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LA PICCOLA IMPRESA SOSTIENE LA DIFESA
LA PICCOLA IMPRESA SOSTIENE LA DIFESA
L'industria della difesa in Italia e nel mondo è un settore strategico in continua espansione.
Emma Evangelista
Le aziende consociate AIAD esportano circa il 60% della produzione ed è calcolato che il volume d’impiego di risorse nel nostro Paese sia di circa 53mila addetti nelle aziende associate. Il segretario generale della federazione, Carlo Festucci, racconta a Microfinanza come sia possibile guardare a un’espansione della produzione attraverso l’incremento delle micro, piccole e medie imprese.
Quando pensiamo ai prodotti per la Difesa facciamo riferimento sempre alle grandi aziende del settore, ma nel comparto della sicurezza della difesa lavorano anche piccole e medie imprese che producono cose importanti, ce ne parla?
Infatti noi non parliamo di grandi aziende, parliamo di programmi e dentro i programmi ci sono le grandi imprese, che sono sicuramente l’elemento trainante, perché se non ci fossero Fincantieri, Finmeccanica e Iveco non ci sarebbe tutta la sub-fornitura di queste tre grandi realtà, ma le nicchie di valore delle grandi imprese stanno nella flessibilità delle piccole e medie imprese italiane, che sono quelle, poi, che consentono lo sviluppo delle tecnologie e la produzione delle componenti. Le faccio un esempio: l’80% delle grandi aziende lavorano con programmi internazionali ed esportano, ma anche le piccole imprese si attivano producono ed esportano: noi abbiamo una piccola impresa che non ha tantissimi dipendenti che produce delle cuffie, che consentono in mezzo al caos totale di una guerra, di una battaglia, di una porta aerei che sta lanciando, di sentire esattamente la voce di quello che parla senza nessun rumore di sottofondo. Questo prodotto ha riscontrato il favore di acquirenti americani, pensi che in Italia le produciamo ma prima di acquistarle per noi le abbiamo vendute all’estero e tengo a sottolineare la nostra bravuta, perché per vendere i prodotti agli americani bisogna saperli fare bene.
Qual è il problema delle imprese del settore?
Il problema delle imprese in questo Paese è il credito. Perché noi lavoriamo per lo Stato, lo Stato non paga, non paga i grandi e meno che mai paga i piccoli, le banche non fanno credito, se lo danno chiedono talmente tante garanzie che finché lo erogano le aziende hanno il tempo di chiudere. Noi avevano una ventina di aziende che sono fallite per eccesso di credito, non di debito, ma di credito. Quindi dovremmo trovare il modo affinché possano accedere a dei finanziamenti, questo permetterebbe loro di poter fare ricerca, investimento sul prodotto.
Noi abbiamo un’azienda che potenzialmente produce un velivolo molto piccolo che potrebbe essere impiegato per attività di pattugliamento e farebbe risparmiare un sacco di soldi a chi, per fare questo, deve utilizzare delle macchine molto grandi. Quest’azienda è in difficoltà perché non riesce ad avere credito.
Per quello che riguarda le startup, noi le stiamo favorendo in tutti i modi, il problema di fondo è la burocrazia. Noi abbiamo aziende che per mettere in piedi un capannone, per realizzare delle nuove sedi, nuovi stabilimenti, ci mettono 10 anni, allora preferiscono andare in Svizzera perché lì in 6 mesi lo realizzano. La burocrazia ammazza le startup, ammazza le capacità di un imprenditore di poter sviluppare la propria industria. I problemi di questo Paese sono la difficoltà ad accedere al credito, la burocrazia, le infrastrutture carenti. In assenza di una risoluzione di questi problemi non si va da nessuna parte.
Inoltre la sopravvivenza delle piccole e medie imprese del settore è strettamente connessa alle grandi imprese che commissionano o subappaltano, dunque alla loro liquidità e ai loro pagamenti.
E’ chiaro che se Alenia non viene pagata dal Ministero della Difesa, non riesce a pagare il suo subfornitore, ma mentre Alenia riesce a tenere, il subfornitore muore, questo è il problema che abbiamo di fondo. L’accesso al credito delle piccole e medie imprese è un problema reale anche nel settore Difesa. Mi permetta, poi, un commento sulle banche etiche: dico che se c’è un qualcosa di ‘etico’ in questo Paese certamente non penso alle banche. Basti pensare a cosa è successo al Monte dei Paschi, all’Unicredit, alla Cirio, alla Parmalat. Noi dobbiamo una volta per tutte decidere se sia etico avere un Ministero della Difesa e se sia etico o no avere una forza armata, perché se l’eticità di tutti questi pacifisti che girano per le piazze italiane è quella di dire noi non le produciamo ma le compriamo, non abbiamo risolto nulla, abbiamo solo abbattuto l’occupazione negli italiani. Perdiamo la tecnologia italiana, regaliamo i soldi dei nostri contribuenti alle aziende della difesa degli altri Paesi che non sono etiche, sono normali, perché non essere etico non vuol dire essere un delinquente vuol dire essere normale.
Qual è il connubio tra azienda, sviluppo tecnologico, ricerca e università?
Nelle nostre missioni nel mondo abbiamo portato università e centri di ricerca che non sono associati AIAD. Questo per favorire lo sviluppo e l’integrazione del comparto economico delle grandi aziende e delle Università. Se dobbiamo portare nel mondo un prodotto italiano preferiamo che gli investimenti per le ricerche siano convogliati sulle nostre eccellenze, sulle università e i centri studi italiani, ancorché i prodotti siano sviluppati per l’estero.
Vorrebbe la partecipazione di un’industria straniera nella federazione?
Non la vogliamo, perché noi tuteliamo le aziende italiane, non quelle straniere.
Ma la migliore nel mondo?
Finmeccanica, Fincantieri, Iveco non sono le più grandi aziende ma sono le migliori, il che significa non le più grandi ma le più capaci; più si è piccoli, più si vive in ambienti disagiati e più si riesce a fare contratti ed accordi.
Qual è il posto più impensabile dove abbiamo venduto?
Da tutte le parti, dal Pakistan all’Angola.
La prossima frontiera è lo spazio?
Nello spazio abbiamo COSMO-SkyMed, Tele spazio, partecipiamo alle costruzioni di satelliti, abbiamo un buon rapporto con l’agenzia spaziale italiana, e abbiamo delle piccole e medie imprese che sono delle nicchie straordinarie.