INTERVISTA A GIGI DE PALO, PRESIDENTE DELLE ASSOCIAZIONI FAMILIARI

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Alla famiglia è da sempre riconosciuto un ruolo fondamentale per la formazione
della persona sul piano affettivo, relazionale e sociale. Da alcuni anni si è avviato
un dibattito che punta a valorizzare anche il ruolo economico della famiglia, tanto
che è stato coniata l’espressione “famiglia prima impresa”. Secondo lei qual è
l’apporto che la famiglia italiana fornisce oggi alla società quali fattore di sviluppo
economico?
Molti pensano, sbagliando, che la famiglia costituisca un fatto solo privato, oltretutto
in crisi (una sorta di retaggio antico). Al contrario, proprio nei momenti di crisi, risulta
chiaro il rilievo pubblico della famiglia, la quale riveste un ruolo e svolge una funzione
economica, oltreché sociale, al servizio del bene comune.
Nei momenti di crisi, la famiglia rimane pressoché da sola a svolgere servizi per la
persona in settori essenziali come la cura, l’assistenza e l’educazione.
È dunque la vita di tutti i giorni, che ci racconta la realtà: la famiglia è un soggetto
economico oltre che sociale.
D’altronde la stessa parola “economia” richiama la famiglia e la sua gestione (dal greco
nomos significa gestione, oikia vuol dire casa, famiglia). Ma non solo, se un’impresa
è tale perché produce beni e servizi con professionalità, organizzazione e prudenza
economica, tutti comprendono che la famiglia vive tutto questo, ed è per questo che la
famiglia è la prima impresa, la proto-impresa.


La società moderna sembra ridurre la famiglia ad un aggregato di individui, più o meno
casuale, senza valorizzarla come soggetto unitario. Ne sono prova anche le politiche
di sostegno familiare che, oltre a non affrontare il problema in modo sistematico e
a lungo termine, si sostanziano fondamentalmente in interventi diretti ai singoli
componenti il nucleo familiare, in termini di trasferimenti monetari, di detrazioni
fiscali o di servizi. Ritiene che siano maturi i tempi per riconoscere alla famiglia una
vera e propria “soggettività giuridica” e che tale riconoscimento potrebbe portare
ad una maggiore efficacia delle politiche familiari e ad una maggiore valorizzazione
del ruolo economico delle famiglie?
Ancora una volta è la vita che ci racconta la realtà: la famiglia è un soggetto affidabile
aperto alla vita – vita che tutela in tutti i suoi momenti, dalla nascita fino alla morte.
Ebbene, come si vede, la famiglia è nei fatti un soggetto unitario che, pur riconoscendo
l’individualità dei suoi membri, indirizza gli sforzi di tutti per realizzare un obiettivo
comune: la realizzazione materiale e spirituale dei suoi membri.

Il fatto che oggi ancora si discute se la famiglia è, o meno, un soggetto giuridico,
dimostra l’arretratezza del nostro ordinamento giuridico positivo rispetto a una realtà
sotto gli occhi di tutti.
Se spostiamo poi l’attenzione sull’ordinamento tributario, la situazione è addirittura
paradossale: la famiglia non esiste.
Ma non solo, ben più grave è che l’ordinamento tributario non riconosce in modo serio
e sistematico la responsabilità e il ruolo che la famiglia svolge nel concorso alle spese
pubbliche. In altre parole, non è riconosciuto un altro fatto evidente: la famiglia con la
sua attività è una risorsa per le finanze pubbliche che risparmiano denaro grazie alla
famiglia.
Per questo motivo, nella scorsa conferenza sulla famiglia abbiamo ribadito, noi del
forum delle associazioni famigliari, l’importanza di una fiscalità giusta a favore della
famiglia, che riconosca e dia evidenza alla funzione pubblica della famiglia.
La nostra proposta è chiara: il forum propone il fattore famiglia, ovvero uno strumento
di tassazione che calcola i tributi partendo dal numero dei membri della famiglia.

Ancora in tema di riconoscimento giuridico della famiglia, il Presidente dell’Ente
Nazionale per il Microcredito ha lanciato l’idea della “famiglia impresa sociale”,
pensando all’opportunità che le famiglie, in quanto tali, possano essere titolari di
un conto corrente bancario e di una propria partita Iva e possano essere destinatarie
dirette di un prestito – ad esempio di un microcredito – al fine di fare fronte alle
esigenze di tipo abitativo, scolastico, sanitario oppure connesse all’avvio di
un’attività imprenditoriale o professionale. Pensa che questa strada sia percorribile
e il Forum delle famiglie sarebbe disposto a sostenerla?
La famiglia, come impresa civile e sociale, non rientra a pieno titolo tra i soggetti
di consumo. La famiglia, infatti, investe le sue risorse in beni duraturi: automobili
famigliari, elettrodomestici, formazione e beni immateriali in generale.
Al contrario, il sistema bancario ha orientato spesso la sua offerta di credito sui bisogni
individuali dei suoi membri, inducendoli al consumo.
È arrivato il tempo di orientare invece l’offerta del credito guardando ai bisogni effettivi
delle famiglie, che troppo spesso si sono trovate sole e impreparate dinanzi a contratti
bancari complicati e capestro.
Va ricordato che le famiglie non sono soggetti da spremere; le famiglie sono importanti
per la tenuta del sistema economico perché il risparmio delle famiglie è sempre servito
alle banche a finanziare gli investimenti produttivi.
Pertanto, è essenziale aumentare la capacità di spesa delle famiglie senza pregiudicare
la loro capacità di risparmio. Il microcredito, laddove finalizzato a finanziare gli
investimenti famigliari, aiuta a preservare questo equilibrio.
Pensiamo a un microcredito in cui le banche adeguino i propri servizi ai bisogni delle
famiglie e non viceversa.


L’Ente Nazionale per il Microcredito ha lo scopo di favorire, attraverso strumenti
di microfinanza, l’inclusione sociale e finanziaria degli strati più poveri della
popolazione e, comunque, di tutti quei soggetti che hanno difficoltà ad accedere
al credito bancario per realizzare progetti di vita personale e familiare o progetti
di attività imprenditoriale o professionale. A tal fine, l’Ente opera in sinergia con le istituzioni pubbliche e private ed aggrega tutti i soggetti della società
civile interessati alla realizzazione di progetti inclusivi. Quale potrebbe essere
il contributo del Forum delle famiglie a questa vera e propria rete di protezione
sociale attraverso il microcredito?


Il Forum può svolgere un ruolo centrale in questo processo con la sua rete di associazioni
familiari.
Proprio le associazioni famigliari aiuteranno le famiglie ad assumersi più
consapevolmente la responsabilità dei loro impegni nei confronti delle banche.
Le associazioni famigliari, se adeguatamente formate, possono fungere da filtro tra
banche e famiglie e possono agevolare e velocizzare la formazione di quel rapporto
fiduciario coinvolgendo non la singola famiglia ma la comunità delle famiglie.


Vede la necessità di normative specifiche finalizzate a valorizzare il ruolo economico
e sociale della famiglia?


A mio avviso, se certi processi virtuosi, come il microcredito per gli investimenti
famigliari, iniziano e dimostrano la loro efficacia, l’ordinamento giuridico dovrà
intervenire solo per correggere le contraddizioni e gli abusi.
Detto ciò, non si può pensare alla famiglia solo in termini di emergenza, come se la
famiglia fosse un malato terminale, né si possono esaurire le politiche per la famiglia
all’interno delle politiche sociale. Le politiche famigliari rientrano a pieno titolo anche
nelle politiche economiche.
Pertanto una normativa sarà innovativa ed efficace se sancirà, una volta per tutte, che
la famiglia, come le imprese civili e sociali, è una risorsa sociale ma anche economica
e, come tale, è un soggetto giuridico ed economico che investe le sue risorse per il bene
comune.

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