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ECONOMIA SOCIALE E SOLIDALE IN EUROPA

Tiziana Lang - Ricercatrice ANPAL, esperta di politiche del mercato del lavoro

La Presidenza italiana del Comitato di monitoraggio della Dichiarazione di Lussemburgo sull’economia sociale e solidale in Europa

Nel 2022 è affidata all’Italia la Presidenza del Comitato di Monitoraggio della Dichiarazione di Lussemburgo sull’Economia Sociale e Solidale in Europa. Alla Dichiarazione, sottoscritta nel 2015 da Italia, Lussemburgo, Francia, Spagna, Repubblica Slovacca e Slovenia, hanno aderito ad oggi 20 Paesi. La dichiarazione riconosce nell’economia sociale una potente leva per la creazione di posti di lavoro e per l’innovazione sociale.

I lavori della Presidenza italiana hanno preso il via il 15 luglio a Trento, con l’evento “L’economia Sociale è la persona al centro”. L’anno di Presidenza italiana sarà caratterizzato da diversi eventi promossi dalla Conferenza delle Regioni, dall’ANCI e dal Forum del Terzo Settore. L’evento conclusivo è previsto per il mese di ottobre a Bologna quando il Comitato di monitoraggio della Dichiarazione si riunirà nuovamente. L’obiettivo è di mettere l’azione del Comitato al servizio dell’economia sociale e dell’attuazione del Piano d’Azione per l’economia sociale proposto dalla Commissione Europea in vista della proposta di Raccomandazione del Consiglio, attesa per il 2023.

A Trento il confronto fra mondo della ricerca, organizzazioni, reti del Terzo settore e amministratori pubblici si è concentrato sulle tre priorità individuate dalla Presidenza italiana, ossia il rapporto tra economia sociale e il settore pubblico, lo sviluppo locale e gli strumenti finanziari. Per tutti questi ambiti, l’approccio prescelto è quello della centralità della persona (Primacy of people) e del coinvolgimento dei protagonisti dell’economia sociale nelle scelte collettive.

In particolare, in tema economia sociale e strumenti finanziari sulla base del paper predisposto da Euricse1, i partecipanti hanno discusso del bisogno di finanza dedicata per l’economia sociale. Come evidenziato nel paper, per soddisfare la natura e la mission delle organizzazioni dell’economia sociale sono state sviluppate forme di finanziamento autonome (credito cooperativo, mutue, consorzi di garanzia, ecc.) più rispondenti all’esigenza di non rispondere solo a obiettivi di crescita e consolidamento d’impresa (come avviene per le imprese profit) ma anche, e soprattutto, a soddisfare le necessità di persone e comunità locali. Tuttavia, tali forme di finanziamento potrebbero non essere più sufficienti alla luce delle nuove attività “ad alta intensità di capitale” (gestione dei rifiuti, gestione di attività culturali, edilizia sociale, ecc.) in cui si stanno sempre più impegnando le organizzazioni dell’economia sociale. Secondo il paper “Da un punto di vista finanziario” sarà necessario “sviluppare un’offerta adeguata e accessibile con un approccio misto, mescolando diversi strumenti e strategie, coerenti con le specificità delle organizzazioni dell’economia sociale (ad esempio: autofinanziamento e avanzi di bilancio, sovvenzioni e donazioni, strumenti di capitale e di debito). Questo approccio esclude un orientamento volto principalmente alla remunerazione degli investitori, a favore di un reinvestimento degli utili in attività che producono un beneficio collettivo.” Il suggerimento è che a queste organizzazioni sia applicato un regime fiscale dedicato e parimenti non sia applicabile nei loro confronti la normativa in materia di aiuti di Stato.

Tra le raccomandazioni di policy:

  1. che si tenga conto della varietà e la molteplicità delle organizzazioni dell’economia sociale nello sviluppo di strumenti finanziari loro dedicati (proporzionalità e adeguatezza);
  2. che le politiche di sostegno all’economia sociale siano indirizzate a facilitare l’uso delle risorse finanziarie in forme combinate (ad esempio: risorse rimborsabili e non rimborsabili; filantropiche, pubbliche e di mercato; per investimenti, capitale circolante e capitalizzazione);
  3. che l’accesso al credito o agli strumenti di investimento siano facilitati da politiche finalizzate al miglioramento dei sistemi di garanzia;
  4. che i valori e gli interessi delle organizzazioni dell’economia sociale siano proporzionatamente considerati e riflessi nella definizione di indici e indicatori per la misurazione dell’impatto sociale, rispetto alle posizioni degli investitori e delle istituzioni finanziarie;
  5. che siano riconosciuti e incoraggiati regimi fiscali specifici nelle politiche di sostegno allo sviluppo dell’economia sociale, secondo le regole che impediscono o limitano la distribuzione dei profitti e degli attivi.

1 Gianluca Salvatori, Social Economy and Financial Instruments, paper per la Conferenza “The Social Economy: primacy of people”, Trento, 15 luglio 2022, https://www.lavoro.gov.it/temi-e-priorita/Economia-Sociale/Documents/03-Social-Economy-and-Financial-Instruments-Gianluca-Salvatori-30062022-rev.pdf

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