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L’ISTRUZIONE TECNICA SUPERIORE (ITS) FA ACCADEMIA

Avv. Erminia Mazzoni - Esperto di Diritto Ue e Legislazione del Mercato del Lavoro

PAROLE CHIAVE: ITS, ALTA FORMAZIONE, CONOSCENZA, COMPETENZE AVANZATE, PNRR

LA RIFORMA E IL PNRR

La formazione tecnica superiore ha finalmente una sua definizione legislativa uniforme anche in Italia.

La riforma degli ITS e IFTS, che istituisce, dopo 13 anni di decreti, accordi Stato/Regioni e regolamenti, le ITS Academy, è stata approvata il 12 luglio scorso alla Camera dei Deputati in terza lettura.

Una forte spinta è venuta dal PNRR, che prevede, alla Missione 4, l’obiettivo di promuovere l’integrazione fra istruzione, ricerca e mercato del lavoro.

I fondi complessivi della Missione 4, che comprendono anche quelli del REACT-EU e del Fondo Complementare Nazionale, sono 34 Miliardi di Euro, di cui 20,89 stanziati per il potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione, dagli asili nido alle università, e 12,92 per il potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione, dalla ricerca all’impresa.

Nell’ambito della missione, due le riforme relative alla istruzione superiore tecnologica, la 1.1 “Riforma degli Istituti Tecnici Professionali” e la 1.2 “Riforma del Sistema degli ITS”, e uno l’investimento, l’1.5 “Sviluppo Sistema Formazione Professionale Terziario” per un importo pari a 1.5 Miliardi di Euro1.

La strategia dell’investimento è rafforzare le condizioni per lo sviluppo di un’economia ad alta intensità di conoscenza, competitività e resilienza, tra l’altro incrementando il numero di iscritti e diplomati negli ITS.

CRONOPROGRAMMA DELLA RIFORMA

Da qui e con queste risorse si è arricchito di rinnovato slancio il lavoro dei nostri legislatori nazionali.

Va detto che il risultato è importante, ma non è ancora il traguardo.

All’interno della legge sono previsti 11 decreti attuativi, da adottare in un arco temporale che va dai 90 giorni ai 180, per definire:

1 le aree tecnologiche;

2 le linee guida per la redazione degli Statuti delle Fondazioni;

3 i criteri per il riconoscimento dei percorsi di VI° livello;

4 i criteri e le modalità per la costituzione delle commissioni di esame e verifica finale;

5 i requisiti minimi per il riconoscimento e l’accreditamento;

6 i criteri e gli standard per la condivisione di risorse umane, finanziarie e strumentali tra ITS, Università ed Enti di ricerca;

7 le tabelle di corrispondenza dei certificati conseguiti dai diplomati al termine del percorso specializzante;

8 i criteri per il funzionamento e la determinazione dei compiti del Comitato Nazionale degli ITS;

9 l’istituzione dell’Anagrafe Nazionale degli Studenti;

10 i criteri per il monitoraggio e la valutazione nazionale degli ITS;

11 la disciplina della fase transitoria.

Solo ultimato il lavoro di decretazione si potrà iniziare a parlare di applicazione.

SISTEMA ITS – STRUMENTO DI POLITICA ATTIVA DEL LAVORO

È possibile, però, sin da ora ragionare sugli effetti positivi e propulsivi di un sistema di formazione specialistica che è in se uno strumento di politica attiva del lavoro.

All’art. 6, comma 7, la legge prevede espressamente che “Gli ITS Academy sono autorizzati a svolgere le attività di intermediazione di manodopera ai sensi dell’articolo 6, comma 1, lettere a) e b), del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, a condizione che rendano pubblici e gratuitamente accessibili, nei relativi siti internet istituzionali, i curricula dei propri studenti dalla data di immatricolazione almeno fino al dodicesimo mese successivo alla data del conseguimento del diploma.”.

Le Academy tecniche sono, infatti, organizzate, nella forma di Organismi pubblici, per immettere sul mercato diplomati con competenze specialistiche richieste dal mondo produttivo. Non a caso le imprese e il mondo del lavoro sono protagonisti necessari di esse dalla fase della costituzione a quella dell’insegnamento fino all’ingresso nel mercato.

A monte di ogni iniziativa c’è il perimetro segnato dalla legge che all’art. 1 stabilisce che “Nel rispetto delle competenze regionali e degli enti locali nonché dei princìpi di sussidiarietà, adeguatezza e differenziazione, la presente legge istituisce il Sistema terziario di istruzione tecnologica superiore, di cui sono parte integrante gli Istituti tecnici superiori (ITS), che assumono la denominazione di Istituti tecnologici superiori (ITS Academy), al fine di promuovere l’occupazione, in particolare giovanile, e di rafforzare le condizioni per lo sviluppo di un’economia ad alta intensità di conoscenza, per la competitività e per la resilienza, a partire dal riconoscimento delle esigenze di innovazione e sviluppo del sistema di istruzione e ricerca in coerenza con i parametri europei.”.

Il Sistema terziario di educazione tecnologica superiore ha l’obiettivo di fornire al nostro tessuto produttivo, costituito in prevalenza da imprese medio-piccole ad alta intensità tecnologica, i cosiddetti “tecnici intermedi”, cioè profili tecnico-specialistici capaci di ricoprire ruoli di responsabilità in ambito produttivo-tecnico e che costituiscono l’ossatura del capitale umano necessario tanto all’industria manifatturiera che a quella dei servizi.

La mancanza di tali profili nel mercato del lavoro è motivo di debolezza del sistema e rappresenta un’altra forma di italico mismatch tra domanda e offerta: alti livelli di disoccupazione e significativa mancanza di profili necessari al ciclo produttivo. In Italia è pari a circa 100.000 unità il numero di posti vacanti per i diversi profili della generale categoria dei tecnici intermedi.

Gli ITS sono nati proprio per rispondere alla domanda di profili collocabili a metà strada tra l’istruzione scolastica superiore e quella universitaria quinquennale, con la introduzione di percorsi formativi post diploma di scuola superiore in grado di offrire competenze qualificate e ad alto contenuto innovativo.

L’impostazione dei percorsi formativi si basa sullo schema dell’alternanza studio-lavoro, già sperimentato con successo da tempo in svariati Paesi europei - in Svizzera ci sono le Scuole Universitarie Professionali, in Francia le BTS - Brevet de Technicien Supérieur, in Germania le Fachschulen.

NOVITÀ INTRODOTTE

La approvazione del testo di legge apporta significativi miglioramenti al quadro esistente, in primo luogo in quanto consente di superare la frammentazione regionale, con la definizione, a livello nazionale, dei requisiti minimi per l’accreditamento, delle linee guida per la redazione degli statuti delle fondazioni e con la istituzione dell’anagrafe nazionale dei certificati di diploma. Ma vi è di più. La legge introduce importanti correttivi e colma significative lacune, che, negli anni, sono stati causa del rallentamento delle performance degli ITS in Italia. Vengono, infatti, determinati nuovi obiettivi, cambia l’offerta formativa, si da una nuova organizzazione delle qualifiche, si modificano i canali di accesso al mondo del lavoro, aumentano le ore di tirocinio e la previsione di stage aziendali, si semplificano le regole per la istituzione degli ITS, si introducono nuovi meccanismi per l’assunzione dei docenti e per la loro individuazione e nuovi criteri per la individuazione dei soci fondatori, viene istituito il fondo per gli ITS e previsto il bonus, nascono le reti di coordinamento nazionali e parte il Comitato Nazionale ITS Academy.

La legge aggredisce anche un deteriore retaggio culturale, smontando il primato della laurea universitaria, estendendo agli istituti tecnici i benefici fiscali (detrazione rette e riconoscimento contributi), equiparando i titoli tecnici agli universitari e conferendo loro valore nazionale e ammettendo l’accesso dei diplomati ITS ai pubblici concorsi.

Gli ambiti su cui i percorsi ITS possono attualmente strutturarsi - Efficienza energetica, Mobilità sostenibile, Nuove tecnologie della vita, Nuove tecnologie per il Made in Italy (agroalimentare, casa, meccanica, sistema moda, servizi alle imprese), Tecnologie innovative per i beni e le attività culturali-Turismo, Tecnologie della informazione e della comunicazione – vengono riformulati ed estesi. Nella legge le aree diventano: la transizione ecologica, compresi i trasporti, la mobilità e la logistica; la transizione digitale; le nuove tecnologie per il made in Italy, compreso l’alto artigianato artistico; le nuove tecnologie della vita; i servizi alle imprese e agli enti senza fine di lucro; le tecnologie per i beni e le attività artistiche e culturali e per il turismo; le tecnologie dell’informazione, della comunicazione e dei dati; l’edilizia.

L’aggiunta del riferimento alle tecnologie per le attività artistiche, comporta l’allargamento dei soggetti che devono entrare a far parte della compagine fondativa dell’ITS alle Istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica. Si introduce inoltre la possibilità di coinvolgere, alternativamente alle Università, “un altro organismo appartenente al sistema universitario della ricerca scientifica e tecnologica ovvero un ente di ricerca, pubblico o privato, o un istituto di ricovero e cura a carattere scientifico di cui all’articolo 1 del decreto legislativo 16 ottobre 2003, n. 288, o un ente pubblico di ricerca di cui all’articolo 1 del decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 218”, purché sempre “operanti nell’area tecnologica di riferimento dell’ITS Academy.”.

STRATEGIA EUROPA 2020

La riforma tocca un altro nervo scoperto del nostro Paese: il mancato raggiungimento dei target della Strategia Europa 2020 sull’innalzamento della quota di laureati e/o con un titolo terziario nella fascia di età tra i 30 e 34 anni, considerato un obiettivo fondamentale per una “società della conoscenza”.

In Italia, il valore di questo indicatore ha registrato negli anni una progressiva crescita, ma, nel 2020, per il secondo anno consecutivo risulta pressoché stabile al 27,8%.”, rispetto a una media europea del 41,0%. “Francia, Spagna e Germania registrano quote pari al 48,8%, 44,8% e 36,3%, in crescita anche nell’ultimo biennio…” laddove i corsi terziari di ciclo breve professionalizzanti “rappresentano – nella classe di età 30-34 anni- una parte importante dei titoli terziari conseguiti (rispettivamente il 32%, il 29% e il 14%).”. Mentre in Italia, gli ITS, che erogano la formazione terziaria specializzante, sono distribuiti sul territorio nazionale, in misura ridotta e non equilibrata2.

Non è un caso che le statistiche dicano che “la popolazione residente nel Mezzogiorno è meno istruita rispetto a quella nel Centro-nord: il 38,5% degli adulti ha il diploma di scuola secondaria superiore e solo il 16,2% ha raggiunto un titolo terziario. Nel Nord e nel Centro circa il 45% è diplomato e più di uno su cinque è laureato (21,3% e 24,2% rispettivamente nel Nord e nel Centro).”.

Il punto di forza del sistema di formazione tecnica professionale sta nei significativi numeri degli occupati post diploma. In Europa la media è del 76%, non lontana dall’82%, fissato come obiettivo da raggiungere nel 2025. In Italia, pur in presenza di divari territoriali importanti, con picchi verso l’alto dell’88% nella Provincia autonoma di Bolzano e picchi verso il basso del 25% in Sicilia, “Dal monitoraggio 2022, relativo ai percorsi conclusi nel 2020, emerge che l’80% dei diplomati ha trovato lavoro a un anno dal diploma, di questi il 91% in un’area coerente con il percorso concluso.”. Tale dato è attestato dal Rapporto di Monitoraggio e Valutazione realizzato dall’INDIRE – Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa – nel 2022, che ha preso in esame 260 percorsi attivati da 89 ITS, nell’ambito dei quali gli iscritti sono stati 6.874, i diplomati 5.280 e gli occupati 4.2183.

CONCLUSIONI

Educazione, istruzione e formazione sono ingredienti sostanziali della vita di ciascuno e tappe fondamentali del percorso di costruzione della cittadinanza.

Investire su conoscenza e competenza vuol dire puntare sul valore della persona.

Rendere flessibili i moduli formativi per armonizzarli con i mutamenti della società e con i tempi veloci della trasformazione scientifica e tecnologica esprime visione e realismo.

Con la Riforma del Sistema della Formazione Professionale Terziaria si apre un capitolo moderno dell’articolato dossier “formazione-lavoro” che consente di guardare con ottimismo al recupero di un dialogo collaborativo tra i due mondi. Avere tanti titolati disoccupati e tante imprese a ciclo ridotto per mancanza di forza lavoro è un paradosso non più sostenibile.

Non penso che una legge possa rappresentare la panacea di tutti i mali, ritengo però laicamente che possa essere quella goccia che consente all’oceano di essere tale.

La cosa importante è che si abbia la consapevolezza che bisogna fare presto e bene per trasformare un “pezzo di carta” in un’arma contro la povertà economica, sociale e culturale.

NOTE

1 https://www.governo.it/sites/governo.it/files/PNRR.pdf

2 https://www.istat.it/it/files/2021/10/REPORT-LIVELLI-DI-ISTRUZIONE-2020.pdf

3 https://www.indire.it/progetto/its-istituti-tecnici-superiori/monitoraggio-nazionale/

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