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Vittorio Emanuele Agostinelli

EucA Public Affairs Officer / Public Affairs Officer - EucA – European University College Association

Citi GPS “Education: back to basics” è un interessate report pubblicato di recente dal team di ricerca di Citi Italia che analizza l’importanza, il valore, le sfide dell’educazione oggi. Negli ultimi due secoli la crescita dei livelli dell’educazione è stata esponenziale: nel 1800 solo il 12% della popolazione sapeva leggere e scrivere mentre nel 2014 questa percentuale è salita all’85%. Questo ha generato un forte aumento del benessere economico e sociale. Secondo diverse ricerche infatti c’è una forte correlazione tra educazione, crescita economica e wellbeing sociale (miglioramento delle aspettative di vita, coesione sociale, mobilità).

Negli ultimi anni, anche a causa della crisi globale, questa positiva correlazione si è assottigliata. Sembra infatti che più alti livelli di educazione non siano più direttamente sinonimo di migliori opportunità di lavoro e reddito come lo sono stati in passato. In realtà il tema si è fatto solo più complesso: oggi non è più sufficiente avere accesso ad un’istruzione universitaria o addirittura superiore, a fare la differenza sono la qualità e il tipo di percorso di studi e di esperienze maturate. Partendo da questo tipo di presupposti rimane la certezza che un’istruzione di alta qualità possa continuare a produrre impatti positivi per i cittadini, per i governi e per la società nel suo complesso.

Diventa però centrale capire come gestire il cambiamento che sta avvenendo nel mercato dell’educazione. Per esempio, nel corso degli anni l’educazione è diventata sempre più globale: nel 2014 erano 5 milioni gli studenti che si sono spostati in altri Paesi per perfezionare i loro studi, un numero che secondo le stime dell’università di Oxford è destinato a raddoppiare entro il 2025. Questo trend ha innescato diversi meccanismi competitivi - come la necessità per le Università di fare marketing per attrarre gli studenti e per i governi di definire policy che favoriscano gli studenti provenienti dall’estero - che stanno influenzando la domanda e l’offerta di educazione a livello globale.

Quello che oggi risulta evidente è che esiste un gap tra domanda ed offerta di istruzione e che quest’ultimo è destinato ad aumentare nel tempo per due ragioni principali. Da un lato non ci sono abbastanza opportunità di educazione e formazione in termini assoluti, dall’altro i costi non consentono a volte alle persone di accedere al tipo di istruzione a cui sarebbero interessati. Fatte queste premesse ci chiediamo quali sono le sfide che l’educazione si trova ad affrontare oggi? Possiamo classificarle in due categorie principali: “organic challenge” e “disruptive challenge”.

Tra le prime rientrano i cambiamenti demografici che generano una maggiore richiesta di educazione in un contesto dove le risorse disponibili sono sempre più limitate. L’unica risposta possibile è quindi un aumento della produttività e dell’efficienza dei sistemi di istruzione che - in questo contesto di risorse stabili o in contrazione - siano in grado di continuare a garantire buoni livelli di istruzione. Altro discorso è invece quello delle “disruptive challenge” legate all’automazione e all’innovazione tecnologica che stanno trasformando il mondo del lavoro.

Su questo secondo fronte gli studenti devono essere preparati per avere le competenze giuste che gli permettano di accedere al mercato del lavoro. Gli Stati Uniti con il progetto P21 Partnership for 21st Century Learning si stanno proprio muovendo in questo senso.

Le istituzioni, la business community e il sistema universitario hanno individuato una serie di aree di formazione e competenze che i laureati devono avere oggi per essere competitivi nel mondo del lavoro. Alcune sono legate alle materie di studio come un’approfondita conoscenza delle lingue, dell’economia, della matematica e della loro applicazione collocazione nel contesto sociale. Altre sono invece legate alle competenze innovative (creatività, pensiero critico e capacità di problem solving), a quelle nell’ambito ICT e a quelle relative alla gestione del proprio percorso di vita personale e professionale (flessibilità, adattabilità, leadership, gestione delle finanze, etc). Come rispondere alla crescente domanda di accesso all’istruzione in un contesto di risorse pubbliche in contrazione? Utilizzando la tecnologia e le opportunità che oggi offre (corsi on line, gamification, etc) per aumentare la produttività del mondo dell’istruzione. Infine, facilitando la transizione tra il mondo della scuola e quello del lavoro e cambiando l’attitudine delle persone nei confronti dell’apprendimento e dell’educazione. Oggi questo non deve più essere visto come un processo relativo alla fase degli studi ma come un processo di apprendimento continuo e costante per adeguarsi e rispondere al meglio alle richieste del mercato del lavoro, sviluppando una preparazione economico – finanziaria, creatività, capacità di problem solving ed utilizzo di nuove tecnologie.

Per millenni gli uomini hanno raccontato storie, alcune sono state inventate, altre narrano eventi realmente accaduti, che sono passati di generazione in generazione, favole, miti, leggende. La stessa storia dell’uomo è legata all’atto del raccontare e del trasmettere informazioni, conoscenze e saggezza, fino all’epoca moderna, la nascita di nuove forme di racconto e l’era digitale. Che possibilità ci offrono le nuove tecnologie nel campo dell’educazione? E, soprattutto, esiste un metodo per migliorare l’esperienza narrativa, per renderla più coinvolgente e affascinante, per approfondire l’immedesimazione e aumentare il suo valore didattico, emotivo ed educativo? La metodologia dello storytelling consiste nell’uso di procedure narrative al fine di promuovere al meglio valori e idee. La narrazione, infatti, ha un potenziale pedagogico e didattico, dalla quale possiamo trarne peculiarità educative e formative intendendole sia come strumento di comunicazione delle esperienze, sia come strumento riflessivo per la costruzione di significati interpretativi della realtà. Su questo metodo si basa il marchio TED (Technology Entertainment Design).

Nasce all’inizio del 1984 come singolo evento organizzato dall’associazione no-profit “The Sapling Foundation” in cui convergevano tecnologia, intrattenimento e design, diventando poi nel 1990 un appuntamento annuale che oggi copre quasi tutti gli argomenti, dalla scienza al mondo degli affari a questioni globali, in oltre 100 lingue. Le conferenze del TED si tengono sia nel Nord America, dove sono situate le due sedi principali di Vancouver e New York, sia in altri continenti come Europa ed Asia in cui intervengono speaker da ogni parte del mondo affrontando temi di carattere sempre diverso e declinato a seconda della tipologia di eventi. Nel corso degli anni infatti, oltre all’evento annuale, sono nati nuovi format per le conferenze come ad esempio il TEDGlobal caratterizzato da un taglio più internazionale, il TEDMED con un focus primario sulla salute e la medicina, il TEDWomen orientato alle tematiche relative all’universo femminile e i TEDx che risultano come eventi indipendenti e hanno come tratto distintivo la natura no-profit aiutando a condividere idee nelle comunità di tutto il mondo.

La sua missione è riassunta nella formula “ideas worth spreading” (idee che meritano di essere diffuse) e, infatti, le migliori conferenze generalmente sotto forma di brevi e potenti discorsi (18 minuti o meno) sono state pubblicate gratuitamente sul sito web del TED. Le lezioni abbracciano una vasta gamma di argomenti che comprende scienza, arte, politica, temi globali, architettura, musica e altri. La conferenza annuale di TED invita i migliori pensatori e creatori del mondo a parlare per 18 minuti. Il loro discorso è poi reso disponibile, gratuitamente, su TED.com. Gli speaker TED includono Bill Gates, Al Gore, Jane Goodall, Elizabeth Gilbert, Sir Richard Branson, Nandan Nilekani, Philippe Starck, Ngozi Okonjo-Iweala, Isabel Allende ed il Primo Ministro inglese Gordon Brown. L’impatto educativo, emotivo ed ispirazionale delle conferenze TED segue la prospettiva di life-long learning, sia in termini cognitivi che educativi. L’elemento autobiografico nello storytelling è fondamentale perché la realtà diventa una presupposizione, un indizio, una narrazione appunto che corrisponde ad un’interpretazione soggettiva.

Il punto di forza dello storytelling lo si trova soprattutto nei seguenti fattori: il carattere fortemente gratificante proprio di un approccio narrativo;

  • il fatto che esso offra un accesso più semplice a concetti astratti e complessi;
  • capacità propria del meccanismo narrativo, supportato da elementi multimediali, di generare processi ermeneutico – interpretativi e correlazioni concettuali significative;
  • la facilità di memorizzazione del racconto sul piano cognitivo.

Grazie allo storytelling, le persone si collegano in modo diverso alle storie facendo appello alle loro emozioni e promuovendo valori come l’empatia. Saulius Rosales, dottore in Scienze dell’educazione dell’Università di Alicante, in “Uso della storia digitale” afferma “L’applicazione di questa tecnica aumenta la motivazione, la creatività e dà forma alle abilità digitali.” L’obiettivo, come sottolinea Rosales, è quello di creare storie che ispirino. In campo educativo, la narrazione consente a chi ascolta di comprendere più facilmente argomenti complessi come l’immigrazione, la statistica, l’economia e la finanza. Che siano i tempi maturi per introdurre lezioni di 18 minuti?

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