Professionista e volontariato: Giampiero Peruzzi un tutor per il microcredito di libertà

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Professionista e volontariato: Giampiero Peruzzi un tutor per il microcredito di libertà

Emma Evangelista

Il lavoro del tutor è soprattutto un’azione di accompagnamento della persona all’educazione finanziaria ma è anche e soprattutto in alcuni casi una vera e propria missione, perché molte volte i tutor hanno a cuore la riuscita del progetto immedesimandosi nel soggetto beneficiario e contribuendo a quella che è la buona riuscita della progettualità e dell’idea stessa di impresa. In questo caso abbiamo intervistato il dottor Giampiero Peruzzi, tutor di UniGens, Associazione di volontariato di Unicredit, che si occupa grazie a un’attività di volontariato, di sostenere il sistema imprenditoriale mettendo a disposizione le proprie competenze maturate negli anni e la propria professionalità ed esperienza. Il dottor Peruzzi che è tutor di microcredito per un progetto particolare, come quello di microcredito di libertà, aiuta e sostiene la realizzazione di impresa e ci racconta quanto questo strumento del microcredito possa essere utile di questi tempi.

Mi racconti la sua storia, chi è e perché ha deciso di fare il tutor

Sono Giampiero Peruzzi, sono un dirigente in pensione di Unicredit e oggi sono volontario di UniGens che è un’associazione di volontariato costituita da ex dipendenti di Unicredit.

L’idea con cui è nata UniGens è quella di supportare tutte le categorie anche le più deboli per sviluppare l’educazione finanziaria e l’educazione imprenditoriale. Attualmente sto anche affiancando nel percorso Pcto le scuole per quanto riguarda proprio l’insegnamento dell’educazione finanziaria e l’educazione imprenditoriale. Nel contempo UniGens ha anche deciso di avviare un rapporto di collaborazione con l’Ente Nazionale per il Microcredito e quindi al nostro interno abbiamo valutato e deciso di fare un corso e alcuni di noi sono stati abilitati ad essere tutor per quanto riguarda le pratiche di microcredito.

Questa scelta è stata fatta fondamentalmente per aiutare le persone che magari non avevano la possibilità di ottenere finanziamenti perchè non avevano delle garanzie, ma avevano delle buone idee di imprenditorialità. Il mio percorso di studi è strettamente contabile: sono stato certificato Social Change Manager dal Politecnico di Milano e ho fatto un master in esg e finanza sostenibile.

Lei è un tutor esperto, cioè una persona che è in grado di accompagnare al finanziamento prima durante e dopo un neo imprenditore, piuttosto che un imprenditore che ha deciso di avvalersi di strumenti diversi per sostenere la sua impresa. Quante imprese è riuscito ad accompagnare, e soprattutto qual’è l’impresa che le ha dato più soddisfazione?

La nostra attività è iniziata da poco più di un anno, abbiamo iniziato con un progetto della regione Lazio, tramite Lazio Innova e in questa occasione abbiamo potuto conoscere vari progetti che avevano la necessità di essere accompagnati per verificare la sostenibilità della loro idea e poter concretamente sviluppare tutto quello che serviva per arrivare a capire se era anche sostenibile economicamente. Al momento sto accompagnando cinque realtà imprenditoriali, di cui due, si sono fermate per motivi legati alla non fattibilità dell’attività stessa da un punto di vista economico, perché chiaramente anche per noi è fondamentale far comprendere anche che stipulare un finanziamento non è opportuno quando poi non ci sono i requisiti per poter rimborsare, si creebbero ulteriori problemi a quelli che già l’imprenditore può avere. Quindi in totale sono cinque le pratiche che sto seguendo, di cui due del microcredito di libertà, un’ulteriore particolarità del microcredito.

Il tutor è il vero core di questo progetto e di tutte le progettualità di microcredito e microfinanza, quindi quello appena detto, il fatto di dover scoraggiare purtroppo alcune realtà, perché non ammissibili, fondamentalmente è la salvezza del microcredito, perché abbiamo imparato negli anni che, i finanziamenti che vengono portati a buon fine, resistono, appunto perché hanno un business plan sostenibile.

Quanto conta l’educazione finanziaria del soggetto e perché il tutor deve essere ben formato per poter formare, per poter aiutare, a suo avviso quanto è importante e lei come si è preparato? Quanto conta il rapporto umano?

Sicuramente, è fondamentale avere una cultura finanziaria e non soltanto imprenditoriale. Ho avuto la fortuna di incontrare, il primo progetto nell’ambito di Lazio Innova, che aveva oltre a noi come affiancatori per sviluppare l’idea dal punto di vista del business plan ecc..Anche tutta una serie di profesionisti che hanno aiutato le imprenditrici nei vari percorsi.

Nelle altre pratiche in effetti non ho trovato la stessa cosa e quindi mi è capitato di incontrare imprenditori che in alcuni casi non conoscevo nemmeno il business plan, quindi ho cercato nel modo più semplice possibile di fargli comprendere che è fondamentale per poter pianificare tutte le spese, tutte le entrate e per poter sostenere anche economicamente la propria idea. Facendo io anche l’educatore per la materia finaziaria e imprenditoriale è chiaro che bisogna prepararsi bene, avere una buona cultura economica in primis, però poi quello che serve credo che sia l’empatia con le persone che bisogna instaurare e procedere con termini magari più semplici, per far comprendere, anche magari con esempi pratici della vita reale, di cosa effettivamente stiamo parlando e come arrivare a realizzare un business plan nella sua completezza. Parlando poi anche di quello che può essere l’uso di un canvas, di un’analis swot e tutto quello che ne consegue, però ecco utilizzando sempre dei riferimenti sulla vita pratica, così almeno facilità coloro che non hanno determinate conoscenze su questi argomenti.

Lei mi ha parlato di empatia, quanto conta il rapporto umano in dei progetti particolari come quelli di microcredito di libertà? So che lei ha seguito in particolar modo delle pratiche di donne che provenivano da cav e che erano state purtroppo vittime di violenza. Come ci si comporta, qual è l’approccio del tutor?

È fondamentale l’empatia che si deve creare e instaurare in un certo rispetto del rapporto tra le persone. Ho avuto la fortuna di avere già tre pratiche di questa tipologia, che provengono da donne vittime di violenza. Con la prima abbiamo scelto proprio di inserire due persone nel contatto con l’imprenditrice, proprio per non creare un rapporto individuale che poteva forse inizialmente creare qualche difficoltà. Poi invece il rapporto è continuato decisamente nella maniera più empatica possibile e siamo riusciti anche a raggiungere l’obiettivo di far erogare il credito. Nelle altre due pratiche che stiamo invece portando avanti, anche qui il nostro metodo inizialmente è un contatto semplice, con una mail per fornire i nostri contatti per poi procedere con contatti telefonici e/o online fino ad arrivare all’incontro di persona, dopo aver appunto avuto modo di creare un pò di empatia.

Mi racconta di questo progetto che ha seguito, per le donne vittime di violenza?

Questo è un progetto sponsorizzato dalla Regione Lazio, “Scelgo di essere libera” di Lazio Innova, siamo stati chiamati come UniGens per affiancare queste imprenditrici che avevano fatto tutto un percorso e nel giorno in cui ci sono stati presentati questi progetti ho avuto modo di conoscere tutte le varie progettualità che avevano e le loro idee. Siccome oggi parliamo tanto di sostenibilità ed economia circolare, in particolare mi ha colpito tanto un progetto che riguardava la lavorazione di pelle di bufala e quindi la realizzazione di prodotti artigianali, mi ha veramente colpito, perchè in questo progetto c’erano tutti questi valori. Il prodotto è ecosostenibile in quanto utilizzano la concia vegetale che è ecologica, c’è un discorso di economia circolare in quanto viene riutilizzato un prodotto che altrimenti andrebbe nei rifiuti, e quindi nel Lazio questa è una particolare iniziativa artigianale che non aveva precedenti. Infine al suo interno aveva anche una compagine di socie tutte che provenivano da contesti di violenza. Questo mi ha subito colpito e me ne sono voluto occupare portando avanti il tutto con successo.

Lei come è venuto a conoscenza del microcredito e secondo lei qual è il valore del microcredito oggi per il tessuto economico locale e anche Nazionale?

L’attività di microcredito è un discorso di convenzione, di un rapporto che si è instaurato tra l’Ente Nazionale per il Microcredito e UniGens, associazione di cui faccio parte. Quindi tramite questi contatti al nostro interno ci siamo organizzati per chi di noi voleva procedere in questo ambito. Sicuramente è un ambito che mi piace perchè aiuta le persone là dove non hanno la possibilità di ottenere i prestiti ordinariamente non avendo garanzie è una di quelle cose su cui più mi dibatto perchè ci sono tante persone che hanno delle idee buone ma non hanno la possibilità di metterle in pratica. Questa è una cosa che mi ha appassionato e sto andando avanti con le pratiche che potranno arrivare. Il microcredito è fondamentale per quelle piccole imprese che altrimenti non avrebbero le possibilità per poter sviluppare la loro idee.

Secondo lei quale tipologia di azienda oggi ha più possibilità di fare successo?

Sicuramente le imprese sostenibili, quelle che ormai inseriscono al loro interno tutti questi concetti, che rientrano anche nei 17 obiettivi dell’agenda 2030. Sicuramente queste aziende potranno avere più chance rispetto ad altre.

Chi è per lei il tutor?

Un accompagnatore e sostenitore dell’idea imprenditoriale dell’imprenditore. È una persona che affianca e che cerca di consigliare l’imprenditore, come se fosse un socio della stessa impresa ma semplicemente con la finalità di portarlo a compimento e fargli comprendere se l’idea può avere successo economico.

Le tre qualità del tutor?

Empatia, professionalità e responsabilità.

Cosa pensa dell’Ente Nazionale per il Microcredito?

Ho avuto modo di conoscere varie persone, e devo dire che è un ente fondamentale per lo sviluppo delle piccole e medie imprese, soprattutto in quei settori dove altrimenti non avrebbero spazi di manovra.

Cosa pensa delle banche oggi?

Le banche oggi probabilmente non hanno più una concezione del cliente piccolo, anche loro hanno i loro problemi sono purtroppo legate a ridurre i costi e quindi probabilmentea mio avviso dovrebbero rivedere la loro politica aziendale.

Lei è un formatore, qual è la materia che renderebbe obbligatoria sin dalle scuole elementari?

L’educazione finanziaria aiuta a predisporre un certo modo di pensare e poi anche l’educazione imprenditoriale può essere di aiuto a far nascere degli imprenditori di successo, perché in Italia ne abbiamo sicuramente bisogno.

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