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Dati e Statistiche: i Neet in Italia, un fenomeno in decrescita ma non basta
Giovanni Perciballi
I NEET, dall’acronimo inglese Not engaged in Education, Employment or Training, ossia i giovani non occupati e non in istruzione e formazione rappresentano un fenomeno allarmante per la società e l’economia italiana.
In questa categoria rientrano tutti i giovani dai 15 ai 34 anni che non studiano, lavorano o partecipano a qualsiasi iniziativa o corso di formazione.
Coloro che rientrano in questa categoria rappresentano indubbiamente un ‘’problema’’ sia di natura economica che sociale, poiché persone che non lavorano o non frequentano corsi di formazione rappresentano un perdita di reddito sia attuale che potenziale per le casse dello Stato; allo stesso modo rappresentano un problema dal punto di vista sociale perché non essendo impegnate in attività lavorative o formative rischiano di rimanere inoccupate e diventare un peso per la società con il rischio che possano anche intraprendere la via della delinquenza o dell’illegalità.
Le ragioni di questo fenomeno possono essere diverse: una mancata istruzione, scarsa motivazione familiare, difficoltà economica, provenienza da contesti difficili o disagi personali.
Come ci mostrano i dati forniti da diversi istituti di ricerca la percentuale di queste persone è molto elevata soprattutto se messa in relazione alle altre nazioni europee.
Di seguito riporteremo alcune analisi dei maggiori istituti di statistica che hanno approfondito il tema:
EUROSTAT
Come emerge dalle rilevazioni condotte dall’Eurostat, ufficio statistico dell’Unione Europea, l’Italia risulta essere penultima nel 2023 con una percentuale di 16,1% di giovani non impiegati in attività lavorative o formative di età compresa tra i 15 e i 29 anni, davanti soltanto alla Romania (19,3%); significativa invece la distanza dall’Olanda che si posiziona prima in questa classifica (4,8%). Ampia anche la distanza dalle altre nazioni europee più importanti come Germania (8,5%), Spagna (12,2%) e Francia (12,3%).
Il 16,1% tradotto in persone ammonta a 1 402 000 di inattivi in Italia nel 2023; indubbiamente è un numero molto elevato specialmente se confrontato con quello delle altre nazioni, tuttavia c’è da considerare una costante diminuzione di inattivi negli ultimi 10 anni, infatti i NEET nel 2013 ammontavano al 26,3%, anno da cui è iniziato un costante calo, fatta eccezione per il 2020, anno che ha risentito delle problematiche causate dalla pandemia, che ha inevitabilmente frenato momentaneamente questo trend positivo, ripartito poi nel 2021.
CENSIS
Nel 57° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese sono stati riportati dati riguardanti la situazione economico-sociale italiana, in particolare si è posta l’attenzione sul rapporto tra scuola e lavoro; per l’85,9% degli italiani e l’89,1% degli studenti la scuola è troppo distante dal mondo del lavoro. Tra il 2023 e il 2027 si stima un fabbisogno occupazionale annuo di circa 255.000 laureati o diplomati Its a fronte di 244.200 effettivamente previsti, provocando un fabbisogno inevaso di circa 8-9000 persone l’anno per un totale nel periodo considerato di quasi 44.000 persone con formazione terziaria.
Viene confermato tuttavia un dato confortante: un maggior titolo di studio garantisce una maggiore possibilità di occupazione; il tasso di occupazione per i giovani tra i 25 e i 34 anni in possesso della licenza media è del 53,9%, per chi ha conseguito il diploma è al 67,6%, mentre per i laureati arriva al 72,8%.
Nel merito di queste ricerche si è anche osservato come tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni i NEET ammontano al 19,0% rispetto ad una media europea dell’11,7%, collocando così l’Italia al penultimo posto in Europa.
ISTAT
L’Istituto Nazionale di Statistica annualmente conduce ricerche statistiche circa la stato di salute economico italiano e ovviamente tra le varie ricerche c’è anche quella sulla percentuale di persone non occupate e non in istruzione e formazione ossia sui cosiddetti NEET.
Dai dati raccolti per il 2023 i NEET di età compresa tra i 15 e i 34 risultano essere il 18,0%, una percentuale che seppur elevata rappresenta un miglioramento rispetto agli anni precedenti, infatti nel 2022 era al 20,8% e nel 2021 addirittura al 24,4%.
Prendendo invece in considerazione i NEET di età compresa tra i 15 e i 29, la percentuale scende al 16,1%.
Da quello che emerge dai dati a destare maggiore preoccupazione è la differenza tra nord e sud che risulta essere netta: le regioni settentrionali risultano avere percentuali più basse mentre quelle meridionali le più alte.
In particolare la regione più preoccupante è la Sicilia, ultima in questa classifica con una percentuale di 32,2, più precisamente la provincia di Caltanissetta ha la percentuale più alta in assoluto con il 46,3%.
Un’altra differenza abbastanza marcata che si nota dai dati è quella tra gli uomini e le donne nella fascia d’età 15-34 per quanto riguarda le persone inattive, categoria in cui rientrano forze lavoro potenziali e persone che non cercano lavoro o non disponibili, che mostrano come le donne (54,8%) siano di più rispetto agli uomini (41,8%); per quanto riguarda i disoccupati invece risulta esserci una minore differenza.
In questo quadro complessivo disegnato dai maggiori istituti di ricerca abbiamo voluto estrapolare i dati relativi a due particolari regioni: Sicilia e Toscana che, in un periodo in cui il progetto europeo YISU è stato sospeso, hanno deciso di dare vita autonomamente a due spin off, YISU Sicilia e YISU Toscana.
SICILIA
Dai dati che sono stati forniti dall’Istat si evince chiaramente una situazione molto problematica in Sicilia che urge di un cambiamento repentino e netto.
Il 32,2% di NEET tra la popolazione che vai dai 15 ai 34 anni è senza dubbio un numero elevato considerando anche che Caltanissetta è la provincia italiana con più Neet raggiunge la soglia del 46,3% e le altre province non scendono sotto il 30%.
Mentre se consideriamo la fascia d’età 15-29 le percentuali regionali scendono al 27,9%.
L’intervallo d’età maggiormente problematico è quello che va dai 18 ai 29 anni che vede un tasso di inattività del 34,0%.
TOSCANA
Discorso diverso invece per la Toscana che riesce a mantenere una soglia contenuta di inattivi nella fascia di età 15-34, che si aggira sull’11%.
Questo dato risulta essere più o meno in linea con le altre regioni settentrionali, le quali hanno tutte percentuali molto minori rispetto alle regioni del Mezzogiorno.
Grande merito di questa percentuale bassa va dato anche alla Regione Toscana, sempre pronta ad incentivare ed ascoltare i giovani con progetti e sostegni a loro destinati.
La situazione italiana nel complesso è dunque da migliorare, anche in virtù del fatto che l’Unione Europea ha stabilito come obiettivo quello di arrivare ad una soglia di NEET, di età compresa tra i 15 e i 34 anni, del 9% entro 2030.
L’Italia dunque dovrà necessariamente cercare di ridurre gli inattivi per potersi adeguare agli altri stati europei e non fallare gli obiettivi dell’Agenda 20-30.
Ci sono già state in passato diverse iniziative per cercare di attenuare questo problema: dalla formazione dei giovani agli incentivi per l’assunzione di Neet; ad esempio il progetto Incentivo NEET 2023 era rivolto ai datori di lavoro per le assunzioni di giovani NEET con contratti a tempo indeterminato o di apprendistato professionalizzante.
Un’altra interessante iniziativa da parte del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali è stata la creazione del portale GIOVANI2030, una piattaforma online nata con l’obiettivo di diventare la casa digitale dei giovani e diventare il punto d’accesso unico per accedere a tutte le informazioni utili per orientare le scelte del proprio futuro nell’ambito della formazione, del volontariato, del lavoro, delle iniziative internazionali e culturali
Le diverse misure attuate hanno prodotto dei miglioramenti: infatti come possiamo vedere dai dati diffusi dalla stampa, nel 2023 le Agenzie per il lavoro hanno formato 353.936 lavoratori, per un totale di 3.100.140 di ore di formazione, in 75.930 corsi diversi (Fonte: Avvenire), tuttavia gli sforzi finora attuati non hanno risolto in maniera netta il problema; c’è ancora bisogno di interventi decisi che riescano a coinvolgere più persone possibili, in particolare quelle delle regioni meridionali che rappresentano il vero campanello d’allarme italiano.
Tra le varie iniziative messe in atto dal Governo figura anche quella promossa dall’Ente Nazionale per il Microcredito che con il progetto Yes I Start Up ha fornito la formazione all’autoimprenditorialità.
Questo progetto ha dimostrato una buona efficacia nazionale, tanto da essere iscritto tra le best practices europee, e ha avuto due spin off regionali, in Toscana e in Sicilia, regione che necessità fortemente, come si è visto dai dati NEET 2023, di iniziative come questa.
L’auspicio dunque è che vengano creati più progetti del genere, volti ad avvicinare i NEET al mondo del lavoro, per poter così cercare di temperare questa piaga socio-economica.