Popoliamo l’Italia di Unicorni

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Popoliamo l’Italia di Unicorni

Emma Evangelista – Direttore Microfinanza

Il sogno dell’ultimo millennio per le economie mondiali e i mercati del vecchio continente fa riferimento all’esplosione della new economy generata dalle imprese nate nell’incubatore della Silicon Valley. Emulare il ‘sogno americano’ e creare le nuove Apple, Google, Microsoft etc. è l’obiettivo che, con un congruo ritardo di mezzo secolo, si apprestano a realizzare gli startupper nostrani. Il sogno di creare aziende unicorni, termine mutato dalle leggende, coniato nel 2013 da Aileen Lee, fondatrice di Cowboy Ventures, e utilizzato per descrivere le società tecnologiche valutate più di 1 miliardo di dollari, diventa un obiettivo seducente per le piccole e grandi aziende che tentano la scalata al successo. L’Italia è un Paese di grandi sogni e opportunità, ma soprattutto è la nazione costruita sul tessuto economico strutturato dalle piccole e medie imprese che rappresentano il 95% del Pil. La Commissione Europea definisce infatti le Piccole e Medie Imprese come realtà aziendali che hanno le seguenti caratteristiche: meno di 249 addetti, un fatturato annuo che non supera i 50 milioni di euro o un totale di bilancio annuo che non supera i 43 milioni di euro. Su 4,4 milioni di imprese attive in Italia, le microimprese con meno di 10 addetti sono quelle numericamente più importanti, rappresentando il 95,05% del totale, contro uno 0,09% di grandi imprese. Le PMI italiane sono invece circa 206mila, vale a dire il restante 4,86% del tessuto imprenditoriale italiano, e sono responsabili, da sole, del 41% dell’intero fatturato generato in Italia, del 33% dell’insieme degli occupati nel settore privato e del 38% nel valore aggiunto del Paese1. In questo contesto dove il motore economico del Paese è nelle mani di aziende poco propense alla digitalizzazione e all’espansione con una forte propensione alla creazione di filiera sembrerebbe un controsenso immaginare la nascita di unicorni e nuove startup che sappiano aggredire i mercati in senso tecnologico e innovativo con un potenziale così elevato. Invece la varietà di opportunità e gli incentivi alla trasformazione e alla digitalizzazione di impresa, nonché la possibilità di creare hub tecnologici e poli di ricerca, grazie anche al supporto economico della Commissione Europea, possono davvero creare opportunità per uno sviluppo accelerato in ogni senso. Le società di venture capital e gli incubatori universitari contribuiscono in tal senso a un’evoluzione dell’azienda tech e sostenibile che ridisegnano le nuove imprese del millennio. Il microcredito come pre-incubatore di idee e start up, nel modello italiano proposto dall’ENM, ha già contribuito, seppur in piccolo, alla costruzione di business plan di aziende innovative che sono state ‘incubate’ e hanno generato anche un piccolo unicorno2. L’Ente, sempre all’avanguardia nella progettazione europea, si occuperà come capofila della sicurezza, altro vulnus delle nostre aziende, nel progetto MicroCyber, sostenendo le progettualità e lo sviluppo innovativo nelle regioni obiettivo convergenza. Dunque la possibilità di popolare il nostro Paese di unicorni non è poi così impossibile.

[1] https://blog.osservatori.net/pmi-significato-numeri-innovazione

[2] https://rivista.microcredito.gov.it/specialerivista/148-microfinanza-e-digital-revolution.html

https://www.powned.it/generale-news/nasce-esports-europe-giochi-elettronici-competitivi-tra-i-membri-fondatori/

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