Il Microcredito Di Libertà E Il Sistema Bancario a Servizio Della Persona

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Marco Paoluzi
Responsabile Area Credito Ente Nazionale Per Il Microcredito

IL MICROCREDITO DI LIBERTÀ E IL SISTEMA BANCARIO A SERVIZIO DELLA PERSONA

Il Progetto “Microcredito di Libertà per l’emancipazione delle donne che hanno subito violenza” nato per volontà del Ministero per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, è stato sviluppato nell’ambito del partenariato tra Dipartimento per le Pari Opportunità, Ente Nazionale per il Microcredito insieme ad ABI, Federcasse e Caritas Italiana, con l’obiettivo di contrastare il fenomeno della violenza economica attraverso gli strumenti della microfinanza.

La violenza economica si riferisce ad atti di controllo del comportamento della donna in termini di uso e distribuzione del denaro, con la costante minaccia di negare risorse economiche, ovvero attraverso l’esposizione debitoria, o ancora impedendole di avere un lavoro e un’entrata finanziaria personale e di utilizzare le proprie risorse secondo la sua volontà.

L’abuso economico trova infatti tra i suoi indicatori: la minaccia di negare ai membri del nucleo familiare risorse economiche, l’impedire di cercare o mantenere un lavoro, un’entrata finanziaria personale, un proprio conto corrente, una propria carta di credito, un proprio contratto telefonico, una propria automobile oppure vietando di utilizzare le proprie autonome risorse secondo la propria volontà o per esigenze personali.

La donna posta in uno stato di soggezione economica è costretta a dipendere e richiedere le risorse necessarie per le spese quotidiane e a giustificarne ogni utilizzo esponendosi a quotidiani ricatti psicologici. La vittima economicamente e psicologicamente dipendente dal violento, non autonoma e ormai esclusa dal mondo del lavoro, subisce non vedendo vie di uscita. Il violento arriva a esercitare un CONTROLLO TOTALE, non più solo economico, ma anche psicologico, perché ogni aspetto della affermazione della propria individualità e personalità ha un risvolto economico ed ha un costo che la vittima non può sostenere autonomamente.

Numerosi sono gli interventi introdotti per contrastare questo particolare forma di violenza, sia a livello locale e regionale, sia nazionale tra i quali citiamo ad esempio il reddito di libertà che a differenza del microcredito di libertà si sostanzia in un sussidio che viene riconosciuto mensilmente alla donna vittima di violenza per sostenere il suo fabbisogno economico.

Un sussidio appunto, giacché la quasi totalità degli interventi per le fasce più marginali del bisogno viene assistito tramite sussidi. Un reddito dilazionato per un tempo determinato o una donazione destinata a sostenere la persona o la famiglia nel corso del suo stato di indigenza.

Inserire il microcredito in questo perimetro, a fianco di altri strumenti di welfare tradizionale ha rappresentato un segnale importante da parte del Dipartimento delle Pari Opportunità, che ha voluto mettere a disposizione un set di interventi finanziari che, per loro natura, hanno il loro ambito di efficacia nei confronti di coloro che sono in grado e vogliono emanciparsi dallo stato di bisogno, assumendo la responsabilità di restituire il finanziamento e l’impegno di gestire correttamente le proprie risorse economiche.

Chiedere una restituzione, significa concedere fiducia e credere nella capacità di una restituzione; ricevere un prestito anziché un «dono» modifica la percezione di sé; investire una persona di un’aspettativa conferisce maggior senso di autostima e considerazione di sé come capace e meritevole.

L’aspettativa altrui evoca quindi il desiderio di non deludere, per confermare anche ai propri occhi la correttezza del giudizio positivo e dell’aspettativa di cui si è stati oggetto.

Questo è il centro della scelta del microcredito come strumento di contrasto alla violenza economica, un finanziamento utile a rilanciare la propria vita attraverso un percorso di riabilitazione che passa per un processo di assistenza, rivolta a migliorare le capacità di gestione finanziaria o imprenditoriale della persona, quello che viene spesso definito empowerment e che nel microcredito si sostanzia nei servizi di tutoraggio fino ad arrivare all’assistenza successiva al finanziamento che, sempre nel mondo della microfinanza viene definito monitoraggio.

Un nuovo paradigma per il mondo del welfare che rappresenta anche un cambiamento di passo culturale; non più solamente assistenza destinata a sostenere l’individuo nella sua condizione di indigenza ma uno strumento che lo coinvolga attivamente in un processo che lo vede al centro di un percorso di riabilitazione finanziaria e, di conseguenza, sociale.

Il cambiamento di approccio culturale naturalmente riguarda tutti gli attori che sono coinvolti nel Progetto Microcredito di Libertà, a partire dai Centri Anti Violenza, soggetti cardine di questa iniziativa. A loro è demandato il compito di indirizzare le eventuali richieste di assistenza verso questo genere di risposta e inizialmente hanno visto con diffidenza l’inserimento di uno creditizio tra gli strumenti in loro dotazione. Una diffidenza che è stata nel corso delle attività di affiancamento e formazione fornita dall’Ente Nazionale per il Microcredito in gran parte superata fino ad ottenere una buona condivisione sull’efficacia di questi strumenti.

Anche il mondo bancario, altro soggetto centrale di questa iniziativa, è stato chiamato a condividere un nuovo concetto di sostenibilità finanziaria in un mondo, quello della finanza appunto, regolato da rigidi schemi di valutazione del merito creditizio volti anche alla salvaguardia del sistema bancario e dei loro investitori e risparmiatori. Un percorso facilitato certamente dalla partecipazione sia di ABI che di FEDERCASSE le due associazioni rappresentative del modo delle grandi banche e del credito cooperativo che, come partner di Progetto, hanno collaborato a stretto contatto con l’Ente Nazionale per il Microcredito per definire le regole di uno strumento innovativo come quello del microcredito di Libertà, sia per la misura sociale che imprenditoriale.

Grazie alla loro stretta collaborazione è stato possibile realizzare uno strumento finanziario che va oltre le regole tradizionali del credito e anche oltre i limiti stessi del microcredito ordinario, consentendo di raggiungere anche quei soggetti che altrimenti rimarrebbero comunque esclusi. Parliamo ad esempio delle persone che hanno segnalazioni nelle centrali di rischio bancarie, spesso incolpevoli, in particolar modo presenti nella vita delle donne vittime della violenza economica. Segnalazioni che inibiscono la persona dal poter accedere a qualsiasi forma di finanziamento sull’intero circuito bancario nazionale.

Ricordiamo che la violenza economica significa anche non fornire spiegazioni su documenti di cui si chiede la firma o la si pretende, in alcuni casi si falsifica la firma su contratti, documenti vincolanti, intestazione di utenze, intestazione di partite iva per interposizione fittizia di esercizio di impresa in nome altrui, intestazione di beni mobili, assicurazioni moto e auto, intestazioni di beni immobili celandone i rischi debitori e/o le motivazioni, in alcuni casi con finalità di elusione o evasione fiscale.

Questo eccezionale risultato è stato raggiunto grazie alla realizzazione di un Fondo di Garanzia dedicato al Microcredito Sociale, forma di microcredito dedicato alle persone e non alle imprese, attraverso la disciplina di uno speciale regolamento che consente agli istituti finanziari aderenti all’iniziativa di assistere le richiedenti con uno strumento finanziario costruito intorno alle loro specifiche esigenze e alle loro particolari fragilità, in un percorso che non le espone a tutti quei rischi che normalmente sono collegati al finanziamento.

Anche per il microcredito dedicato alle attività imprenditoriali si è cercato di andare oltre. In questo specifico caso non è stato costituito uno strumento di garanzia specifico, come nel caso del microcredito sociale ma, efficientando il budget disponibile, è stato utilizzato il fondo di garanzia dello Stato dedicato alle PMI e gestito da Medio Credito Centrale. Lo strumento così realizzato pur non consentendo di spingerci oltre i limiti consueti del microcredito per le imprese, ad esempio non possono essere superate le segnalazioni nelle centrali di rischio bancario, ha comunque trovato la grande disponibilità delle banche aderenti che per loro scelta hanno voluto condividere l’importante obiettivo sociale ed etico che il Progetto si prefigge, fornendo la disponibilità ad adattare i loro rigidi sistemi di valutazione a proposte di finanziamento basate esclusivamente sulla forza dell’idea imprenditoriale e sulla determinazione di chi la presentava.

Gli istituti finanziari aderenti al progetto sono fino ad oggi 24 alcuni dei quali hanno fatto richiesta di partecipazione molto recentemente. Tra loro troviamo sia grandi istituti che piccole BCC e perfino un Consorzio di Garanzia 106, tutti uniti dal comune denominatore di voler fornire il proprio contributo al contrasto alla violenza di genere.

Unicredit; Deutsche Bank; Banco di Sardegna; Fidimed (Confidi); Banca Agricola Popolare di Ragusa; 15 BCC gruppo ICCREA e 4 BCC gruppo CASSA CENTRALE. Un’adesione importante che sottolinea la volontà del sistema finanziario italiano di fare la loro parte, anche quando, come in questo caso, non solo non si guadagna nulla ma si perdono perfino i costi di gestione.

Certamente la visibilità che il loro coinvolgimento comporta può essere stato determinante alla loro partecipazione, come del resto la recente esigenza di dover rendicontare le attività di carattere ambientale, sociale e di governance (ESG) sulla base della nuova Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), una norma comunitaria che mira a modernizzare e rafforzare le disposizioni sulle informazioni di sostenibilità.

Introdotta come parte del Pacchetto Finanza Sostenibile della Commissione Europea, la CSRD richiede a un crescente numero aziende, tra le quali anche gli istituti finanziari, di adottare uno strumento di rendicontazione specifico per le questioni ambientali, sociali e di governance. Lo scopo primario è migliorare la trasparenza e l’informativa sulla sostenibilità, ponendo maggiore accento sull’importanza delle informazioni ESG nella considerazione dell’affidabilità e dei rischi di una determinata azienda.

Ma questo rinnovato slancio verso le tematiche sociali non spiega del tutto il successo dell’iniziativa, giacché nella nuova rendicontazione CSRD le tematiche sociali non beneficiano di un sistema classificatorio definito, a tutto vantaggio delle tematiche relative all’ambiente.

Molto all’ora devono avere contribuito le persone. Le donne e gli uomini ai vertici degli istituti fino a quelli nelle filiali sparse sul territorio.

Da loro è venuta la chiara volontà di utilizzare la propria professionalità per dare una mano, per rendersi finalmente utili non soltanto al raggiungimento degli obiettivi di bilancio della propria banca ma anche per contribuire al benessere della propria collettività. Impegnare sé stessi per aiutare le persone è un istinto che riguarda ciascuno di noi ma soprattutto nei sistemi produttivi legati a rigidi protocolli, questa propensione trova spazi molto limitati.

Questo del resto non sorprende. Fin dall’inizio nel progetto Microcredito di Libertà hanno aderito come tutor di microcredito per l’impresa e come docenti dei corsi di formazione all’educazione finanziaria e all’imprenditorialità una rete di ex bancari appartenente all’Associazione UniGens, formata da ex dirigenti come Dario, che offrono gratuitamente la loro lunga esperienza e il loro tempo per assistere le persone ad acquisire una maggiore conoscenza e consapevolezza sulle tematiche relative al mondo della finanza.

Nel corso delle attività di comunicazione sono stati organizzati eventi e seminari per diffondere la conoscenza degli strumenti del Microcredito di Libertà grazie all’entusiasmo ed alla professionalità di persone come Luisa o Federica, che si occupano della comunicazione delle relazioni istituzionali.

Durante questi incontri si sono susseguiti top manager come Giordano o Annalisa che hanno espresso visibilmente la loro partecipazione e condivisione personale al comune sforzo di mettere a disposizione un’alternativa alla violenza economica.

Perfino gli uffici crediti, tempio asettico della valutazione del merito creditizio, hanno accolto positivamente il nuovo approccio contribuendo direttamente ad adattare i loro schemi procedurali e informatici “martellandoli”. Espressione usata da Alberto per rappresentare figurativamente lo sforzo, forse anche liberatorio, di piegare le rigidità dei processi di valutazione.

Oppure ci sono stati casi come quello di Giuseppe, che pur avendo un importante ruolo di coordinamento nel suo istituto, è intervenuto personalmente per facilitare e velocizzare l’accesso al finanziamento di una richiedente che aveva incontrato difficoltà per la presentazione della richiesta presso la filiale. Ora si sentono spesso telefonicamente.

E poi ci sono Lucia, Marco, Vittoria, Alessandro e Karen che dalle filiali hanno dato il loro contributo in termini non soltanto di efficienza ma soprattutto di umanità e attenzione, ricevendo la richiedente in maniera discreta, mettendo a disposizione le loro stanze e rimanendo oltre l’orario di lavoro per terminare la documentazione necessaria alla richiesta di finanziamento.

Il risultato è stato quello di umanizzare il sistema bancario grazie certamente alle varie componenti; quello dell’immagine, il necessario adeguamento alle normative europee ma soprattutto alla volontà delle persone che in queste strutture si sono lasciate coinvolgere dall’entusiasmo di potersi rendere utili.

Il credito inclusivo, da sempre obiettivo principale del microcredito con il Microcredito di Libertà ha raggiunto pienamente i suoi obiettivi, riuscendo perfino a “martellare” le regole del credito tradizionale affinché potesse flettersi alle esigenze delle persone.

Non rimane che augurarci di poter seguire questo modello per estenderlo a tutte le forme della microfinanza, facendo tesoro dell’importanza di coinvolgere tutti gli attori di questo processo a cominciare dalle persone.

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