Migranti, accoglienza e lavoro
Migranti, Accoglienza E Lavoro
Emma Evangelista
Direttore Microfinanza
Dai tempi delle repubbliche marinare, dalla via delle indie a quella della seta dalle rotte commerciali alla colonizzazione del nuovo mondo, gli italiani sono emigrati per avere nuove opportunità, per espandere le proprie imprese o semplicemente per trovare lavoro. Con la globalizzazione e l’avvento del villaggio globale digitalizzato, le nuove modalità di viaggio e trasporto le frontiere si sono espanse a dismisura e le possibilità moltiplicate, questo ha reso sempre più necessario che l’individuo debba ricevere una educazione finanziaria che lo renda operativo per essere pienamente integrato nel tessuto economico che parte dal locale per diventare globale e internazionale.
Uno degli obiettivi dell’Agenda 2030 è proprio quello della formazione economica per riempire il divario generazionale e occupazionale che si è amplificato con la disruption digitale del terzo millennio e con l’avvento della pandemia da Covid che ha reso necessarie, se non indispensabili, l’affinamento delle capacità di digitalizzazione. Se gli italiani sono migranti ad alta funzionalità nei Paesi a più alta intensità finanziaria e figurale come Europa del nord, Gran Bretagna e Stati Uniti, non bisogna dimenticare che il nostro Paese è porta privilegiata per l’immigrazione dal bacino del Mediterraneo e dal Medio Oriente in un flusso di sbarchi più o meno regolari e arrivi dalle aree extra UE che portano nuova linfa al lavoro regolare nel nostro Paese. Affrontata la questione di sicurezza, già gestita con professionalità e competenza dal Ministero dell’Interno e dalle forze dell’ordine, il tema dell’immigrazione e dell’inclusione dei lavoratori regolari nel tessuto socio economico del Paese diventa azione di primo piano necessaria allo sviluppo Nazionale.
Sicurezza, inclusione e produttività del sistema Paese sono necessariamente connesse all’occupazione di cittadini che vengono da oltre confine. Dall’agricoltura, che si alimenta della forza lavoro stagionale soprattutto nei periodi di raccolta, all’assistenza familiare di collaboratori che sostengono quella rete di servizi sociali privati ad anziani e famiglie, l’Italia dipende per una buona fetta di pil dal lavoro migrante.
Secondo i dati riportati nel Libro Verde per l’immigrazione: la crisi generata dalla pandemia ha dunque avuto l’effetto di rafforzare la vulnerabilità dei migranti, ma anche di rivelarne lo stretto legame con i regimi migratori e i modelli di integrazione che tendono a generare un’immigrazione povera e strutturalmente svantaggiata.1 Si profila, dunque, la necessità di progettare politiche innovative, sostenibili nel lungo periodo, capaci di rispondere anche al fabbisogno di lavoro e allo stesso tempo di garantire i diritti dei lavoratori secondo adeguati standard etici.
Il microcredito, che risponde ai principi di un’economia sociale improntata alla dignità che il lavoro restituisce all’individuo, secondo anche i principi fondamentali della nostra Carta Costituzionale, diventa con i suoi progetti uno strumento fondamentale di integrazione. La paura dell’altro, del migrante, del diverso, devono essere superate dall’accoglienza e dalla educazione al lavoro come strumento di dignità, elevazione sociale e integrazione socio culturale nel tessuto locale per un pieno sviluppo del Sistema Paese.
1 https://www.ismu.org/wp-content/uploads/2021/10/Libro-Verde-migrazioni-economiche_Settore-Economia-e-lavoro.pdf