sto evidentemente facendo riferimento al progetto SIMPIL, di cui la Prefettura è capofila in partnership con l’Ente Nazionale per il Microcredito.
Integrazione e multiculturalità: come cambia il volto della Prefettura con le progettualità europee a sostegno dell’occupazione? Cosa si aspetta dalla attuazione del progetto SIMPIL?
La progettazione europea è una formidabile risorsa per le Pubbliche Amministrazioni. Non solo perché immette risorse economiche a vantaggio dei territori, ma anche perché introduce una modalità di lavoro per obiettivi che spesso si rivela più snella e rapida per il raggiungimento di risultati concreti.
Un progetto che istituisce uno Sportello per orientare gli stranieri regolarmente soggiornanti all’imprenditorialità e al lavoro autonomo contribuisce indubbiamente ad innescare un circuito virtuoso che, attraverso l’accesso delle persone al mercato, di fatto contribuisce al loro inserimento sociale. Per questa ragione, nonostante il progetto sia ancora in una fase di avvio, ritengo che possa già essere considerato una buona prassi da replicare anche in altri contesti territoriali.
I fondi del PNRR saranno utili al supporto di una nuova Pubblica Amministrazione che, partendo dalle Prefetture e dal territorio, riuscirà a fornire maggior controllo e sicurezza? In quale misura, a suo avviso, e in quali strumenti sarà necessario investire?
Il PNRR è un programma di finanziamenti tra i più importanti nella storia italiana, che consentirà un profondo rinnovamento della Pubblica Amministrazione grazie alla semplificazione dei processi decisionali e alla digitalizzazione dell’attività amministrativa. Sarà dunque necessario investire in una nuova infrastruttura informatica, senza dimenticare che ogni strumento, per quanto aggiornato, non può produrre risultati se non è supportato da risorse umane formate al suo utilizzo. In questo contesto, la funzione di tutela dell’ordine pubblico non fa eccezione. La digitalizzazione dei processi, la cybersecurity sono sicuramente validi strumenti al servizio della sicurezza, ma non si può prescindere dalle tradizionali strategie di controllo del territorio che – non dimentichiamolo – sono tanto più efficaci quanto più sono improntate ad un approccio di prossimità, imprescindibilmente basato sulla conoscenza diretta da parte degli operatori del contesto di riferimento.
Da Bologna a Roma una carriera piena di traguardi. Quale evento nel suo percorso le ha regalato il maggior bagaglio di esperienza, che anche oggi utilizza per rendere efficiente il lavoro di coordinamento?
Chi fa il mio lavoro non può soffermarsi su singoli eventi, questo perché ci confrontiamo con ambiti territoriali che mutano repentinamente e rispetto ai quali siamo continuamente chiamati a rideterminare strategie e azioni. Ci sono sicuramente episodi che serbo nella mia memoria, tuttavia ciò che orienta la mia attività è essenzialmente un metodo, che si basa sull’analisi del contesto e sulla costruzione di una rete istituzionale salda, in grado di corrispondere, in forma integrata e complementare, ai bisogni del territorio.
Cos’è per Lei il microcredito?
La mia visione del microcredito si nutre anche della positiva sperimentazione che a livello internazionale il microcredito ha avuto a partire dalla sua fondazione negli anni ’70 e quindi ci sono grandi aspettative anche in un territorio come il nostro. È un elemento di grande importanza soprattutto in momenti di particolare delicatezza come quella attuale. Insomma poter accedere liberamente agli strumenti finanziari per poter realizzare i propri sogni, per poter concretizzare le proprie idee. Quindi il microcredito ha il grande merito, la grande intuizione di portare la possibilità di utilizzare e di disporre di mezzi finanziari anche a persone che altrimenti non avrebbero accesso ai circuiti ordinari.