Archivio opinioni

Tiziana Lang
Prima ricercatrice INAPP, esperta di politiche del mercato del lavoro
Le strategie per la transizione digitale nell’UE:
il sostegno alle PMI
The digital sovereignty of the european union is at the heart of the policies and strategies for digital europe. The roadmap outlined by the european commission for the digital transition is made up of policies aimed at empowering citizens, businesses and institutions to build a human-centric digital future. The aim of the eu cybersecurity strategy is to enhance the resilience of europe against external cyber threats, building a collective european response capacity while ensuring that all citizens and businesses can fully benefit from reliable and trustworthy digital services and tools. The digital europe programme envisages a series of actions to support industry, small and medium-sized enterprises and public administration engaged in the digital transition.
1. La strategia dell’UE per il digitale e l’intelligenza artificiale
Nel discorso sullo stato dell’Unione del 2020, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha fissato l’obiettivo del conseguimento della sovranità digitale dell’Unione entro il 2030 e declinato le azioni e gli strumenti atti a conseguirla. Tra questi ultimi la creazione di un cloud europeo, la leadership europea per un’intelligenza artificiale etica, la realizzazione dell’identità digitale europea, e il miglioramento delle infrastrutture di dati, dei supercomputer e della connettività nell’UE. A sua volta, il Consiglio Europeo ha chiesto all’esecutivo di predisporre, entro marzo 2021, una proposta di modello europeo per il decennio digitale che indicasse le ambizioni digitali europee, le modalità di monitoraggio delle misure, l’agenda di attuazione e le risorse finanziarie necessarie. Il 9 marzo 2021, la Commissione ha presentato la comunicazione sulla bussola per il digitale 20301.
1.1 La strategia europea per il digitale e l’intelligenza artificiale per le imprese
Nella comunicazione sulla “bussola per il digitale” la transizione digitale è indicata quale elemento chiave per assicurare la resilienza dell’Europa post-Covid. La via tracciata dalla Commissione per la transizione digitale consiste in politiche volte a dotare cittadini e cittadine, imprese e istituzioni di quell’autonomia e responsabilità necessarie per costruire un futuro digitale umano-centrico, sostenibile e più ricco per tutti: “Il modello europeo per un’economia e una società digitalizzate si basa sulla solidarietà, la prosperità e la sostenibilità, sull’acquisizione di maggiore autonomia e responsabilità da parte dei cittadini e delle imprese e nel contempo mira a garantire la sicurezza e la resilienza dell’ecosistema digitale europeo e delle sue catene di approvvigionamento”, si legge nella comunicazione. La digitalizzazione, quindi, come fattore abilitante nell’acquisizione di nuovi diritti e libertà individuali e collettive, che offre opportunità di apprendimento, svago e lavoro in precedenza non immaginabili. L’Unione Europea è quello spazio comune nel quale realizzare una società globale, dove la distanza geografica non rappresenta più un ostacolo per accedere ai servizi, per lavorare, per apprendere, per interagire con le istituzioni e le amministrazioni pubbliche, per utilizzare nuovi sistemi di trasporto automatizzati, per gestire le proprie finanze e i pagamenti, per esercitare diritti e per partecipare alla vita democratica, nonché per incontrarsi e discutere con altre persone ovunque nell’UE. Al contempo, tuttavia, la Commissione riconosce le vulnerabilità dello spazio digitale europeo e la dipendenza dalle tecnologie esterne all’UE, che comportano il ricorso alle big del settore tecnologico e digitale (non europee). Un indicatore di vulnerabilità è rinvenibile nell’aumento dei prodotti contraffatti nel mercato unico, dei furti informatici e, non meno importante, della disinformazione. Una nuova strategia digitale, rinnovata e rafforzata secondo il modello etico europeo, deve pertanto mirare a ridurre i divari digitali esistenti tra zone urbane e rurali, tra chi può già beneficiare di un ambiente digitale ricco, accessibile e sicuro, e chi non riesce a sfruttare appieno il potenziale offerto dalle nuove tecnologie digitali. La visione europea per il 2030, quindi, è quella di una società in cui tutti possano trarre beneficio dalla transizione digitale e conseguire condizioni di vita migliori e più prospere.
La transizione digitale può essere accelerata, secondo la Commissione, intensificando le azioni già avviate dal 2015 con la strategia per il mercato unico digitale2 e le linee di attività definite nella strategia del 2020 “Plasmare il futuro digitale dell’Europa”3, con i due documenti che la accompagnano dedicati rispettivamente alla strategia per i dati4 e all’intelligenza artificiale (Libro Bianco)5. Le iniziative della strategia toccano ogni ambito del digitale: dal potenziamento della connettività e delle infrastrutture, al rapporto tra cittadini e pubbliche amministrazioni, alle nuove misure per il sistema delle imprese e per la formazione delle competenze digitali. A queste iniziative si affiancano le azioni della strategia per i dati, con la creazione di un cloud europeo per competere a livello internazionale nei big data e far sì che il migliore accesso ai dati (e il loro uso responsabile) supporti le istituzioni nell’attuazione di politiche e servizi idonei a rispondere alle esigenze dei cittadini, creando valore per l’economia e la società europee. Dall’altro lato, gli strumenti e orientamenti proposti nel Libro bianco per l’IA sono volti a rendere questa nuova tecnologia accessibile non solo alle industrie, ma anche alle piccole e medie imprese e alle pubbliche amministrazioni (un approccio normativo e orientato agli investimenti, che sarà ripreso e rafforzato nel c.d. AI Act, la legge europea sull’intelligenza artificiale6 approvata definitivamente dal Consiglio europeo il 21 maggio 2024).
Come noto, poche settimane dopo la pubblicazione di queste linee strategiche la pandemia di Covid-19 ha radicalmente modificato gli scenari e portato a un’accelerazione imprevedibile nello sviluppo e nell’uso delle tecnologie digitali, innanzitutto per monitorare la diffusione del virus e coadiuvare la ricerca e lo sviluppo di vaccini e trattamenti; quindi, per garantire alla popolazione europea connessioni sicure online nel corso dell’emergenza pandemica, quando si è ricorsi massicciamente allo smart working e alla didattica a distanza.
Con riferimento specifico al tema di questo contributo, la bussola per il digitale 2030 dedica un’intera sezione alla transizione digitale delle imprese già messe in difficoltà dalla crisi pandemica, costrette a ridurre i propri investimenti e ostacolate nella ripresa, dall’impossibilità di trovare sul mercato addetti in possesso di idonee competenze digitali (Eurostat 2020). La condizione lamentata dalle imprese si riflette nella carenza di programmi di istruzione e formazione specialistici per l’intelligenza artificiale, la cibersicurezza e il calcolo quantistico, come pure nella scarsa integrazione delle materie tecniche digitali e degli strumenti didattici multimediali nei percorsi scolastici e universitari di ogni disciplina. Se i governi e l’UE possono intervenire a supporto dei sistemi di istruzione e formazione con ingenti investimenti per la qualificazione e riqualificazione, l’aggiornamento delle competenze di lavoratrici e lavoratori, la trasformazione delle imprese dipenderà anche dalla loro capacità di adottare rapidamente e in modo generalizzato le nuove tecnologie digitali, anche negli ecosistemi industriali e dei servizi che attualmente appaiono più in ritardo nella digitalizzazione.
Secondo la Commissione, entro il 2030 le tecnologie digitali (ad es. 5G, Internet delle cose, Edge computing, intelligenza artificiale, robotica e realtà aumentata), non rivestiranno più il ruolo di semplici fattori abilitanti, ma saranno al centro di nuovi prodotti, nuovi processi di fabbricazione e nuovi modelli commerciali basati sulla condivisione di dati nell’economia dei dati. In tale contesto, le imprese che già possiedono almeno un livello base di intensità digitale sono di certo avvantaggiate rispetto a quelle che non hanno ancora adottato alcuna tecnologia digitale nell’impresa.
Secondo l’indice DESI7, nell’Unione europea poco più del 55% delle PMI hanno almeno un livello base di intensità digitale. In Italia sono il 60%, principalmente per l’incidenza della quota di imprese che utilizzano la fatturazione elettronica (per cui l’Italia è prima nell’UE) e per il livello di adozione dei servizi in Cloud di medio-alta sofisticazione (52% contro la media UE del 34) ( figura 1).
Anche per quanto concerne l’utilizzo di pacchetti software ERP (Enterprise Resource Planning) per condividere le informazioni tra le diverse aree funzionali dell’impresa (contabilità, pianificazione, produzione, marketing, ecc.), in Europa solo il 38% delle imprese li ha adottati (in Italia sono poco più del 32%), si veda figura 2.
Un altro dato interessante, per definire la capacità digitale delle imprese nell’UE, è quello relativo alla percentuale di imprese che utilizzano le tecnologie digitali nelle attività commerciali, come nel caso della fatturazione elettronica e del commercio online. Nelle figure 3 e 4, son presentati i dati relativi alle imprese che inviano fatture elettroniche (adatte all’elaborazione automatizzata) e alle imprese che commerciano online. Nel primo caso, la media UE è pari al 32%, con l’Italia al primo posto con quasi il 95% di imprese che utilizzano la fatturazione elettronica e la Bulgaria al livello più basso, con meno del 10% delle imprese.
Nel secondo caso, la media UE è pari al 19%, con la Danimarca dove commerciano online il 38% delle imprese e il Lussemburgo dove sono meno del 9% (in Italia,12,7%).
È inoltre necessario mettere in relazione la capacità digitale delle imprese con la disponibilità nei territori di una connettività sicura e di altissima qualità.
Il dato relativo all’uso dell’intelligenza artificiale da parte delle imprese europee è ancora meno confortante. Infatti, la media europea non raggiunge l’8% con un livello massimo del 24% in Danimarca e minimo dell’1,5% in Romania (in Italia solo il 6% delle imprese dichiarano di utilizzare l’IA).
Per contribuire alla transizione ecologica, le imprese sono incoraggiate ad adottare tecnologie e prodotti digitali caratterizzati da una minore impronta ambientale e da maggiore efficienza energetica e dei materiali. La rapida diffusione delle tecnologie digitali potrebbe favorire un uso più intenso ed efficace delle risorse, con un incremento della produttività dei materiali nel territorio dell’UE e una conseguente riduzione dei costi degli input manifatturieri e del livello di vulnerabilità agli shock sul versante dell’approvvigionamento da parte delle imprese europee. In proposito, si veda la figura 7, sull’uso da parte delle imprese di tecnologie informatiche e digitali a supporto della sostenibilità ambientale8.
Le maggiori opportunità per la trasformazione digitale delle imprese si concentreranno, nelle previsioni della Commissione, in cinque ambiti (ecosistemi chiave). Il primo, è il manifatturiero che grazie alla connettività 5G potrà contare su una maggiore e migliore connettività dei dispositivi all’interno delle fabbriche e sarà in grado di raccogliere dati industriali sulla produzione. Inoltre, l’IA potrà essere utilizzata per istruire in tempo reale i robot industriali, al fine di migliorare la qualità dell’occupazione, la sicurezza, la produttività e il benessere dei lavoratori. Non ultimo anche per la manutenzione predittiva e una produzione che risponde alle reali esigenze dei consumatori, con ricadute positive sulla riduzione delle scorte di magazzino (gemelli digitali, nuovi materiali e stampa 3D). Il secondo settore chiave è quello del comparto sanitario, dove con l’aumento delle interazioni online si osserverà una progressiva dematerializzazione dei servizi (trasmissione elettronica dei risultati di esami e accertamenti, accesso ai dati sanitari dei pazienti on line, ecc.) con risparmi calcolati dalla Commissione fino a 120 miliardi di euro all’anno nell’UE. Il settore delle costruzioni, tra gli ecosistemi chiave, è quello che ha registrato il più basso indice di produttività negli ultimi venti anni. Eppure, il 70% dei dirigenti del settore edilizio (dati Commissione europea) individua nelle nuove tecnologie di produzione e nella digitalizzazione le due leve del cambiamento nel settore. Il quarto settore chiave è quello dell’agricoltura, dove la produzione sarà sempre più mirata, efficiente e sostenibile grazie all’applicazione di tecnologie digitali, che dovrebbero consentire di ridurre notevolmente le emissioni globali di gas a effetto serra e l’uso di pesticidi. Infine, l’ecosistema della mobilità che sarà sottoposto alle notevoli trasformazioni indotte dalla sperimentazione e implementazione di soluzioni digitali nei collegamenti e nella guida autonoma, che potrebbero avere come effetti diretti l’aumento dell’efficienza dei sistemi di trasporto e la riduzione dell’impronta ambientale, ma anche la riduzione degli incidenti stradali e il miglioramento generale della qualità della vita dei cittadini europei.
In relazione alla capacità dell’Unione europea di sostenere in modo adeguato la trasformazione delle imprese, la strategia per l’Europa digitale prevede di migliorare le condizioni finanziarie e la normativa di settore affinché le start-up siano in grado di esprimere tutto il loro potenziale generativo, come accade alle competitor statunitensi. A tal fine, secondo la Commissione, è necessario che il mercato unico dell’UE sia realmente funzionante e garantisca la crescita e la successiva fase di espansione rapida delle start-up innovative. Il sostegno dell’UE si concretizza, inoltre, nel programma per l’Europa digitale e nei programmi regionali della politica di coesione che dovrebbero essere finalizzati a promuovere la diffusione e l’uso delle competenze digitali, compresi gli spazi di dati industriali, la potenza di calcolo, gli standard aperti e le strutture di prova e sperimentazione. Per colmare il gap esistente tra Stati Uniti e UE, e tra quest’ultima e la Cina, in termini di investimenti per la crescita delle start-up è necessario che tutte le risorse disponibili siano indirizzate verso obiettivi comuni, evitando sovrapposizioni di programmi e finanziamenti. L’UE ha già sostenuto la nascita di diverse imprese “unicorno”9, tuttavia, ci sono margini di miglioramento; per esempio, attraverso lo sviluppo di uno standard di eccellenza per gli Stati membri più favorevoli alle start-up, si potrebbero agevolare la crescita e l’accesso transfrontaliero ai finanziamenti per lo scale up. Del resto, la stessa Commissione ritiene che le PMI rivestano “un ruolo centrale” nella transizione digitale “non solo perché rappresentano la maggior parte delle imprese dell’UE, ma anche perché sono una fonte essenziale di innovazione”10.
Con il sostegno di oltre 200 poli dell’innovazione digitale e cluster industriali11, da attivarsi entro il 2030, le piccole e medie imprese avranno la possibilità di accedere più facilmente, e a parità di condizioni, alle tecnologie e ai dati necessari per la transizione digitale, grazie al supporto immediato dei poli. Quest’ultimo sarebbe offerto sia alle imprese innovative sia alle imprese tradizionali non digitali, per favorire il collegamento dei fornitori digitali agli ecosistemi locali, con il fine ultimo di conseguire un elevato livello di intensità digitale per l’insieme delle PMI europee (i target al 2030, sono: 75% delle imprese europee che utilizza i servizi di cloud computing, big data e intelligenza artificiale; oltre il 90% delle PMI che raggiunge almeno un livello base di intensità digitale; aumento del numero di scale-up innovative e miglioramento dell’accesso ai finanziamenti, con un raddoppio del numero di imprese “unicorno” in Europa).
1.2 Il ruolo della cibersicurezza12 nella strategia per l’Europa digitale
È utile rammentare che i “principi digitali” sono presenti nel diritto primario dell’UE, in particolare nel trattato sull’Unione europea (TUE), nel trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE), nella Carta dei diritti fondamentali e nella giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea, nonché nel diritto derivato. Rientra in questa categoria la legislazione sul digitale già in vigore, ad esempio, la direttiva sulla vendita e sulle garanzie dei beni di consumo, l’atto europeo sull’accessibilità, il codice europeo delle comunicazioni elettroniche, la direttiva sui servizi di media audiovisivi, il regolamento sullo sportello digitale unico13 e il regolamento sulla cibersicurezza14, nonché la legislazione sui servizi digitali e sui mercati digitali, e da ultimo la legge europea sull’intelligenza artificiale (ibid. nota 6).
La strategia dell’UE in materia di cibersicurezza15 ha l’obiettivo di rafforzare la resilienza del nostro continente a fronte delle minacce informatiche esterne, creando una capacità collettiva europea di risposta, e al contempo di garantire che tutti i cittadini e le imprese possano beneficiare pienamente di servizi e strumenti digitali affidabili e attendibili. Inoltre, prevede la collaborazione con partner di livello globale per assicurare la sicurezza e la stabilità internazionali nel ciberspazio.
Il regolamento sulla cibersicurezza che è parte integrante della strategia citata, è entrato in vigore nel giugno 2019 introducendo un sistema europeo di certificazione e attribuendo all’Agenzia europea per la cibersicurezza un nuovo e più forte mandato16. La certificazione europea garantisce standard di sicurezza elevati per prodotti, servizi e processi ICT superando la frammentazione dei sistemi di certificazione nazionali. L’introduzione di questo quadro unico di certificazione, nelle intenzioni della Commissione, aumenterà la fiducia nei consumatori, svilupperà il mercato della sicurezza informatica e potrà essere agevolato il commercio in tutta l’Unione.
1.3 Le conclusioni del Consiglio europeo sulla cibersicurezza
Appare opportuno rammentare qui le recenti conclusioni sul futuro della cibersicurezza approvate dal Consiglio il 21 maggio 2024. Lo scopo di queste conclusioni è di fornire orientamenti e stabilire principi per la costruzione di un’Unione più sicura e più resiliente dal punto di vista informatico. Tra le principali priorità per il futuro, secondo i ministri delle telecomunicazioni vi sono, innanzitutto, una maggiore attenzione all’attuazione (monitoraggio) e l’adozione di norme comuni armonizzate. Quindi, la diffusione della certificazione europea per la cibersicurezza, la messa in sicurezza delle catene di approvvigionamento, la cooperazione pubblico-privato, la lotta comune alla criminalità informatica, il sostegno alle micro e PMI e l’appostamento di adeguati finanziamenti per la cibersicurezza.
Al fine di colmare il divario di competenze digitali, nelle conclusioni si incoraggia l’approccio multi-partecipativo e la cooperazione delle pubbliche istituzioni con il settore privato e con il mondo accademico. Nella figura 8, sono rappresentati gli ambiti in cui la cooperazione internazionale potrebbe condurre a sviluppi positivi, ossia, nella prevenzione, nella capacità di individuare le situazioni critiche, nella risposta alle crisi informatiche e nella protezione dagli attacchi informatici. Nella parte inferiore della figura, sono invece indicate le fonti di finanziamento principali per lo sviluppo e consolidamento della cibersicurezza in Europa: Digital Europe, Horizon Europe, Recovery and Resilience Facility e i capitali privati (fig. 8).
La Commissione è incaricata dal Consiglio europeo di predisporre una revisione della strategia per la cibersicurezza sotto forma di raccomandazione, incentrata sulle attuali sfide e minacce cibernetiche, sul rafforzamento delle reti già esistenti, sul miglioramento della cooperazione tra organizzazioni, e sulla valorizzazione delle strutture esistenti. Questa strategia rinnovata per la cibersicurezza dovrebbe basarsi sui principi guida consolidati della cooperazione, ossia, proporzionalità, sussidiarietà, complementarità e riservatezza delle informazioni, per estenderle all’intero ciclo della gestione delle crisi, contribuendo a migliorare la sicurezza informatica. Il Consiglio raccomanda di allineare la nuova strategia con gli strumenti e i programmi in corso17 e di vigilare perché le misure in via di concretizzazione non si sovrappongano con le preesistenti (ad es. il piano per le infrastrutture critiche, le procedure settoriali e le strutture generali di gestione delle crisi).
2 Il programma Europa Digitale 2021-2027 a supporto della transizione nell’UE
Il programma Europa digitale è il programma dell’Unione europea che sostiene la diffusione della tecnologia digitale a imprese, persone e pubbliche amministrazioni. È sempre più rilevante il ruolo che la tecnologia e le infrastrutture digitali giocano nella vita privata e negli ambienti di lavoro, dalla comunicazione alle attività lavorative, dalla ricerca scientifica alla protezione dell’ambiente. Il programma è dotato di risorse strategiche (complessivamente 7,9 miliardi di euro) per la realizzazione di progetti in settori chiave quali il supercalcolo, l’intelligenza artificiale, la sicurezza informatica, le competenze digitali avanzate, ma anche per le esigenze di crescita digitale delle PMI e per garantire il più ampio uso delle tecnologie digitali nell’economia e nella società europee, come previsto dalla comunicazione sulla bussola digitale 2030 (v. nota 1) e dal programma politico del percorso verso il decennio digitale18.
2.1 Le misure del programma Europa Digitale 2021-2027
Il programma Europa digitale rappresenta il braccio finanziario della strategia per l’Europa digitale. Esso ha l’obiettivo di rafforzare le capacità digitali critiche dell’Unione concentrandosi su cinque obiettivi specifici: calcolo ad alte prestazioni, intelligenza artificiale (IA), cibersicurezza e fiducia, competenze digitali avanzate, diffusione e utilizzo ottimale delle capacità digitali e dell’interoperabilità (v. tavola 1).
Il programma Europa digitale mira anche alla riqualificazione e all’aggiornamento professionale della forza lavoro sulle tecnologie digitali avanzate. Tra i beneficiari del programma rientrano l’industria, le piccole e medie imprese, la pubblica amministrazione impegnate nella trasformazione digitale con il supporto di una rete rafforzata di poli di innovazione digitale europei (EDIH19). Come accade per altri strumenti dell’UE nella programmazione pluriennale 2021-2027, il programma Europa digitale affronta tali sfide integrando i finanziamenti direttamente disponibili con altri derivanti da programmi dell’UE, quali Horizon Europe per la ricerca e l’innovazione, il Meccanismo per le infrastrutture digitali nei collegamenti europei, il Meccanismo per la ripresa e la resilienza, i fondi strutturali. Esso è parte del bilancio a lungo termine dell’UE (Quadro finanziario pluriennale 2021-2027).
Tra i risultati ad oggi conseguiti dai vari obiettivi specifici del programma: 6.895 persone che hanno seguito i corsi online dell’Interoperable Europe Academy incentrati sul miglioramento delle competenze digitali dei dipendenti pubblici tra il 2019 e il 2022; 2.800 soluzioni digitali messe a disposizione dei governi degli Stati membri nel biennio 2021-2022 sulla piattaforma “Joinup” finanziata dal programma (500.000 visitatori/anno); 1.075 partecipanti alla conferenza ibrida SEMIC 2022, incentrata sull’implementazione degli spazi di dati finanziata dal programma Europa digitale 2021-2022; 26.194 convalide di dati distinti a tutto il 2022 (il validatore del banco di prova per l’interoperabilità è stato completato nel 2022); individuati 2.000 annunci di prezzo ingannevoli con l’aiuto dell’eLab, finanziato dal programma di attività 2021-2022; 16 milioni di società a responsabilità limitata europee, con le loro filiali transfrontaliere, rese tutte accessibili attraverso il sistema di interconnessione dei registri delle imprese a tutto il 2021 grazie al finanziamento CEF Telecom; 20 infrastrutture di servizi digitali pienamente interoperabili in tutta l’UE promosse grazie al CEF Telecom 2014-2020 (ad es. l’Osservatorio europeo dei media digitali, che sostiene la creazione di una piattaforma di collaborazione tra verificatori (fact-checkers) e accademici impegnati nel contrasto alla disinformazione online).
Per il biennio 2023-202420 il piano di attività di Europa digitale finanzia un’ampia gamma di azioni dal calcolo ad alte prestazioni al cloud europeo, alla piattaforma europea per la collaborazione in sicurezza dell’aeronautica e dell’industria della sicurezza, dagli spazi di dati per i patrimoni culturali, per il turismo, per l’apprendimento linguistico, per il green deal europeo, per le competenze, per l’energia, per il settore manifatturiero, per l’agricoltura, per la salute (genoma per l’Europa, infrastruttura federata per i reparti di cura intensiva), allo sviluppo del CitiVerse, dall’azione preparatoria all’acceleratore europeo di innovazione dell’IA, dal rafforzamento delle conoscenze nei semiconduttori, all’accademia per le competenze della cibersicurezza, dal supporto allo sviluppo di competenze digitali nei giovani, in particolare le ragazze, alla piattaforma delle competenze e lavori digitali, ecc.
Con particolare riferimento alle piccole e medie imprese, è previsto il proseguimento dell’attuazione della Piattaforma di investimenti per le tecnologie digitali strategiche nell’ambito del programma InvestEU. La piattaforma fornirà un migliore sostegno finanziario rivolto alle start-up e alle PMI innovative del settore digitale in tutte le fasi di sviluppo (fase iniziale e fase di scale-up) attraverso strumenti di equity e quasi-equity, combinando i finanziamenti del programma Europa digitale con la garanzia di InvestEU. La piattaforma offrirà migliori finanziamenti per le tecnologie digitali strategiche, con particolare attenzione alla sicurezza informatica. Essa mira a (i) mettere in comune le risorse finanziarie della Commissione europea (attraverso il programma Europa digitale, il programma InvestEU e altri programmi dell’UE), delle istituzioni finanziarie internazionali, tra cui la Banca europea per gli investimenti e il Fondo europeo per gli investimenti, nonché a creare sinergie (scambio di buone prassi e complementarità con il Fondo EIC del Consiglio europeo per l’innovazione); (ii) far leva sui finanziamenti comunitari per consentire ulteriori investimenti da parte di investitori privati; (iii) fornire meccanismi efficienti di condivisione del rischio tra i diversi investitori. Una volta ultimata, la piattaforma sarà in grado di erogare un programma di sostegno agli investimenti mediante: (i) la messa in relazione di investitori e aziende con i promotori dei progetti; (ii) regolari consultazioni di mercato con gli stakeholder dell’ecosistema strategico delle tecnologie digitali, i governi e gli investitori privati; (iii) la facilitazione dell’incontro tra promotori di progetti, PMI innovative, start-up e investitori privati. Il programma di sostegno agli investimenti si baserà sui servizi di consulenza sulle tecnologie digitali strategiche svolti dall’Advisory Hub di InvestEU, inclusi nel piano di attività di Europa digitale 2021-2022.
2.2 Le misure e risorse per la cibersicurezza nel programma Europa digitale
Le azioni del piano di attività di Europa digitale per la cibersicurezza sono contenute in un allegato al piano21 e sostengono, in particolare, i seguenti obiettivi: azioni congiunte per la creazione di un ecosistema avanzato di rilevamento delle minacce e di analisi degli incidenti informatici, sviluppando le capacità dei centri operativi di sicurezza (SOC); miglioramento della prevenzione, individuazione, analisi e capacità di apprendere e rispondere alle minacce e agli incidenti informatici fornendo ulteriori mezzi e una migliore interazione tra le comunità informatiche per favorire la preparazione (ex-ante) e la risposta (ex-post) agli incidenti di sicurezza informatica su vasta scala, attraverso il meccanismo di emergenza per la sicurezza informatica (lo strumento finanziario si avvale di due componenti: la prima, a supporto della risposta agli incidenti informatici (che fa parte del programma di lavoro principale di Europa Digitale, v. par precedente) e la seconda, destinata alla preparazione e all’assistenza reciproca, al sostegno alla crescita di competenze per la cibersicurezza a livello nazionale e, se del caso, regionale e locale attraverso i Centri nazionali di coordinamento, per la cooperazione transfrontaliera e la preparazione di azioni congiunte (ai sensi del Regolamento (UE) 2021/887), nonché al sostegno all’industria, con particolare attenzione all’adeguamento delle piccole e medie imprese e start-up ai requisiti normativi per la cibersicurezza o ai requisiti previsti nella proposta di regolamento sui requisiti orizzontali di cibersicurezza per i prodotti con elementi digitali.
Oltre all’azione sul supporto alla risposta agli incidenti, le seguenti azioni sono destinate a rafforzare le capacità avanzate dell’UE in materia di cibersicurezza, a partire dalla carenza di competenze in materia di cibersicurezza e dal sostegno degli investitori per la cibersicurezza. La prima consiste nell’Accademia delle competenze in materia di cibersicurezza che integrerà varie attività quali lo sviluppo di programmi di formazione e di curricula universali al fine di aumentarne la visibilità, l’accessibilità e l’impatto sul mercato. La seconda è la Piattaforma di investimento per le tecnologie digitali strategiche che fornirà un sostegno finanziario mirato alle start up digitali innovative e alle PMI in tutte le fasi di sviluppo per le tecnologie digitali strategiche, come illustrato nel precedente paragrafo.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
COM (2021) 118 final, Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni “Bussola per il digitale 2030: il modello europeo per il decennio digitale, 9.03.2021, Bruxelles.
COM (2020) 67 final, Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni, Plasmare il futuro digitale dell’Europa, 19.02.2020.
COM (2020) 66 final, Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni, Una strategia europea per i dati, 19.2.2020.
COM (2020) 65 Final, Libro Bianco sull’intelligenza artificiale. Un approccio europeo all’eccellenza e alla fiducia, 19.2.2020.
COM (2020) 103 final, Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni, Una strategia per le PMI per un’Europa sostenibile e digitale.
COM (2015) 192 final, Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni, Strategia per il mercato unico digitale in Europa, 6.5.2015, SWD (2015)100 final.
Council of the European Union, Council Conclusions on the Future of Cybersecurity: implement and protect together, 21.05.2024, Brussels.
Regolamento (UE) 2018/1724 del Parlamento europeo e del Consiglio del 2 ottobre 2018 che istituisce uno sportello digitale unico per l’accesso a informazioni, procedure e servizi di assistenza e di risoluzione dei problemi e che modifica il regolamento (UE) n. 1024/2012.
Regolamento (UE, Euratom) 2023/2841 del Parlamento europeo e del Consiglio del 13 dicembre 2023 che stabilisce misure per un livello comune elevato di cibersicurezza nelle istituzioni, negli organi e negli organismi dell’Unione.
NOTE
1 COM (2021) 118 final, Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni, Bussola per il digitale 2030: il modello europeo per il decennio digitale, 9.03.2021, Bruxelles.
2 COM(2015) 192 final, Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni, Strategia per il mercato unico digitale in Europa, 6.5.2015, SWD(2015)100 final https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52015DC0192
3 COM (2020) 67 final, Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni, Plasmare il futuro digitale dell’Europa, 19.02.2020 https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52020DC0067
4 COM (2020) 66 final, Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni, Una strategia europea per i dati, 19.2.2020 https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52020DC0066
5 COM (2020) 65 Final, Libro Bianco sull’intelligenza artificiale. Un approccio europeo all’eccellenza e alla fiducia, 19.2.2020 https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52020DC0065
6 In attesa di pubblicazione in Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. Per consultare il testo approvato https://data.consilium.europa.eu/doc/document/PE-24-2024-INIT/it/pdf
7 L’indice dell’economia e della società digitali (DESI) è un indice composito che sintetizza gli indicatori rilevanti sulle prestazioni digitali dell’Europa e segue l’evoluzione negli Stati membri, attraverso quattro dimensioni principali: Capitale umano, Connettività, Integrazione della tecnologia digitale e Servizi pubblici digitali. Per consultare gli indicatori: https://digital-decade-desi.digital-strategy.ec.europa.eu/datasets/desi-2022/charts
8 L’indicatore misura il livello di supporto che le tecnologie adottate hanno offerto alle imprese, per impegnarsi in azioni più rispettose dell’ambiente. Il livello di intensità è misurato in base al numero di azioni ambientali (massimo 10) che le imprese hanno dichiarato essere state facilitate dall’uso delle TIC, secondo la seguente categorizzazione: bassa intensità (da 0 a 4 azioni), media intensità (da 5 a 7 azioni) e alta intensità (da 8 a 10 azioni).
9 Con “unicorno” qui si intendono: 1) le imprese unicorno “realizzate”, ossia le società costituite dopo il 1990 che hanno effettuato un’IPO o un’operazione di trade sale superiore a un miliardo di dollari (USD) e 2) le imprese unicorno “non realizzate”, ossia, le società che sono state valutate almeno un miliardo di dollari (USD) nel loro ultimo round di finanziamenti privati in capitale di rischio (dove la valutazione non è stata confermata in un’operazione secondaria).
10 COM (2020) 103 final, Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni, Una strategia per le PMI per un’Europa sostenibile e digitale. La strategia riguarda la sicurezza di servizi essenziali come ospedali, reti energetiche, ferrovie e il numero sempre crescente di oggetti connessi nelle nostre case, uffici e fabbriche. Essa mira a costruire capacità collettive per rispondere a grandi attacchi informatici. Inoltre, delinea i piani di collaborazione con i partner di tutto il mondo per garantire la sicurezza e la stabilità internazionale nel cyberspazio. Inoltre, delinea il modo in cui un’unità cibernetica comune può garantire la risposta più efficace alle minacce informatiche utilizzando le risorse e le competenze collettive a disposizione degli Stati membri e dell’UE.
11 I poli europei dell’innovazione digitale sostengono la digitalizzazione dell’industria europea attraverso la loro rete con funzioni di “sportelli unici” per offrire alle PMI le competenze tecniche, l’opportunità di “testare prima di investire”, la consulenza finanziaria, la formazione, ecc.
12 La cibersicurezza comprende l’insieme delle attività necessarie per proteggere la rete e i sistemi informativi, gli utenti di tali sistemi e altre persone interessate dalle minacce informatiche.
13 Regolamento (UE) 2018/1724 del Parlamento europeo e del Consiglio del 2 ottobre 2018 che istituisce uno sportello digitale unico per l’accesso a informazioni, procedure e servizi di assistenza e di risoluzione dei problemi e che modifica il regolamento (UE) n. 1024/2012.
14 Regolamento (UE, Euratom) 2023/2841 del Parlamento europeo e del Consiglio del 13 dicembre 2023 che stabilisce misure per un livello comune elevato di cibersicurezza nelle istituzioni, negli organi e negli organismi dell’Unione.
15 Council of the European Union, Council Conclusions on the Future of Cybersecurity: implement and protect together, 21.05.2024, Brussels.
16 https://www.enisa.europa.eu/about-enisa/about/it
17 Ad esempio: IPCR (dispositivi integrati per la risposta politica alle crisi), Cyber Diplomacy Toolbox dell’UE, il Toolbox ibrido dell’UE, il Protocollo per la risposta di emergenza delle forze dell’ordine (LERP).
18 Per maggiori informazioni sul percorso verso il decennio digitale consultare il sito della Commissione europea https://commission.europa.eu/strategy-and-policy/priorities-2019-2024/europe-fit-digital-age/europes-digital-decade-digital-targets-2030_en#the-path-to-the-digital-decade
19 EDIH: European Digital Innovation Hubs.
20 Per consultare il piano di attività 2023-2024 del programma Europa digitale e relativi allegati: https://digital-strategy.ec.europa.eu/en/activities/work-programmes-digital
21 Annex to the Commission Implementing Decision amending the Commission Implementing Decision C (2023) 1862 final on the financing of the Digital Europe Programme and the adoption of the work programme for 2023-2024, 14.12.2023.