EDUCAZIONE FINANZIARIA NELL’ERA DIGITALE MODELLI E ANALISI COMPARATIVA

Print Friendly, PDF & Email

Abstract

L’educazione finanziaria non va considerata una competenza accessoria per i cittadini e le imprese, né una competenza riservata ai soli specialisti, ma un diritto e una necessità per tutti, tanto che le istituzioni, le scuole e le famiglie dovrebbero vederla come una priorità strategica. I dati mostrano che il gap di competenze finanziarie è ancora ampio in Italia e nel mondo. In Italia, in particolare, si rileva un insufficiente livello su vari indicatori di conoscenza, comportamento e atteggiamenti finanziari e un livello di autovalutazione basso da parte della maggioranza dei cittadini. Oltretutto, il fenomeno della trasformazione digitale sta cambiando radicalmente la natura dell’educazione finanziaria, che non può più limitarsi alla conoscenza dei concetti di base, ma deve includere anche competenze digitali applicate alla finanza, che vanno oltre la tradizionale “alfabetizzazione” e delineano la cosiddetta “financial digital literacy”, ridisegnando l’intero ecosistema educativo. Per comprendere se le iniziative di educazione finanziaria producono i risultati attesi o rimangono solo buone intenzioni è cruciale mettere in atto un efficiente e ben progettato sistema di misurazione dell’impatto, che non serva solo a valutare i risultati, ma diventi uno strumento di apprendimento collettivo che permette di migliorare continuamente i programmi, di orientare i finanziamenti verso gli interventi più efficaci, di rafforzare la fiducia dei cittadini e di rendere l’educazione finanziaria un pilastro stabile delle politiche pubbliche. Il Mese dell’Educazione Finanziaria può essere l’occasione per lanciare queste raccomandazioni ai diversi soggetti pubblici, privati e del terzo settore interessati al problema dell’educazione finanziaria: dai policy maker, alle scuole e università, dalle imprese, al terzo settore, ai media e ai cittadini stessi.

Educazione finanziaria: una competenza strategica

L’educazione finanziaria rappresenta una delle competenze fondamentali per affrontare con consapevolezza le sfide della vita quotidiana e per garantire stabilità economica a livello individuale e collettivo. Viviamo, infatti, in una società in cui le decisioni economiche incidono in maniera sempre più diretta sul benessere delle persone: dall’accensione di un mutuo, alla gestione di un conto corrente, dall’uso responsabile delle carte di credito fino alla pianificazione previdenziale per la vecchiaia. In assenza di conoscenze finanziarie adeguate, le famiglie e le imprese rischiano di compiere scelte poco oculate, accumulando debiti insostenibili, cadendo vittime di frodi o non riuscendo a cogliere opportunità di risparmio e investimento. Non si tratta di acquisire soltanto conoscenze tecniche, ma anche un vero e proprio “atteggiamento mentale” che aiuti a sviluppare senso critico, capacità di valutazione e una maggiore responsabilità nelle decisioni economiche.

Dal punto di vista sociale, l’educazione finanziaria contribuisce anche alla riduzione delle disuguaglianze. Infatti, le persone con minori competenze economiche sono più vulnerabili a situazioni di esclusione, indebitamento e precarietà, mentre chi possiede una maggiore alfabetizzazione finanziaria riesce ad accedere più facilmente al credito, a programmare investimenti in istruzione e formazione e a garantire una maggiore sicurezza economica alle future generazioni. Non meno importante è l’impatto esercitato dall’educazione finanziaria sulle imprese. In particolare, micro e piccoli imprenditori con solide basi economiche sono in grado di pianificare meglio i flussi di cassa, valutare correttamente i rischi, rapportarsi con il sistema bancario e finanziario in maniera più efficace e questo si traduce in maggiore competitività, capacità di innovazione e crescita sostenibile.

L’educazione finanziaria non va considerata una competenza “accessoria” per i cittadini e le imprese, né una competenza riservata ai soli specialisti, ma un diritto e una necessità per tutti, tanto che le istituzioni, le scuole e le stesse famiglie dovrebbero vederla come una priorità strategica, al pari dell’educazione civica e digitale. Proprio in questa linea si inserisce l’ottava edizione del Mese dell’Educazione Finanziaria, l’iniziativa annuale promossa dal Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria (Comitato Edufin), il cui slogan è “Educazione finanziaria: oggi per il tuo domani”, un invito a investire tempo nella formazione sulla finanza, per prendere decisioni più consapevoli e acquisire una maggiore preparazione di fronte a eventuali imprevisti.

Lo stato dell’educazione finanziaria

A livello globale, i dati mostrano che il gap di competenze finanziarie è ancora ampio: una delle ricerche più note — lo S&P Global FinLit Survey, condotta da S&P/GFLEC su centinaia di migliaia di intervistati — rileva che solo circa un terzo degli adulti nel mondo è “finanziariamente alfabetizzato”. Le competenze più elevate si registrano nei paesi sviluppati dove, tuttavia, esistono forti disuguaglianze interne: donne, persone con basso livello di istruzione e fasce di reddito più basse tendono ad avere livelli di alfabetizzazione finanziaria significativamente inferiori. In Europa, i livelli medi sono più elevati rispetto alla media globale, ma permangono differenze importanti tra Stati membri. I Paesi scandinavi e alcuni Paesi dell’Europa nord-occidentale registrano i più alti indici di alfabetizzazione finanziaria, mentre molti Paesi del Sud e dell’Est presentano risultati più deboli e anche con riferimento alla componente giovanile viene registrata una diffusa difficoltà a risolvere problemi finanziari complessi.

L’Italia è spesso indicata “sotto la media” rispetto ad altri Paesi europei in termini di alfabetizzazione finanziaria. Le principali fonti nazionali sono rappresentate dalle indagini triennali della Banca d’Italia (IACOFI) condotte con metodologia OCSE/INFE, l’ultima delle quali (2023) include anche le competenze finanziarie digitali. In sintesi, i risultati di tale indagine evidenziano:

  • un livello generale contenuto su vari indicatori di conoscenza, comportamento e atteggiamenti finanziari;
  • un livello di autovalutazione basso da parte dei soggetti intervistati;
  • competenze digitali finanziarie misurate con un punteggio medio pari a circa 4,4 su 10, con forti differenze per livello di istruzione e fascia d’età (più alte tra 35–64 anni).

Guardando ai comportamenti, i giovani in Italia sono attenti in particolare alla sostenibilità delle spese correnti e al rispetto delle scadenze di pagamento, ma hanno una bassa propensione a pianificare il futuro, ad esempio investendo in fondi pensione. Inoltre, una particolare sensibilità dei giovani viene avvertita riguardo alla protezione dell’ambiente e, a tale sensibilità, si accompagna una conoscenza abbastanza diffusa dell’esistenza della finanza sostenibile. Più dell’80% dei giovani intervistati dalla Banca d’Italia si tiene aggiornato sui temi economici e finanziari principalmente attraverso i social media, la televisione, siti web o riviste specializzate.

Print Friendly, PDF & Email
© 2019 Rivista Microfinanza. All Rights Reserved.