IL DIGITALE E' COOPERATIVO E IL MICROCREDITO SI FA DIGITALE
Il Digitale è cooperativo e il Microcredito si fa digitale
Avv. Erminia Mazzoni
Esperto di Diritto dell’UE e di Politiche delle libere Professioni
Il digitale e l’innovazione tecnologica applicata riducono tempi e distanze geografiche, aprono a nuove occasioni e moltiplicano le opportunità, cambiano regole e dimensioni del mercato della produzione e del lavoro e riscrivono i meccanismi della competizione. La transizione in corso con queste coordinate sicuramente modificherà il modo di sentire e di vivere di tante realtà tradizionali che rischiano di veder azzerata la propria specificità. Per governarla e uscirne vincenti è necessario andarle incontro non contrastarla.
Un esempio tra questi è la rete della Microfinanza e, al suo interno, di uno dei suoi motori principali, le Banche di Credito Cooperativo.
Bisogna sfatare il mito della “disumanizzazione” conseguente ai processi di innovazione tecnodigitale. Dematerializzare prodotti e processi non necessariamente significa attaccare la relazione umana e interpersonale.
Le BCC nascono per essere “vicine”, per offrire “ascolto”, per misurare il “valore umano”. Esse sono “locali” e “piccole”, costruiscono la relazione su misura sul singolo cliente e si insinuano nel territorio, laddove le grandi banche non arrivano con sportelli e agenzie perché il rapporto costi/benefici per esse non tiene.
Come si combina tutto questo con l’innovazione digitale che automatizzando elimina il B2B fisico, generalizza la comunicazione, supera i confini materiali e richiede velocità?
Cercando i comuni denominatori. Molti sono infatti i valori che avvicinano questi due mondi.
Il Digitale come la Microfinanza è democratico, inclusivo e non burocratico.
Il digitale come la Microfinanza arriva dove altri non riescono; così come esso raggiunge le periferie del mondo, prima emarginate, allo stesso modo il Microcredito raggiunge micro e piccole imprese, famiglie, giovani ed altri soggetti esclusi dal sistema bancario.
L’esperienza, la competenza e, soprattutto, la sensibilità di chi guida questo delicato momento di passaggio sono gli strumenti necessari ad evitare che la transizione non lasci dietro di sé nessuno e che sia un momento di crescita e sviluppo da agire e non da subire per ciascuno. Lo scambio di idee con il Dr. Amedeo Manzo, Presidente della BCC di Napoli nonché Presidente della Federazione Campana delle Banche di Credito Cooperativo, racconta di un sistema che ha raccolto la sfida e suggerisce sentimenti di fiducia in quello che verrà.
Ai tempi del PNRR, obiettivo primario del Paese è la Missione 1 del piano, “Digitalizzazione e innovazione tecnologica”. Come immagina il nostro Paese nel 2026? Crede che target e milestones siano stati costruiti tenendo conto della condizione di partenza dell’Italia?
Credo che il nostro Paese sia in grande ritardo, un ritardo che dovrà essere velocemente colmato e del quale target e milestones nella costruzione del piano non hanno tenuto conto.
L’economia digitale porta con sé indubbi benefici in termini di sostenibilità economica e sociale. Anche nel settore del credito la digitalizzazione apre un nuovo scenario competitivo di riferimento. La Banca di Credito Cooperativo come partecipa a una simile sfida?
La Bcc di Napoli da tempo si è anticipata svolgendo una serie di innovazioni tecnologiche, sia organizzative che di processo.
La riconfigurazione del sistema e delle procedure quanto impatterà sulla specificità del rapporto con il cliente della Banca del Territorio?
Certamente l’impatto non è marginale, ma la vera sfida sta nel fatto che ogni innovazione dovrà essere funzionale al miglioramento del rapporto con la persona e il cliente, che resta centrale ad ogni processo.
La digitalizzazione e l’innovazione tecnologica miglioreranno tempi di erogazione dei servizi e aumenteranno l’offerta degli stessi anche da parte delle Banche piccole. Quanto e come questo upgrade modificherà la qualità “umana” della relazione con il cliente?
Io credo che siano strumenti importanti proprio per valorizzare il rapporto qualitativo con le persone. Insomma, l’utilizzo della macchina faciliterà il rapporto umano.
Una ricerca sul rapporto tra Digitalizzazione e Invecchiamento dei lavoratori del settore Bancario e Assicurativo (curato da Anpal e pubblicato a Gennaio di quest’anno) ha messo in luce le criticità della trasformazione “intelligente” per questi settori. Qual è l’età anagrafica della BCC di Napoli e quale il rapporto tra nativi digitali e tardivi?
L’età media dei collaboratori di Bcc di Napoli è di circa 40 anni, tra le più basse del sistema. Ciò è frutto di una grande opera di crescita delle risorse umane soprattutto tra i nostri migliori giovani. Tra i software skill naturalmente l’attitudine digitale è condizione importante ma non esclusiva.
A gennaio di quest’anno la BCC di Napoli ha sottoscritto un Protocollo di collaborazione con l’Ente Nazionale per il Microcredito per rafforzare ulteriormente il proprio impegno nell’azione di responsabilità sociale e nella promozione dello sviluppo locale, oltre che nel supporto economico alle “nuove imprese” del territorio. Pensa che la promozione di nuove microimprese possa avvantaggiarsi dalla offerta di strumenti di educazione finanziaria e digitale?
Sicuramente l’educazione finanziaria è un percorso necessario e funzionale alla creazione di una “democrazia di opportunità“ strada obbligata se vogliamo un mondo con minori disuguaglianze.
Il Microcredito, potente strumento di inclusione, può essere un vettore della sostenibilità sociale da economia digitale?
Certamente il Microcredito può essere un acceleratore importante in un processo di sostenibilità sociale a cui la digitalizzazione può dare una grande opportunità.