Continuiamo in questo numero di Microfinanza a raccontare le esperienze dei beneficiari di microcredito. Neo imprenditori con un sogno nel cassetto divenuto realtà grazie alla caparbietà,alla volontà e allo strumento microcreditizio. L’aiuto dei tutor, la pianificazione e la realizzazione dell’idea imprenditoriale ci portano, oggi, a raccontare queste storie di resilienza e di impresa.
Sono Patrizia Bruno, ero un consulente d’impresa ma mi stava stretta questa posizione e nel 2015 ho colto l’occasione grazie a un progetto regionale che mi ha co-finanziato l’affittacamere sorto poi nel 2016 e con mio marito abbiamo deciso di acquistare questo palazzo, ne abbiamo appunto ricavato l’attività di affittacamere di cui però non ero riuscita a completare i lavori che grazie all’accesso al microcredito ho completato realizzando inoltre una bellissima veranda nella struttura che è un input non indifferente alla struttura stessa. Questo mi ha permesso di ampliare e acquisire nuovi clienti, ampliando anche il target degli ospiti che mi vengono a trovare e scelgono la mia struttura. Ovviamente l’accesso al microcredito è stato ottimale perché mi ha dato la possibilità non solo di completare i lavori ma la possibilità di poter pagare anche le rate e quindi un’ampia boccata d’aria. Io lo faccio con passione, lo faccio con amore, ho cercato di curare i dettagli, di accettare, accogliere tutti i suggerimenti che nel tempo dal 2016 gli ospiti mi hanno dato per migliorare il servizio e devo dire che sono veramente soddisfatta del lavoro che faccio.
Quanto è costata tutta l’operazione?
Allora, inizialmente ho avuto un contributo di 200 mila euro, consideri che altri 110 li ho dovuti mettere io insieme a mio marito e poi con l’accesso al microcredito diciamo che è intorno ai 350 mila euro.
Che cosa direbbe lei del microcredito? Qual è uno slogan per il microcredito? Che serve il microcredito?
Come dicevo prima, ribadisco che il microcredito innanzitutto ti dà la possibilità di venire a contatto con delle persone umane, non è soltanto un istituto di credito, una banca dove vai, chiedi e rimani dalla tua parte, ti dà la possibilità di realizzare e magari portare a termine quel piccolo sogno che magari non riuscivi a pensare di realizzare.
Chi lavora con lei?
Con me lavora, quando siamo a regime, perché io al momento riesco a ospitare 30 posti letto, mio marito e quanto ne ho strettamente bisogno anche le mie figlie. Di recente proprio i primi di luglio abbiamo aperto un piccolo ristorantino di prodotti tipici locali, una cucina tipica proprio per dare un ulteriore servizio agli ospiti che mi arrivano da tutto il mondo, soprattutto dal nord Europa e che richiedevano proprio una enogastronomia locale, dei piatti tipici da poter assaggiare e la Calabria in questo ho il primato.
Che significa tornare in Calabria o restare in Calabria e avviare un’impresa?
Beh, sicuramente restare in Calabria e avviare un’impresa non è facile, innanzitutto non per i mezzi perché i mezzi finanziari intendo dire, si trovano sicuramente, se si ha la tenacia, la capacità, l’ostinatezza di credere in quello che si vuole realizzare. Diciamo che in Calabria ancora è difficile rimanere se non si capisce, non si comprende di fare rete, rete diciamo anche fra noi stessi albergatori, noi stessi che facciamo questo tipo di lavoro c’è ancora la mentalità molto ristretta, bisogna collaborare, se non si fa rete non si collabora tra noi che facciamo questo lavoro come ospitalità, ristorazione e quant’altro non è facile portare avanti un’attività del genere.
Intervista ad Antonella Gobbo e David Duszynski:
Un Viaggio nel Mondo dei Giochi da Tavolo
Sono Antonella Gobbo, tutor per l’Ente Nazionale per il Microcredito. Da libero professionista, dal 2017 supporto le aziende nei loro progetti, portando risultati straordinari. Oggi ho il piacere di presentarvi David, con il quale ho avuto il primo contatto a marzo. David ha un progetto davvero interessante, in cui ho creduto sin dal primo momento. Ho cercato, fin dall’inizio, di fornirgli tutte le informazioni necessarie per accedere al microcredito. Abbiamo iniziato dal progetto che mi ha illustrato, identificando le giuste risorse e stabilendo l’aspetto fiscale per garantire che la domanda fosse presentata correttamente.
David qual è stata la tua idea?
Grazie, Antonella! La mia idea è quella di sviluppare una casa di produzione di giochi da tavolo. Questo settore sta vivendo una grande rinascita e il mercato ludico è molto promettente. La fiera Modena Play, per esempio, sarà spostata a Bologna l’anno prossimo proprio perché abbiamo registrato un numero eccessivo di partecipanti. Il mercato dei giochi è in costante crescita e questo settore unisce tutte le mie competenze: sono grafico, illustratore, copywriter e progettista. Tutte queste abilità confluiscono nei giochi da tavolo.
Questa idea dei giochi da tavolo non è vecchia oggi?
I giochi da tavolo non sono affatto un’idea obsoleta. Durante il periodo di pandemia e distanziamento sociale, sono tornati in voga perché permettono di riunirsi e vivere esperienze collettive, anche se in piccoli gruppi. La bellezza di questi giochi è che favoriscono il dialogo e il contatto umano. Negli ultimi tempi, molte persone si riuniscono per testare nuovi giochi, desiderose di condividere momenti insieme. I giochi moderni offrono esperienze nuove: non si tratta più solo di classici come Risiko o Monopoli, ma di giochi che ci mettono di fronte a scelte e permettono di immedesimarsi in personaggi e situazioni, immaginando nuovi mondi.
E di che cosa parla il tuo gioco? Come è strutturato?
Ce ne sono vari, quindi non è solo un gioco. Il primo, quello che uscirà a breve, si chiama Risigol. È un gioco sul calcio, con caratteristiche vintage, ispirato agli anni 70-80, quando il calcio era più autentico, più a misura di uomo. Personalmente, ho trovato grande soddisfazione nell’illustrare il gioco, dato che sono un appassionato del vintage calcistico, come le figurine Panini. Questa cosa è piaciuta talmente tanto ai miei amici che alcuni di loro già lo chiamano il “nostro gioco”, quindi non è più il “mio”, ma è il nostro gioco, rendendolo un’esperienza condivisa. E devo ammettere che la loro passione ha alimentato il processo di sviluppo del gioco rispetto a quello che era qualche anno fa. Adesso grazie ai loro interventi è diventato migliore, è diventato più bello, più giocabile.
E come funziona?
In Risigol, i giocatori creano la propria squadra utilizzando figurine e devono gestirla anche a livello finanziario, cercando di portarla alla vittoria del campionato. Ma non è così semplice: se gestisci male la tua squadra, non vincerai. Questo aspetto ha colpito molto i giocatori, che si sentono coinvolti nel ruolo di presidenti di una squadra, non solo come tifosi. Ho anche altri progetti in cantiere, che trattano temi come la politica e nuove interpretazioni di giochi classici.
Allora parliamo della parte finanziaria ed economica. Come sei arrivato al microcredito e quanto ti ha aiutato il microcredito e soprattutto quanto ti ha aiutato la tua tutor?
Sono arrivato al microcredito perché questo sogno era diventato un obiettivo. Ho parlato con il mio commercialista che mi ha aperto questa ipotesi, questa strada, parlandomi per la prima volta di microcredito. Risiedo in Lombardia, ma sono originario del Lazio. Ho contattato Antonella dopo aver letto una sua bellissima intervista, mi è piaciuta subito, ho empatizzato con lei non conoscendola. Determinata e determinante. L’ho contattata a marzo e da lì è stato un bel viaggio insieme. Lei ha capito innanzitutto la spirale attorno alla quale stavo girando e ne è diventata il fulcro, quindi mi ha permesso di andare in fondo a questa faccenda, capendo ovviamente meglio ancora il mio progetto, che non era quello appunto di un solo gioco, ma di produrne diversi, e ho capito che era la persona giusta perché mi ha dato ascolto. Questa è stata la cosa principale. Non è così facile, parlare di un proprio progetto quando si parla di un mondo così in crescita, però così astratto come quello dei giochi, soprattutto da tavolo. Lei invece ha capito che potenzialmente c’era tanta “roba”, però in realtà la cosa principale è stata proprio questa, mi ha dato ascolto.
Antonella, e tu come hai fatto a crederci e soprattutto perché hai trovato la sostenibilità nel progetto?
Quando ci siamo sentiti la prima volta ho subito colto la passione che lui trasmetteva in quello che aveva fatto, e ad oggi la passione secondo me è un elemento determinante perché ci credeva in prima persona ma trovava tanti ostacoli. Pian piano mi ha fatto vedere questo gioco, cosa aveva realizzato, e sinceramente la sua manualità mi ha colpito particolarmente. In un mondo che è tutto consumismo, che è tutto usa e getta, tutto il tempo che lui ha dedicato a questo suo progetto, a questo suo sogno è stato ammirevole.
E quindi ho detto, beh, tutto sommato parlano tanto di startup innovative, di intelligenza artificiale, qui invece c’è proprio l’intelligenza dell’uomo, e questa cosa mi ha colpito in modo particolare e allora mi sono impegnata per dargli, secondo me, gli indirizzi giusti e i migliori consigli.
E la sostenibilità c’era perché di fatto lui cosa fa?
La sostenibilità del progetto è fondamentale. Aldilà dell’opera di ingegno di David, naturalmente una volta realizzato il prodotto deve essere comunque distribuito e quindi a lui serviva il supporto proprio per la realizzazione del prodotto, altrimenti rimaneva solo il sogno nel cassetto. E la sostenibilità quindi stava appunto nel trovare uno strumento finanziario idoneo che lo sopportasse nella produzione e conseguentemente nella distribuzione. Abbiamo stilato un business plan dettagliato e valutato il mercato. Abbiamo anche presentato la nostra domanda a una banca, dove abbiamo ricevuto un ottimo supporto. Nel Banco di Sardegna, dell’Agenzia di Milano, abbiamo trovato degli ottimi funzionari che lo hanno accolto, lo hanno seguito. È stata una cosa diversa, una cosa del tutto nuova, una novità del momento, ma proprio come diceva lui, io vedo che anche i ragazzi hanno bisogno di incontrarsi e forse, io lo vedo con i miei figli, quando si incontrano mi tirano fuori il vecchio monopoli, ho detto perché non farlo con un altro gioco, quindi ho pensato che fosse la cosa giusta.
Quando uscirà il gioco?
L’obiettivo è di lanciare “Risigol” a fine marzo, per la grande Fiera Play di Bologna. (ndr)