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Donne, Microcredito, tutela della Salute. È tempo di un nuovo Welfare
Di Rosaria Mustari – Consigliere di Amministrazione Enm
Il binomio donne-microcredito è un assioma che caratterizza lo strumento microcreditizio ab origine, fin dalle prime sperimentazioni avviate da colui che ne è considerato il fondatore in epoca moderna, Muhammad Yunus1.
Tale intensa connessione trova la propria ratio nell’endemico ruolo subalterno ricoperto nel tessuto socioeconomico dalle donne, tale da giustificare anche, nel nostro sistema, l’introduzione di normative e di misure di favore che, privilegiandole in quanto di fatto svantaggiate, puntino a colmare lo svantaggio di partenza, dando così attuazione all’uguaglianza sostanziale sancita dall’articolo 3 della Costituzione2.
Proprio nelle declinazioni più recenti, il microcredito - che già di per sé, pregno di valenze di promozione dello sviluppo della persona, si colloca pienamente nella prospettiva valoriale espressa dai principi fondamentali della Costituzione - va assumendo da ultimo sempre di più la funzione di strumento di sostegno in favore di donne in condizioni di grave difficoltà, quali le vittime di violenza.
La recente costituzione di un fondo di garanzia per i finanziamenti rivolti a favore di tale categoria, con l’obiettivo di supportare e accompagnare le assistite dei Centri Antiviolenza in un percorso di re-introduzione nella comunità attraverso l’emancipazione economica3 segna un importante conseguimento per la valorizzazione dello strumento microcreditizio nella sua funzione primigenia di supporto delle donne4.
È il “Microcredito di Libertà” 5, e già la denominazione (nomen omen) racchiude la cifra più alta dell’istituto, cogliendone la ratio profonda di strumento di liberazione - dal bisogno, dalla violenza, dall’usura, dalla disoccupazione - e di sviluppo della persona, per come sancito dai principi fondamentali della Costituzione.
L’obiettivo è appunto l’emancipazione finanziaria e sociale di questa gravemente svantaggiata categoria di donne, cui si consente di accedere a finanziamenti in forma di microcredito sociale o imprenditoriale, e di affrancarsi così da situazioni di dipendenza economica che spesso favoriscono uno stato di passiva accettazione degli abusi e delle violenze.
Non soltanto accesso al credito per una categoria cui esso è sovente di fatto pressoché precluso, ma soprattutto una misura che, oltre alla datio in denaro, prevede l’accompagnamento di un tutor, contribuendo così a formare o ad accrescere le capacità e competenze delle “non bancabili”6, principalmente in termini di educazione finanziaria.
Ma non basta.
Invero, residuano plurimi ambiti di grave vulnerabilità per le donne e la duttilità del microcredito si presta a interventi in settori cruciali e pressoché inesplorati.
Proprio di recente, l’analisi svolta dalla meritoria iniziativa “Women for Women”, della giornalista e attivista Donatella Gimigliano, ha rimarcato la gravità dei dati riguardanti la più drammatica tra le patologie femminili, il cancro al seno.
È emerso un profilo di danno finora completamente trascurato, la “tossicità finanziaria”7, che generalmente consegue alla diagnosi di neoplasia della mammella. Si tratta delle ricadute economiche che la patologia e le relative cure determinano sulla paziente, sia in termini oggettivi che soggettivi.
Basti pensare all’elevato costo dei farmaci e delle procedure diagnostiche che, anche in un servizio sanitario pubblico, comporta oneri finanziari sempre maggiori, sia a livello sociale, per l’innalzamento della spesa, sia per la crescente quota di compartecipazione all’assistenza sanitaria da parte degli stessi pazienti.
Una recente disamina dei dati riguardanti le donne con cancro al seno8 mostra che il fenomeno colpisce più duramente i paesi a basso e medio reddito (il 78.8%), ma anche una persona su tre nei paesi ricchi (35%): “in tutto il mondo queste pazienti sono a rischio di tossicità finanziaria”9.
In Italia, i primi studi sul tema - muovendo dallo studio prospettico su un gruppo di donne operate per diagnosi di cancro del seno - riportano “costi in media di oltre 300 euro al mese, con un picco iniziale di oltre 500 euro per i primi 2-3 mesi, quasi 4.000 euro l’anno, cioè quasi il 15% del reddito medio di una famiglia italiana. L’80% dei costi registrati riguarda le spese complementari e para-sanitarie, cioè, sconosciute dalle statistiche ufficiali. Inoltre, quasi il 25% delle donne ha riportato una diminuzione del reddito mensile superiore al 10%, e nel 5% dei casi addirittura superiore al 50%. Un terzo delle donne ha riportato di aver intaccato i propri risparmi familiari per far fronte a tali esigenze e di aver modificato le proprie abitudini di spesa”10.
Oltre al peso immane della diagnosi e delle terapie, l’ammalata deve sostenere plurime spese dirette e indirette, sia sanitarie che complementari, che non rientrano nelle statistiche “ufficiali”, tra cui, ad esempio, i costi degli spostamenti per le visite, per baby-sitter o per le pulizie, per la parrucca, per prodotti cosmetici, per il reggiseno post-operatorio, la dieta, la fisioterapia o la riabilitazione.
Gli specialisti sono concordi quindi nel ritenere non più rinviabili provvedimenti normativi e misure di sostegno: “…le organizzazioni statali e i sistemi sanitari dovrebbero quindi prendere in considerazione queste informazioni e produrre politiche di supporto oggi più che mai indispensabili per non provocare disequilibri”11.
Particolarmente, occorre programmare interventi sistematici, tali da compensare le criticità sopra indicate con l’implementazione non soltanto della copertura sanitaria, ma anche della rete di servizi:“… le politiche progettate per compensare l’onere dei costi medici diretti - attraverso l’espansione della copertura sanitaria - e i costi diretti non medici e i costi indiretti, attraverso interventi come i trasporti e le strutture per l’infanzia, sono necessarie per migliorare la salute finanziaria dei pazienti vulnerabili con cancro al seno”12.
Certamente la gravità e la progressiva diffusione del fenomeno inducono a ritenere indifferibili misure ad hoc; tuttavia, taluni rimedi sono già immediatamente disponibili.
È evidente che il microcredito sociale13 può sopperire a tali situazioni di esiziale criticità, dal momento che l’articolo 111, comma 3, del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, il c.d. T.U.B., si rivolge “a favore di persone fisiche in condizioni di particolare vulnerabilità economica o sociale”; il sopravvenuto stato di malattia può configurare “le obiettive condizioni di bisogno” richieste dal D.M. n. 176/201414, che pure consente di considerare ammissibili le relative spese mediche.
La concessione di credito a un malato oncologico può facilmente apparire un tabù insuperabile, tuttavia, nel caso dei tumori della mammella, i dati sono molto favorevoli e comprovano l’alta percentuale di guarigioni, soprattutto con la diagnosi precoce, “con percentuali di sopravvivenza a 5 anni che si avvicinano al 90% ... e la concreta speranza di vivere a lungo dopo la diagnosi”15.
Alla luce di dati così confortanti, anche il microcredito imprenditoriale16 potrebbe prestarsi a un così virtuoso utilizzo, in ragione della particolare difficoltà della condizione dell’ammalata che svolga attività professionale o imprenditoriale in forma autonoma, che ancor più necessita di adeguato sostegno.
L’obiettivo socialmente rilevante di fornire supporto alla professionista/imprenditrice in una congiuntura così delicata potrebbe essere perseguito consentendo l’accesso ai finanziamenti per l’acquisto di strumentazioni o di servizi che agevolino lo svolgimento dell’attività o per l’assunzione di nuovi dipendenti o collaboratori.
La valenza di ausilio attivo che caratterizza il ruolo del tutor sarebbe quanto mai amplificata in vicende siffatte, ponendo a disposizione delle beneficiarie non una mera misura economico-finanziaria, bensì uno strumento incentrato sulla fiducia e sulla responsabilità e preordinato non soltanto al superamento di una fase “emergenziale”, ma anche all’acquisizione o al rafforzamento di competenze e abilità individuali nel lungo termine.
L’accompagnamento della paziente nella ponderazione dell’iniziativa imprenditoriale o del progetto di inclusione sociale o finanziaria; nella interlocuzione con l’intermediario per l’erogazione del finanziamento; nel concreto impiego delle somme e nel rientro dal prestito, si traduce anche e soprattutto in termini di sviluppo delle capacità personali, andando a potenziare le conoscenze finanziarie e le abilità gestionali della beneficiaria.
Fornire assistenza quindi non sotto forma di graziosa elargizione una tantum, ma in modo tale da favorire la piena e inclusiva partecipazione economica e sociale e la promozione della dignità personale, in attuazione dei principi fondamentali della Costituzione, com’è nella vocazione del microcredito.
L’introduzione di norme agevolative ad hoc, idonee a permettere l’accesso ai finanziamenti ex articolo 111 T.U.B. per tali specifiche evenienze, andrebbe a compensare inaccettabili disparità, in un’ottica non già di generica protezione sociale e di mero assistenzialismo, ma in una ben diversa accezione di welfare di partecipazione, con il coinvolgimento e la collaborazione tra istituzioni (sia pubbliche che private), corpi sociali e cittadini, secondo un metodo sussidiario e generativo17, che pone la persona al centro e mira ad accrescerne le capacità18 e la responsabilità individuale.
In questa prospettiva, il microcredito può svolgere quindi la funzione di strumento di implementazione del sistema di welfare, capace di produrre innovazione sociale.
E difatti, può ragionevolmente prefigurarsi un’ulteriore applicazione dell’istituto, con forme e modalità analoghe a quelle già sperimentate per le vittime di violenza. Per i risultati ottenuti e la comprovata efficacia, il microcredito di libertà può ben costituire un modello, da replicare su plurimi fronti, sì da approntare un primo rimedio a criticità sociali complesse, da fronteggiare con interventi strategici diversificati e sinergici.
NOTE
1 YUNUS M., Un mondo senza povertà, Milano, 2012, p. 59-60, racconta il suo incontro con una donna che in un villaggio in Bangladesh per mantenere la propria attività micro-imprenditoriale artigiana, era costretta a rivolgersi a usurai. Con l’elargizione di un piccolo prestito in favore di questa microimpresa ha preso avvio la sperimentazione di Yunus, che ha poi determinato la fondazione della Grameen Bank.
2 Si tratta delle azioni positive, rilevanti clausole generali che caratterizzano la normativa di genere e perseguono l’obiettivo prioritario della realizzazione dell’uguaglianza sostanziale, e non solo formale, tra lavoratori e lavoratrici. Ampia la letteratura sul tema, in particolare v. BALLESTRERO M. V., Parità e oltre: parità, pari opportunità, azioni positive, Roma, 1989; AINIS M., Azioni positive e principio d’eguaglianza, in Giur. cost., 1992, pag. 597 e ss; GAETA L., ZOPPOLI L. (a cura di), Il diritto diseguale. La legge sulle azioni positive, Torino, 1992; TREU T., BALLESTRERO M.V. (a cura di), Azioni positive per la realizzazione della parità uomo-donna nel lavoro, in Nuove l. civ. comm., n. 1, 1994, p. 1 ss.; GHERA E., Azioni positive e pari opportunità, in Giorn. dir. lav. rel. ind., 1995, 1 ss.; ASSANTI C., Azioni positive: confini giuridici e problemi attuali dell’eguaglianza di opportunità, in Riv. it. dir. lav., 1996, p. 375 ss.; BALLESTRERO M. V., Azioni positive. Punto e a capo, in Lav. e dir., 1996, p. 117 ss.; D’ALOIA A., Eguaglianza sostanziale e diritto diseguale: contributo allo studio delle azioni positive nella prospettiva costituzionale, Padova, 2002; GAROFALO M.G. (a cura di), Lavoro delle donne e azioni positive. L’esperienza giuridica italiana, Bari, 2002; CALAFÀ L., Azioni positive possibili tra lotta alle discriminazioni e promozione dell’uguaglianza, in Lav. e dir., 2005, p. 273 ss.; CAIELLI M., Le azioni positive nel costituzionalismo contemporaneo, Napoli, 2008; MARIOSA F., Tutela della donna e rapporti di lavoro, in AMOROSO G., V DI CERBO., MARESCA A., Diritto del lavoro, I, Milano, 2009, p. 1975 ss.
3 V. Commissioni Riunite Affari Costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I) Lavoro Pubblico e Privato (XI) Affari Sociali (XII) – Audizione del 4 dicembre 2019 - Resoconto stenografico.
4 Le statistiche dimostrano che l’accesso al finanziamento è uno degli ostacoli principali alla creazione e alla crescita di imprese femminili. A riguardo, v. v. LEWIS-FRAYNE H, RABELLOTTI R., SUBACCHI P., Investing in women: what women-led businesses in Italy and the UK need, Milano-Londra, 2020.
5 Il Fondo di Microcredito di Libertà consta di 3 milioni di euro stanziate nel bilancio del Dipartimento per le Pari Opportunità e destinate: per € 2.500.000 alla copertura integrale della garanzia dei finanziamenti di microcredito sociale; per € 500.000 all’abbattimento del TAEG, nella misura del 100%, sule operazioni di microcredito sociale e di microcredito imprenditoriale che verranno erogati.
6 Per una disamina delle categorie di c.d. “unbankables”, soggetti passivi dell’esclusione finanziaria, v. ANDREONI A., SASSATELLI M., VICHI G., Nuovi bisogni finanziari: la risposta del microcredito, Bologna, 2013, pag. 36 ss; CIRAVEGNA D., LIMONE A. (a cura di), Otto modi di dire microcredito, Bologna, 2006, pag. 87 ss.; FALCONE G., Microcredito, in Dig. disc. priv., sez. comm., Torino, 2012, pag. 495; AA. VV., ll microcredito in Italia e nel Mezzogiorno, Caratteristiche socio-economiche e funzionali, Napoli, 2015, pag. 44 ss.
7 DI MAIO M., a cura di, in Miscellanea, 4 settembre 2023, online su www.oncotwitting.it. Il tema della “financial toxicity” è emerso di recente negli Stati Uniti, laddove l’assenza di welfare sanitario comporta un elevatissimo rischio economico per i cittadini che incorrano nella patologia oncologica.
Stante la rilevanza e diffusività del problema, per la progressiva ingravescente incidenza delle patologie tumorali, è auspicabile un adeguato approfondimento dei profili economici in un’ottica di prevenzione e contenimento del fenomeno.
8 AA. VV., Financial Toxicity Among Patients With Breast Cancer Worldwide. A Systematic Review and Meta-analysis, 8 febbraio 2023, in Jama Network Open, online su www. jamanetwork.com/journals/jamanetworkopen.
9 V. www.vita.it, rivista online, 14 aprile 2023.
10 FORTUNATO L., Tossicità economica e sociale per le donne con tumore al seno: un problema emergente, in Il Sole 24 ore – Sanità 24, 22 marzo 2023, pag. 16.
11 FORTUNATO L., Tossicità economica e sociale per le donne con tumore al seno…, ibidem.
12 V. www.vita.it, rivista online, 14 aprile 2023.
13 Finanziamento di importo massimo di € 10.000, prestati a condizioni più favorevoli di quelle prevalenti sul mercato, non assistito da garanzie reali e accompagnato dalla prestazione di servizi ausiliari di bilancio familiare, allo scopo di consentire l’inclusione sociale e finanziaria del beneficiario.
14 È il Decreto del Ministro dell’economia e delle finanze 17 ottobre 2014, n. 176, “Disciplina del microcredito, in attuazione dell’articolo 111, comma 5, del decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385”.
15 FORTUNATO L., Tossicità economica e sociale per le donne con tumore al seno…, op. l. ult.cit.
16 Finanziamento di importo massimo di 40/50 mila euro finalizzato all’avvio o allo sviluppo di iniziative imprenditoriali o all’inserimento nel mercato del lavoro, con la garanzia pubblica del Fondo di garanzia per le PMI (80% dell’importo finanziato), senza garanzie reali e con la prestazione di servizi ausiliari di assistenza e monitoraggio dei soggetti finanziati.
17 In termini più ampi, è il passaggio da politiche sociali passive di mero trasferimento pecuniario a politiche attive, incentrate sulla promozione della dignità e sull’inclusione sociale delle persone, alle quali si chiede un tantundem, ovvero l’esercizio delle loro capacità a beneficio della comunità. Sul tema, ex plurimis, v. ANTONINI L., La sussidiarietà e la cifra democratica del patto costituzionale, in VITTADINI G., a cura di, Che cosa è la sussidiarietà. Un altro nome della libertà, Milano, 2007; Colasanto M., Lodigiani R., Welfare possibili. Tra workfare e learnfare, Milano, 2008; FERRERA M. Dal welfare state alle welfare regions: la riconfigurazione spaziale della protezione sociale in Europa, in Riv. Pol. Soc., 2008, 3, pp. 17-49; PACI M., Welfare, solidarietà sociale e coesione della società nazionale, in Stato e Merc., vol. XXVIII, 2008, 1, pp. 3-30; ZAMAGNI S., L’evoluzione dell’idea di Welfare: verso il welfare civile, Milano, 2015, VECCHIATO T., Verso un Welfare generativo, da costo a investimento, Padova, 2013.
18 Sono le capabilities di Amartya Sen: una società giusta deve assicurare la distribuzione effettiva non soltanto delle libertà formali e delle risorse, bensì anche delle capacità di sviluppare particolari attitudini (human functionings) che possano garantire a ciascuno di saper cogliere opportunità reali per esprimere la propria libertà sostanziale. V., nell’ampia produzione, in particolare Lo sviluppo è libertà, Milano, 2000; Etica ed economia, Roma, 2001; Globalizzazione e libertà, Milano 2002.