U-NIKE, UN PROGETTO PER LE DONNE INTERVISTA A VANESSA ORTOLANI FONDATRICE DI U-NIKE PER L’EMPOWERMENT FEMMINILE

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Nell’ambito dei finanziamenti di microcredito, abbiamo deciso di raccogliere la testimonianza di un beneficiario particolare: La dott.ssa Vanessa Ortolani, esperta di management che insieme a due socie ha avviato una attività di formazione dedicata al mondo dell’empowerment femminile

La società “U-Nike” di Milano, si occupa di formazione nel campo dell’empowerment femminile. Qual è la mission della Sua società? Quali sono gli obbiettivi che questa società vuole raggiungere?

La nostra società si chiama U-Nike, per sottolineare il fatto che ognuno di noi è unico, è scritto in questo modo per richiamare la Dea della Mitologia Greca. Il nostro obiettivo è quello di perseguire l’empowerment femminile perché le nostre attività sono dedicate al pubblico femminile, empowerment non solo dal punto di vista della crescita personale o degli aspetti prettamente psicologici legati al miglioramento di se, che comunque è un argomento trattato da diverse piattaforme, ma essere un pò più specifici, anche negli aspetti pratici della vita quotidiana. Noi vorremmo legare la nostra esperienza anche ad aspetti di tipo legale o professionale dal punto di vista pratico, quindi quelle che possono essere le conseguenze su alcune scelte che si fanno nel corso della propria vita. Un altro aspetto fondamentale sul quale vorremmo focalizzarci è quello dell’indipendenza economica della donna, perché spesso le donne che rimangono incinte sono costrette a lasciare il lavoro e si ritrovano senza un’occupazione e senza una indipendenza economica, costrette dunque a dipendere dal proprio partner. Questo ovviamente genera delle problematiche individuali, non si è più liberi di fare alcune scelte. L’indipendenza economica è un punto determinante per il Ministero delle Pari Opportunità, in alcuni programmi che sono già stati finanziati in Italia. Essendo io il manager di una multinazionale assicurativa italiana, mi sto dedicando in particolar modo anche a questa nuova attività, ossia aiutare le donne che sono in difficoltà a livello professionale.

Ancora oggi le donne vengono spesso ingabbiate in ruoli prefissati. Le Nazioni Unite ci indicano che la forza delle donne è un presupposto fondamentale per la crescita della nostra società, questa è una strada che serve soprattutto per raggiungere quella parità di genere che spesso e volentieri viene decantata ma che poi nel concreto impiega molto tempo ad essere applicata. Come siete venuti in contatto con l’Ente Nazionale per il Microcredito? Qual è il rapporto con l’Ente?

Io già conoscevo quali erano le possibilità di finanziamento, facendo poi delle ricerche sul web sono venuta a conoscenza dell’Ente Nazionale per il Microcredito ancora prima che saltasse alla cronaca in seguito alla pandemia. Mi sono rivolta ad un tutor molto bravo che ci ha aiutato molto, supportandoci non solo dal punto di vista degli strumenti per arrivare ad ottenere il finanziamento ma anche nella costruzione del business plan. Il tutor mi ha elencato tutti gli step necessari per ottenere il finanziamento e quindi dopo averli percorsi tutti ed aver fornito tutti i documenti necessari, ci siamo rivolte alla banca ottenendo così il finanziamento.

È stato difficile questo percorso? Complicato o burocraticamente imperfetto? Ci racconta nel dettaglio la Sua esperienza con il tutor ed una Sua valutazione su questo percorso?

Un percorso diciamo non esattamente agevole o fluido, c’è un po’ di burocrazia soprattutto nella compilazione dei moduli, ma grazie all’aiuto del tutor, che è fondamentale, si riesce a fare tutto. Una società appena costituita che deve affrontare le prime spese, deve poter contare su un tempo inferiore. Io ho iniziato la pratica a fine giugno ed il credito è stato erogato a fine settembre. La prima fase della pratica spetta ovviamente a noi utenti, più veloci siamo a compilare i moduli e prima la pratica viene istruita, dopo è tutto in mano alla burocrazia all’interno della banca. Parliamo ovviamente di tempi tecnici necessari per la valutazione creditizia.

Ha accennato al difficile momento che il nostro Paese, ma anche il resto del mondo, sta vivendo a causa della pandemia, ci ha accennato alla digitalizzazione messa in pratica nella vostra azienda… Cosa ne pensa di questi cambiamenti? Del fatto che anche nel vostro caso siete stati costretti ad eliminare la parte live per dedicarvi ad una piattaforma digitale… Può essere quella della digitalizzazione una strada che può essere percorsa per sviluppare il proprio business o svolgere determinati tipi di attività?

Per la mia esperienza credo che la digitalizzazione sia fondamentale per raggiungere certi tipi di clientela, che con operazioni fisiche non sarebbero raggiungibili, sia per quanto riguarda il mondo della formazione sia per quanto riguarda la vendita di prodotti fisici. Da un punto di vista dei pregi la digitalizzazione ti permette di raggiungere clientele che fino a quel momento non era possibile raggiungere. Dall’altro lato ci sono ovviamente alcuni aspetti negativi, il primo è la barriera tecnologica che in questo momento presenta, per tutta una serie di generazione di imprenditori, delle problematiche, perché nella maggior parte dei casi non si sa a chi rivolgersi per farsi aiutare e considerato che ormai sul mercato la scelta è molto ampia è difficilissimo scegliere il fornitore migliore o quello più adatto al tuo tipo di business. Nel nostro caso, siamo tre socie donne, io mi occupo della parte strutturale, finanziaria e organizzativa, una si occupa del digital marketing e della piattaforma, perché esperta in quel settore, la terza si occupa delle vendite. Quindi abbiamo al nostro interno già l’expertise per fare questo, ci manca solamente la parte inerente alla realizzazione che è quella che si fa attraverso fornitori esterni. Ovviamente poi bisogna fare i conti con i costi da sostenere, ci sono comunque dei bandi e quindi il mio suggerimento è quello di rivolgersi anche in questo caso a bandi pubblici per ottenere dei finanziamenti. Il tema fondamentale in questo momento è quello temporale, mentre la digitalizzazione è una attività molto veloce, perché dopo la fase di creazione delle piattaforme necessarie, poi le procedure di vendita o comunque quelle legate alla propria attività diventano molto veloci, dall’altra parte l’ottenimento dei finanziamenti è una attività molto lunga e molto dispendiosa dal punto di vista del tempo, quindi se nel frattempo un imprenditore volesse cominciare a utilizzare delle piattaforme si troverebbe davanti al problema di finanziare in tempo questo tipo di infrastrutture. C’è uno scollamento in questo momento tra quello che il mercato imprenditoriale vorrebbe fare o ha necessità di fare e l’aiuto che l’ente pubblico può dare. Non parlo di disponibilità economiche o di badget in generale, ma proprio nell’essere veloci ad evadere le richieste dal momento della presentazione della domanda a quella dell’ottenimento dei fondi per strutturare la propria attività.

Oggi, in tanti quando sentono parlare di microcredito a volte rivolgono il loro pensiero ad un “piccolo prestito”, altri invece vedono nel microcredito quello strumento di politica economica in grado di aiutare lo sviluppo di un territorio, di dare l’opportunità a chi vuole fare impresa e viene definito non bancabile. Un Suo pensiero sul microcredito, su questo strumento e su come ha impattato nel mondo dell’impresa?

Per me il microcredito è uno strumento fondamentale, se pensa che tutti i progetti per l’empowerment femminile nel terzo mondo sono finanziati attraverso il microcredito, si capisce quale sia la sua importanza. I capitali per poter mettere su una attività sono utili e necessari e considerando che non tutti quelli che vogliono fare impresa hanno capitali già stanziati alle proprie spalle, se ne deduce che è uno strumento molto utile soprattutto per chi ha già una idea di impresa, un progetto valido e vuole cominciare. Forse ci sarebbe bisogno di un po’ di pubblicità in più, perché in tanti forse pensano che il percorso per ottenere il finanziamento è molto complesso, mentre per me è stato semplice, soprattutto grazie al tutor. Se potesse essere esteso credo sia uno strumento fondamentale per il riavvio del nostro Paese che può e deve partire dalle piccole e micro imprese.

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