VIAGGIO AL CONFINE TRA INNOVAZIONE E SOSTENIBILITÀ
VIAGGIO AL CONFINE TRA INNOVAZIONE E SOSTENIBILITÀ
Giovanni Nicola Pes – Vice Segretario Generale Enm
Premessa
Fino a pochi anni or sono, l’innovazione e la sostenibilità erano considerati fenomeni difficilmente conciliabili tra loro, nel timore che molte delle innovazioni tecnologiche introdotte nei processi produttivi potessero determinare un impatto negativo sull’ambiente e sulla salute delle persone. Oggi, al contrario, si sta sempre più diffondendo una nuova cultura dell’innovazione, tesa a sviluppare modelli di business che, oltre a essere innovativi, siano anche sostenibili, tanto da considerare l’innovazione stessa come un elemento determinante per migliorare l’ambiente in cui viviamo e, al contempo, favorire la competitività delle imprese. In altri termini, se fino a qualche anno fa, la sostenibilità era una strategia che interessava principalmente le imprese più strutturate, più virtuose e più innovatrici, oggi è una responsabilità non più opzionale per le grandi come per le micro, piccole e medie imprese. In tal modo, innovazione e sostenibilità sono divenuti gli elementi chiave su cui si gioca la competitività delle imprese. Possiamo definire “innovazione sostenibile” questo nuovo fenomeno che ha rivoluzionato il concetto stesso di sviluppo economico, mettendo in evidenza come la creazione del profitto vada sempre accompagnata dall’eliminazione di ogni impatto negativo che i processi di produzione possono avere sui sistemi ecologici, sulla salute umana e, quindi, sul benessere della collettività.
Per meglio comprendere come il “connubio” tra innovazione e sostenibilità si stia ormai imponendo tanto a livello istituzionale quanto a livello imprenditoriale e culturale, è forse opportuno ripercorrere brevemente il significato intrinseco dei due concetti in esame.
Il concetto di innovazione
In ambito aziendale “innovare” significa introdurre per la prima volta nel sistema economico nuovi prodotti, servizi, processi, modelli di business, o migliorare quelli esistenti. Nell’attuale contesto economico e sociale, l’innovazione è uno dei principali driver di sviluppo territoriale e un fattore determinante per il successo di piccole, medie e grandi imprese, fondamentale per conquistare la leadership di mercato o recuperare una posizione di svantaggio competitivo. L’innovazione può assumere diverse forme e presentarsi durante diverse fasi del ciclo di vita di un’impresa: dalla produzione di beni e servizi fino alla ricerca di nuove fonti di approvvigionamento. Oggi, il concetto di innovazione è strettamente connesso con quello di un sistema economico non più statico (dove le imprese producono gli stessi beni con le stesse tecnologie per gli stessi mercati di sbocco e la concorrenza si svolge essenzialmente sul fronte dei prezzi), ma di un sistema economico dinamico ed evoluto, dove cioè le imprese introducono nuovi prodotti, migliorano quelli esistenti e cercano nuovi mercati e, in tal modo, creano il proprio vantaggio competitivo. In questi ultimi sistemi, la figura dell’imprenditore non corrisponde più solo a chi compie operazioni economiche per lucrarne un profitto, ma a chi si si assume il rischio di porre in essere un atto innovativo.
Oggi si parla molto di disruptive innovation, o innovazione dirompente, indicando con questo termine quelle innovazioni (tecnologiche, di business, di metodo, ecc.) in grado di modificare una realtà consolidata di un mercato o di un modello di business, investendo tutti gli attori presenti sul mercato, dalle imprese ai consumatori. A differenza di altri tipi di innovazione, che tendono a migliorare/modernizzare settori economici già funzionanti, l’innovazione di tipo disruptive determina spesso la creazione di un mercato completamente nuovo e, contemporaneamente, il superamento di mercati che da anni erano visti come dominanti. Inoltre, le imprese disruptive risultano estranee dal mercato che di fatto contribuiscono a far scomparire e imprimono al loro cambiamento una radicalità che va oltre l’innovazione di prodotto e riguarda anche la nascita di nuovi modelli di business. Disrupter per eccellenza sono le startup che, grazie alle loro ridotte dimensioni, alla loro flessibilità organizzativa, alla loro propensione al rischio e alla sperimentazione, sono capaci di conquistare una posizione di mercato che le porta a individuare nuove tendenze e nuove nicchie di mercato, spesso non considerate dalle grandi aziende, fino a creare modelli di business innovativi.
Ciò premesso, non possiamo ignorare che il grande pilastro su cui si poggia oggi il mondo dell’innovazione è quello della digitalizzazione, fenomeno riferito da un lato alla pubblica amministrazione e, dall’altro, al mondo del lavoro, quindi ai professionisti, alle aziende e a interi comparti industriali, agricoli e turistici, che hanno compreso l’importanza di convertirsi al digitale soprattutto a seguito degli aventi pandemici vissuti di recente, eventi che hanno impresso una forte spinta in questa direzione. Secondo gli ”Osservatori Digital Innovation” del Politecnico di Milano, l’innovazione digitale è un fattore essenziale per lo sviluppo del sistema Paese, un percorso disseminato di opportunità crescenti per le imprese che vogliono competere nei comparti in cui operano o portare sul mercato beni e/o servizi in grado di generare una domanda completamente nuova. Per perseguire tali obiettivi, risultano fondamentali non solo le competenze digitali, ma anche i cambiamenti nelle strategie e nell’organizzazione; in sostanza, in questa visione di innovazione digitale, sono centrali sia le tecnologie digitali in quanto tali ma anche, e soprattutto, i business model innovativi che queste abilitano.
Il concetto di sostenibilità
Nella sua prima definizione, risalente alla Conferenza ONU sull’ambiente del 1992, la sostenibilità veniva definita come “la condizione di un modello di sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri”. È evidente in questa prima definizione la prevalenza, nel concetto di sostenibilità, degli aspetti ambientali o ecologici. Oggi, peraltro, il termine sostenibilità è associato, oltre all’aspetto ambientale, anche a quelli economici e sociali. Possiamo, quindi, parlare di tre tipi di sostenibilità: quella ambientale, quella economica e quella sociale.
Intendiamo per sostenibilità ambientale la condizione attraverso la quale il processo di sfruttamento delle risorse naturali, volte allo sviluppo tecnologico o al sostentamento dell’essere umano, ha la possibilità di diventare meno impattante sull’ambiente, in modo da poterlo tramandare anche alle generazioni future. È ormai opinione pressoché unanimemente condivisa che, senza la realizzazione di piani globali di sostenibilità ambientale e senza obiettivi mirati pluriannuali, presto il genere umano dovrà sopportare conseguenze fortemente critiche, quali la desertificazione di vaste aree del pianeta, lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento del livello dei mari e l’innalzamento della temperatura globale. Al fine di contenere tali fenomeni estremi e migliorare la sostenibilità ambientale, è necessario mettere in atto specifiche iniziative, quali lo sviluppo delle aree verdi negli spazi urbani, l’attenzione sempre maggiore alle produzioni industriali, l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile, il riciclo e lo smaltimento corretto dei rifiuti.
Il secondo aspetto della sostenibilità, ovvero la sostenibilità economica, è riferito alla capacità di un sistema economico di assicurare una crescita stabile e continua degli indicatori economici, mantenendo alto, al contempo, il livello di efficienza economica, ovvero l’ottenimento dei massimi risultati con la quantità minima di risorse. In termini pratici, la sostenibilità economica si può definire come il mantenimento di condizioni favorevoli per la crescita economica mediante il corretto sfruttamento delle risorse, in quanto solo in questo modo si possono valorizzare i prodotti e i servizi del territorio, far aumentare il PIL e diminuire la disoccupazione. Per essere sostenibile, un modello economico deve essere in grado di sfruttare le risorse naturali più lentamente di quanto queste impiegano per riprodursi. Inoltre, quando si parla di sostenibilità economica, è importante focalizzarsi anche su variabili esterne quali l’istruzione, la crescita demografica o la ricerca.
Infine, la terza caratteristica della sostenibilità è rappresentata dalla sostenibilità sociale, cioè dalla capacità di mantenere una condizione di benessere distribuita equamente all’interno della società, dove il termine “benessere” include concetti come la sicurezza, la salute, la giustizia e la democrazia. Si tratta, quindi, di quel tipo di sostenibilità finalizzato alla coesione sociale, che consente ai membri di una società di raggiungere obiettivi comuni, in grado di assicurare anche il benessere individuale. Negli ultimi anni, numerose aziende hanno dato sempre più importanza alla sostenibilità sociale, introducendo il Corporate Social Responsibility e avviando progetti di sostenibilità e di welfare aziendale quali, a titolo esemplificativo e non esaustivo, la realizzazione di asili nido aziendali, ovvero una tipologia di welfare che aiuta le famiglie a ridurre i costi e i tempi legati alle dinamiche familiari.
L’innovazione sostenibile
Come si diceva in premessa, la sostenibilità e l’innovazione, che hanno rappresentato per anni concetti sostanzialmente opposti, diventano oggi i fattori strategici su cui si basa la competitività delle imprese, coniugando le esigenze dell’innovazione aziendale con quelle della salvaguardia dell’ambiente e degli ecosistemi naturali, mirando a fornire beni e servizi che garantiscano il raggiungimento di obiettivi di valore sociale come la salute pubblica, l’equità e la giustizia ambientale. L’innovazione sostenibile, o ecocompatibile, è basata su criteri di misurazione delle performance ambientali delle imprese e su una comunicazione più trasparente e risponde a una domanda più evoluta e sofisticata da parte dei consumatori. L’innovazione sostenibile è anche la risposta delle imprese a una domanda di mercato governata da un consumatore medio sempre più attento ai temi della sostenibilità e disposto a pagare di più per l’acquisto di beni, purché ecosostenibili.
L’Associazione italiana delle società per azioni (Assonime) ha analizzato in un proprio studio (“Innovare per la crescita sostenibile: strategie di impresa e politica pubblica”,
Conclusioni
Le imprese possono conciliare sostenibilità, innovazione e redditività cogliendo le opportunità che vengono dalla crescente domanda di prodotti sostenibili da parte delle altre imprese, dei consumatori e delle pubbliche amministrazioni. Orientare l’attività d’impresa alla sostenibilità può comportare anche un migliore accesso alle risorse finanziarie sul mercato. Si è infatti notevolmente sviluppato in questi anni, anche in Italia, l’interesse degli intermediari finanziari e degli investitori per la finanza sostenibile, come nel caso di alcune grandi imprese italiane che hanno già utilizzato con successo lo strumento dei green bonds per raccogliere capitali sul mercato.
In conclusione, va ricordato come i grandi obiettivi della crescita economica, della sostenibilità, dell’innovazione, della digitalizzazione e della coesione sociale e territoriale siano al cuore della strategia europea di sviluppo per i prossimi anni. Questi obiettivi dovranno essere perseguiti con decisione, sia per guidare la ripresa economica, sia per disegnare un modello virtuoso di sviluppo sostenibile per le generazioni future.