Microcredito sociale una proposta di equità per riconquistare il presente e salvare il futuro

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Mario Baccini Presidente ENM

La riflessione sugli intrecci tra psicologia ed economia non è certamente nuova, il premio nobel per l’economia Thaler, è forse solo l’ultimo in ordine di tempo ad averne esaltato i legami. Questo è dunque un binomio sul quale è orientata la nostra azione quotidiana sul più ampio tema dell’economia sociale e di mercato. Come Ente Nazionale per il Microcredito la nostra presenza e, oserei dire la nostra stessa essenza, si contemperano nell’inclusività che il microcredito propone, in alternativa all’automatismo del mercato che ha come unico obbiettivo sostanzialmente il profitto, al contrario l’economia sociale e di mercato che ha come obbiettivo la soddisfazione dei bisogni della persona umana. Su questa base si è costruito in Italia un primo esempio anche di economia sociale operativa, ed è così nato l’Ente Nazionale per il Microcredito, con cui abbiamo percorso quell’ultimo miglio, che divide il bisogno dalla sua soddisfazione e abbiamo messo al centro la persona umana come obbiettivo della soddisfazione di bisogni e della realizzazione del benessere che è uno dei pilastri della nostra azione. In questo senso il nostro Paese si è dotato di una legislazione molto avanzata, siamo i primi al mondo ad avere ottenuto la creazione di un Ente pubblico che si occupasse di microfinanza in modo esclusivo e strutturale: un ente pubblico unico, che si occupa soprattutto degli esclusi finanziariamente e socialmente. La mano pubblica interviene laddove il sistema bancario non può intervenire. Negli ultimi tre anni abbiamo realizzato quasi 15000 nuove imprese nate proprio dalla fascia dell’esclusione sociale e finanziaria. Oggi queste attività sono operative, con un effetto leva di 2,43 posti di lavoro per un indotto notevole e un impatto sociale altrettanto significativo sul tessuto economico e di prossimità territoriale in cui sono venute alla luce. Il nostro Paese vive oggi in una democrazia a bassa intensità, l’auspicio è quello di una democrazia ad alta intensità, che propone di realizzarsi su un principio non solo di fiducia ma anche di sussidiarietà. Gli strumenti innovativi come il microcredito meritano un’attenzione particolare in questa ripresa economica. Allo stesso modo esiste un’esigenza inderogabile, da parte del governo, per restituire fiducia a chi vuole fare impresa, ossia la necessità dello snellimento delle procedure e dei tempi biblici che passano dalla decisione politica alla attuazione delle normative di sostegno. La sburocratizzazione è necessaria affinché non si renda superfluo o inefficace l’aiuto proposto dallo Stato. Purtroppo stiamo già raccogliendo i frutti amari di una gestione drammatica delle risorse e di un fermo-macchine che ha ridotto al collasso imprese già provate da una tassazione ingente e dalla mancanza di credito e liquidità. Il punto dirimente tra l’idea e il suo compimento, oggi, si concretizza nell’attuazione dei decreti di normativa secondaria, che purtroppo vengono emanati in notevole ritardo rispetto agli annunci e ai decreti legge. Questa politica evanescente, fatta di messaggi e spot televisivi, purtroppo contribuisce solo ad affogare il Paese nella lacuna burocratica e a far perdere le speranze degli imprenditori nelle maglie di un sistema che non li favorisce. Sarebbe buon costume cercare soluzioni che già contemplino un’attuazione immediata. Mi spiego: invece di emanare un decreto, per poi aspettare tre o quattro mesi che diventi esecutivo grazie alla strutturazione delle norme e delle coperture finanziarie, ingenerando un’attesa elevata che poi si concretizza in modo differente dalla realtà, sarebbe meglio creare tutto il sistema di norme e deregulation e annunciare un possibile sostegno alle imprese completo, che sia immediatamente attuabile. Per essere chiari, ad esempio sono state ottime intuizioni quelle espresse nel Decreto CuraItalia e Liquidità, peccato che a quasi tre mesi di distanza tutte le linee guida per l’attuazione dei provvedimenti non siamo ancora state emanate. L’efficacia di una scelta politica in un determinato contesto storico è riconoscibile solo se alle idee seguono in modo rapido le azioni. Stiamo vivendo in questo momento tutte le difficoltà dell’era tecnologica, senza che su questo ci siano non dico dei limiti ma un coordinamento delle cose, perché la nostra democrazia con l’evento dei social ha creato anche due mondi, un mondo reale e un mondo virtuale e sono convinto che anche dalla scuola si possa e si debba rinascere: se noi non creiamo una nuova fase culturale con dei pilastri ben precisi basati su regole chiare e inclusive di convivenza civile e su come dobbiamo rimettere al centro alcuni valori, sarà difficile guardare l’orizzonte con gli occhi della mia infanzia, dove alcuni cardini ben precisi erano presenti nella nostra mente e hanno permesso di sviluppare, perlomeno in parte, una economia a misura d’uomo come quella microfinanziaria, perché sono molti i prodotti sviluppati in questo ampio raggio d’azione e che si fondano sul principio della fiducia; in Italia, infatti, abbiamo realizzato un microcredito inedito, adatto al mondo ‘occidentale’. Nell’ambito della più ampia fascia della politica economica, quindi dell’economia sociale abbiamo creato un modello. Per focalizzare l’attenzione anche sul concetto di fiducia, che è alla base del rapporto microcreditizio in una logica win-win, possiamo asserire che questo valore è altromodo fondamentale sia nella gestione della pratica verso il beneficiario, sia perché l’azione della garanzia dello Stato dà fiducia al proprio cittadino, garantendo per l’80% il rischio d’impresa. Con l’istituzione di un percorso ad hoc, come quello previsto dall’ENM, poi, è difficile mancare l’obiettivo, grazie ai servizi di accompagnamento, o i cosiddetti servizi ausiliari, ideati per aiutare la persona nel business plan e nella valutazione della sostenibilità del progetto che rendono questa azione mirata e vincente. Sulla fiducia abbiamo costruito un aspetto importante di questo processo economico e sociale ma dobbiamo anche renderci conto, che il microcredito, inteso come possibilità d’accesso ai fondi per creare impresa, deve superare sé stesso per evolversi in microcredito sociale, che si rivolge alle famiglie, che si rivolge alla persona singola, un microcredito per garantire i consumi e su questo abbiamo bisogno di creare dei fondi di garanzia dedicati, che lo Stato in questo momento non garantisce, ma che con azioni di fundraising può essere avviato in via sperimentale. Il microcredito oggi è uno dei pochi strumenti di economia sociale che ci possiamo permettere e che possa dare un rilancio in questo momento. Tutti gli economisti che stanno facendo delle analisi dicono che se saremo fortunati nel 2020 il PIL sarà abbattuto del 10%, però un 5% di effetto rilancio nel 2021 è anche auspicabile. Parte di questo 5% sarà anche grazie all’azione del microcredito. Di questo ne sono sicuro anche per i numeri esponenziali che questo nostro fenomeno economico sta riscuotendo sul mercato. Nell’ambito dei default dei finanziamenti in periodo Covid e anche delle moratorie svolte, il microcredito ha espresso una performance meglio di qualsiasi finanziamento o chirografo ordinario. Anche nel momento peggiore ipotizzabile, lo strumento finanziario del microcredito regge ed è assolutamente il più attuale tra i possibili, ovviamente nell’ambito dei numeri che il microcredito può esprimere, ma già grazie all’azione dell’Ente Nazionale per il Microcredito è stato raddoppiato l’importo massimo finanziabile in attesa dei decreti attuativi, che purtroppo alcune volte tardano ad arrivare, ma lo consideriamo comunque un grande risultato. Per sostenere la ripresa delle attività, così fondamentali per la nostra economia, occorre mettere a disposizione del settore un set di strumenti finanziari che consentano alle imprese di riaccendere i motori e alle famiglie e ai singoli di poter progettare il futuro, anche queste sono espressioni delle possibilità dell’azione microfinanziaria che può guidare la ripresa italiana.

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