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INVESTIMENTO UMANO PER LE MADRI: IL MICROCREDITO SOCIALE MAMHABITAT
INVESTIMENTO UMANO PER LE MADRI: IL MICROCREDITO SOCIALE MAMHABITAT
Emma Evangelista - Direttore Microfinanza
La forza e la fragilità di una madre sono i volti di una persona che, in una società liquida e sempre più individualista, cerca sostegno per affrontare la quotidianità e spesso anche uscire da una marginalità economica e finanziaria in cui è relegata, specie nelle metropoli. Roma, in questo caso, è lo specchio di una società in cui le famiglie monogenitoriali fanno fatica ad affrontare la quotidianità e spesso a ‘sbarcare il lunario’. Ma una società che crede nel progresso deve necessariamente fare i conti con questa realtà.
In questo contesto esistono programmi e progetti per aiutare le donne e le famiglie a integrarsi in percorsi economici piuttosto che a provvedere alle necessità del menage familiare che rasenta la soglia di povertà. Il progetto Mamhabitat sviluppato in partecipazione tra l’associazione Nuova Arca Onlus, la BCC di Roma e l’Ente Nazionale per il Microcredito grazie alla gestione di un piccolo fondo di garanzia creato con risorse private ha dato vita a un fondo di microcredito sociale che finora ha aiutato tredici famiglie monogenitoriali di madri con bambini.
Una goccia importante in un mare di vite al limite in una città dove la soglia di povertà aumenta drasticamente ogni giorno. Il microcredito sociale proposto in questo progetto prevede un prestito fino a 5000 euro per le necessità contingenti. In questi giorni la convenzione del progetto è stata rinnovata e grazie alla oculatezza dei tutor che hanno seguito i beneficiari e alla volontà degli stessi che hanno onorato il prestito, il fondo darà credito ad altri soggetti aiutando la loro stabilità economica e familiare.
Dall’effetto leva, alla autorigenerazione del fondo, il sistema del microcredito sociale e, in questo caso del progetto Mamhabitat, basato sulla fiducia e sul credito concesso al singolo risulta essere ben integrato in una logica win win che vede lo Stato cooperare con le banche, il terzo settore e l’individuo stesso per una sussidiarietà che non diventa assistenzialismo e che esalta la forza di volonta e l’onorabilità della persona senza ridurla a parassita del sistema.
Di seguito raccontiamo con il Presidente della Fondazione Arca, Antonio Fionazzi Agrò, la genesi di questo progetto e gli sviluppi di Mamhabitat.
Un progetto nato dall’idea di aiutare un gruppo di mamme in difficoltà oggi cosa è diventato e dove vuole arrivare?
È un progetto felice a partire dal titolo perché Mamhabitat vuole restituire l’idea alla comunità di un tentativo di allestire ecosistemi sociali compatibili, sostenibili, accoglienti per una fenomenologia sociale dei nuclei monogenitoriali costituiti da mamma e bambini quelli che vengono detti i nuclei mamma-bambino che sono un’ampia gamma di espressione delle famiglie italiane. All’interno di questi nuclei c’è un numero molto alto di situazioni di grave svantaggio e grande povertà multifattoriale in cui si sommano varie difficoltà non solo di natura economica. La sofferenza economica è una conseguenza di altre criticità che poi portano all’impoverimento.
Mamhabitat è stato un tentativo di creare ecosistemi funzionali e funzionanti su più dimensioni e l’intervento di microcredito è uno di questi.
Entriamo nel cuore del progetto: un fondo di garanzia di 65000 euro che fino ad oggi ha permesso di aiutare quante famiglie e quante mamme?
In numero secco e brutale 13 nuclei in condizioni di povertà. Può sembrare un numero piccolo e magari può anche essere se confutato con il bisogno generale italiano e romano ma in realtà è un risultato importante, 13 nuclei con affidamenti di 5000 euro per ciascuno equivalgono all’interezza del fondo che abbiamo collocato in garanzia di 65000 euro. Siamo riusciti nell’arco del progetto a esaurire l’intera capacità e raggiungere un moltiplicatore molto prezioso e importante di una a due di moltiplicazione che ci consente di assitere finanziariamente altri 13 nuclei. È un numero prezioso su 2 versanti: prezioso come prototipo nel senso che con l’Ente Nazionale per il Microcredito quello che abbiamo fatto è stato prototipare un modello di intervento che non c’era è il primo fondo esplicitamente dedicato ai nuclei madre bambino e quindi è importante costruire insieme un modello un prototipo ed è un numero importante anche in termini di esiti, di questi 13 nuclei in fondo è come se avessimo avverato una teoria che cioè ai poveri si possono affidare denari si può prestare e non è vero che sono meno affidabili come normalmente il credito è orientato a ritenere, sui nostri 13 affidamenti 12 sono regolarmente in corso e non hanno manifestato sofferenza restitutiva.
Quindi il microcredito sociale funziona, ma qual è la reale necessità di una città come Roma?
Le accennavo il tema della monogenitorialità che è un tema emergente in italia, negli ultimi dati di censimento del 2021 questi nuclei erano formati da 2.700.000 persone ossia 4 nuclei su cento di quelli presenti in italia. A Roma i nuclei nel 2019 erano più di 187.000 cioè il 13,8% delle famiglie. Il punto è che l’incidenza della povertà relatva e assoluta morde molto di più su questa fenomenologia familiare per ragioni facilmente compresensibili, una famiglia di questo tipo è monoreddito e una famiglia in cui il genitore, la madre in 4 casi su 5 ha chiaramente vincoli lavorativi. L’intero carico di cura e di assistenza ai figli ricade sulle spalle della madre. Ci troviamo a volte a contatto con delle situazioni di nuclei che sono afflitti da complessità di altra natura, che hanno attraversato per esempio il trauma della violenza verso le madri assistita anche dai figli, quasi sempre sono nuclei su cui c’è un’attivazione dei tribunali a tutela dei minori, noi lavoriamo per preservare il legame familiare per evitare la separazione del minore da parte del genitore, il diritto fondamentale di un minorenne è crescere con le proprie figure genitoriali, ma il tipo di difficoltà di esperienze traumatiche da cui questi nuclei vengono, spesso è la violenza, è veramente importante spesso sono famiglie disaffiliate, noi diciamo sono 3 i drivers fondamentali e l’ENM ha lavorato su uno di questi: 1) l’accoglienza: si tratta di accogliere e proteggere; 2) il lavoro e quello che si porta dietro il tema dell’investimento su se stessi, l’ENM ha lavorato su questo aspetto; 3) l’accesso alla casa: Mamhabitat ha cercato di mettere insieme questi elementi in una logica di comunità perché i nuclei che abbiamo seguito hanno evidenziato una capacità restitutiva più alta rispetto al credito normale è perchè sono state messe in una dinamica relazionale di affiancamento di tipo comunitario c’era un’intera comunità che l’accompagnava.
Quante richieste avete avuto e qual è il valore del tutor in questo ambito?
Abbiamo seguito più o meno 60 richieste e ne sono state accolte 13, in questo processo di discernimento la figura del tutor è essenziale, nella parte di discernimento che viene fatto insieme alle persone. Tutte le persone sono state incontrate e con quasi tutte loro si è arrivati a comprendere se fosse il momento o no di ricevere il finanziamento. Il nostro è dal punto di vista normativo che si inquadra nel microcredito sociale non imprednitoriale, ma nell’ambito del microcredito sociale abbiamo deciso di dare un taglio molto particolare alla nostra esperienza perché la destinazione priviligiata del prestito era per l’investimento umano. I soldi affidati avevano uno scopo specifico: capacitare le persone, aiutare la donna a tornare a reinvestire su di sé non acquisire una linea di spesa familiare corrente ma avere un progetto su di sé, fare tutti quegli interventi di capacitazione che noi abbiamo alle spalle, ciascuno di noi ha una storia di reti a partire da quelle familiari che ci hanno capacitato; spesso però lavoriamo con persone che queste reti non le hanno avute. Il senso del microcredito è giocato sull’etimologia del nome, è credere, crediamo insieme che tu possa investire su di te. Quindi il taglio è stato di questo genere, in questo tipo di elaborazione il microcredito è uno strumento di progettazione personalizzata e in questo quadro di progettazione personalizzata il tutor formato dall’ENM che è anche un assistente sociale mette insieme due componenti: l’attenzione alla progettazione personalizzata orientata all’emancipazione sociale e la progettazione di tipo creditizio.
Cosa si vuol fare di questo progetto e come lo si vuole ampliare?
Dunque il nostro più sfrenato sogno non è di ingigantirci ma di moltiplicarci in termini orizzontali perché in altre città e contesti possa replicarsi e crediamo che l’efficacia del microcredito è anzitutto di carattere relazionale, è mediata dalla dinamica relazionale, quindi probabilmente funziona su numeri non grandissimi ma ragionevoli, una capacità di cura personalizzata si assesta su 20/30 persone beneficiarie all’anno perché questo diventi una massa critica significativa bisogna che non ci sia solo il microcredito Mamhabitat, ma ce ne siano altri anche in altri territori. Quindi il nostro sogno è che questo modello sia recepito e replicato in altri contesti e siamo disponibili ad affiancarlo. Per quanto riguarda il microcredito Mamhabitat, vorremmo proseguire sulla strada aperta allargando lo spettro all’altro grande tema dei nuclei monogenitoriali ovvero quello della casa, stiamo lavorando sul tema dell’affitto. A Roma si sta vivendo una crisi strutturale e congiunturale sul tema delle locazioni: strutturale perchè Roma è connotata da una carenza di edilizia agevolata e popolare, congiunturale perché l’effetto giubileo sta producendo un calo di propensione dei proprietari alla locazione ordinaria perché la redditività mordi e fuggi di tipo turistico è maggiore, lo dico con dolore perché il giubileo in termini biblici è il tempo di liberazione degli oppressi ed è doloroso constatare che ci stiamo preparando restringendo le opportunità per chi è in maggiore difficoltà, sul tema casa che c’è un grande tema di affidabilità o presunta affidabilità delle affittuarie, le persone spesso non sono disposte ad affittare casa a persone anche quando hanno un contratto indeterminato perché sono nuclei più fragili o donne straniere. Ci piacerebbe continuare a pensare al microcredito anche come strumento di garanzia per aumenatre la loro spendibilità sul mercato locatario ed è una possibile evoluzione da studiare. Credo che nell’immediato futuro continueremo sul solco che abbiamo finora percorso essenzialmente affidamenti per fare investimenti su se stessi. Abbiamo ancora un po’ di spazio finanziario perché abbiamo avuto una moltiplicazione per i buoni risultati del progetto. Abbiamo smentito il dogma che ai poveri non si possa prestare soldi.