Automazione, intelligenza artificiale e lavoro

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Emma Evangelista

Direttore Microfinanza

Il progresso e la tecnica spaventano così come avvenuto nell’era industriale, nell’era della digitalizzazione il dilemma resta sempre lo stesso: l’automazione e l’intelligenza artificiale sostituiranno l’uomo creando disoccupazione? In realtà la digitalizzazione dei processi, l'utilizzo dei nuovi software di intelligenza artificiale e la specializzazione del lavoro potranno creare nuove opportunità con una riconversione delle vecchie professionalità. La scienza e la tecnica procedono a passo spedito e spesso il divario tra l’alfabetizzazione e le nuove opportunità deve essere colmato in termini di rieducazione della popolazione. Il Digital Economy and Society Index (DESI), strumento mediante il quale la Commissione Europea monitora la competitività digitale degli Stati Membri, colloca il nostro Paese agli ultimi posti sul livello complessivo di digitalizzazione del Sistema Paese. L’ultimo rilevamento del 2020 posiziona, infatti, l’Italia al 25° posto su 28, fra gli Stati membri dell’UE, come livello di digitalizzazione nonché per quanto riguarda il livello delle competenze digitali di base e avanzate della popolazione.

In questo scenario diviene fondamentale favorire politiche che promuovano l’inclusione e la diffusione della cultura digitale, così da garantire che il riconoscimento del diritto all’uso delle tecnologie nonché di specifici diritti di cittadinanza digitale, non siano vanificati dalla scarsa alfabetizzazione informatica ancora presente in molte fasce della popolazione. Il tema costituisce un punto centrale nell’attuazione del PNRR, il quale, con uno stanziamento di 250 milioni di euro, mette in campo iniziative di formazione digitale e direttamente funzionali al superamento del digital divide, con l’obiettivo di raggiungere il target previsto dall’Europa, ovvero il 70 % di cittadini digitalmente abili entro il 2026.1

In realtà l'uso delle nuove tecnologie pone quesiti di natura etica che necessariamente devono riconoscere una centralità all'individuo spostando gli equilibri a favore delle decisioni e dell'indirizzo umano in modo che la macchina supporti l’uomo e non viceversa. Nell'attività di formazione la centralità dell'individuo resta imprescindibile. In questa azione si concretizza anche il processo educativo microfinanziario implementato dall'Ente Nazionale per il Microcredito nei suoi modelli economici. In particolare l’interazione tra il beneficiario e il suo tutor nell’azione di realizzazione, pianificazione dell’idea ed accompagnamento all’impresa restano attività demandate al rapporto esclusivamente umano, che rendono il processo vincente grazie proprio alla sensibilità personale e che ad oggi non potremmo mai affidare ad un assistente virtuale. Forse nel futuro queste attività potranno essere demandate sempre sotto il controllo di una mente etica. Comunque la digitalizzazione ha dimostrato, nell'era pandemica, che la riconversione è utile per aggredire mercati diversi: globali e virtuali permettendo un rinnovamento del sistema economico. Se da un lato l’automazione dei processi attraverso l’intelligenza artificiale, l’informatica e la digitalizzazione in genere, sono un sostegno per questo tipo di produttività dall’altro non si può dimenticare che esistono dei rischi maggiori nelle attività virtuali per cui la cybersecurity e il controllo sulla privacy sono attività dovute, iper specializzate, che possono rendere attrattivo il nuovo mercato e allo stesso tempo consentire la sicurezza necessaria nelle transazioni, nelle attività, nella gestione di quello che è il tesoro del III millennio, ossia la raccolta e l’utilizzo dei dati personali. In tal senso la formazione dell’individuo deve orientarsi verso nuove skills che contemplino una educazione all’utilizzo dei nuovi sistemi che possa essere da un lato di tipo economico, dall’altro di tipo etico e insieme sicuramente devono contemplare la necessità di protezione per se stessi, la propria identità, la propria impresa, il sistema. Dunque anche in questo caso abbiamo visto come la tecnologia possa creare nuove specializzazioni e nuove opportunità con nuovi posti di lavoro sempre più specifici, sempre più originali e d’altro canto aprire l’economia a nuovi mercati. La sfida ora e anche nel metaverso e non riguarda solo i giovani della generazione Z ma, in un processo di inclusione necessario e rapido anche tutti i baby-boomer che devono riconvertirsi al digitale per poter usufruire per esempio degli strumenti della pubblica amministrazione, o più semplicemente per ampliare la propria platea di mercato per la piccola impresa.

  1. https://europacentrostudi.org/2022/05/03/digital-divide/
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