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Patchwork: ovvero la moltitudine del Microcredito
Le diverse forme di microcredito micro finanza si adattano a quelle 1000 sfaccettature che assume oggi la povertà diffusa e che tentano di governare processi rendi indirizzandoli verso attività produttive che possano essere utili alla persona e al Paese. Secondo i dati del Rapporto Caritas sulla povertà in Italia, il fenomeno dell’emarginazione sociale finanziaria delle persone senza occupazione o con una bassa scolarizzazione incide in modo significativo sulla povertà. Infatti dal Rapporto emerge in modo preoccupante la crescita della povertà tra coloro che possiedono un impiego: «Complessivamente tocca l’8% degli occupati (era il 7,7% nel 2022) anche se esistono marcate differenze in base alla categoria di lavoratori; se si ha una posizione da dirigente, quadro o impiegato l’incidenza si attesta al 2,8% (dal 2,6% del 2022), mentre balza al 16,5% (dal 14,7% del 2022) se si svolge un lavoro da operaio o assimilato. (Rapporto della Caritas “Fili d’erba nelle crepe. Risposte di speranza 2024”) I progetti che l’Ente Nazionale per il Microcredito ha ingegnerizzato per poter contribuire a combattere il fenomeno di questa emarginazione sono molteplici: si va da progetti di educazione finanziaria per entrare nelle scuole e offrire ai ragazzi skill che possano aiutarli a capire che esiste la possibilità di intraprendere seguendo le proprie inclinazioni scolastico-personali, o al tempo stesso rendere coscienti di quello che significa creare un’impresa e confrontarsi con un mondo burocratico ed economico che spesso è oscuro. I progetti per le donne che si trovano a un bivio nella loro vita e possono decidere di crearsi un’indipendenza economica attraverso l’avvio di un’attività. I progetti di microcredito ordinario per coloro che vogliono diventare imprenditori ma che non hanno garanzie reali e dove lo Stato interviene offrendo supporto e materiale, attraverso le garanzie dei fondi PMI, e immateriale ossia attraverso l’opera di tutoraggio compiuta dai professionisti esperti indicati nell’elenco tenuto dall’ENM. C’è poi un mondo della piccola e media impresa che corre veloce ed è quello che vuole sviluppare attività digitali, che si muove attraverso la rete e che vuole aggregarsi per aggredire nuovi mercati nella quinta dimensione dello spazio ossia attraverso le competenze Cyber. Anche qui vi sono dei progetti che possono sostenere l’impresa grazie alle capacità di sicurezza e ingegnerizzazione, dei processi che possono aiutare le poche competenze ancora diffuse. Vi sono dei progetti di cooperazione che passano attraverso la conoscenza di un mondo di flussi migratori e di statistiche demografiche che è fatto di persone con le quali è necessario avere un confronto diretto per generare impatto sul territorio, ma soprattutto per sostenere quella finanza etica che aiuta l’integrazione e lo sviluppo. Tutto questo passa attraverso un’economia sociale e di mercato che si fonda sulla prossimità, sul territorio sul recupero delle nostre aree locali, le piccole comunità, la piccola media impresa che ha fatto grande il nostro Paese nel dopoguerra. Il microcredito è dunque un patchwork di vite, situazioni, economie che passa attraverso il discernimento umano e gli strumenti delle nuove tecnologie è fondamentale, e resta statale il rapporto B2B tra l’individuo che vuole realizzare la propria idea e il Tutor che lo instrada in modo professionale attraverso i gangli della burocrazia e dell’economia per arrivare a realizzare un’impresa che sia sostenibile. Il microcredito è di per sé dunque un progetto di sostenibilità completo che potenzialmente rivendica in sé i criteri di circolarità ambientale, sostenibilità, e governance, tanto cari alle grandi imprese che chiedono certificazioni per una filiera ancora non adeguata e che può essere fondamentale per ottenere un grande rating e finanziamenti industriali dall’Europa che guarda all’Agenda 2030. Ma lungi da questo essere il Microcredito un’operazione di mero Greenwashing lo dimostrano i fatti, lo dimostrano le persone.