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¡QUE VIVA CUBA!
¡QUE VIVA CUBA!
Un’economia ‘protetta’ nel cuore del continente americano. L’Embargo e la liberalizzazione raccontati da Aleida Guevara March, figlia del Che, sostenitrice del regime castrista. L’umanità dell’isola e delle sue potenzialità di crescita viste da un medico.
Emma Evangelista
Dottoresssa Guevara, parliamo dell’economia di Cuba. Lei crede che sia protetta? E come vede lo sviluppo tra 10 anni?
Tutto dipende dal movimento di solidarietà dei gruppi di associazione che stiamo creando nell’America Latina come per esempio l’ALBA, l’Alternativa Bolivariana per le Americhe dove ci sono diversi Paesi che stanno collaborando insieme; questo ci permette di essere tutti in contatto e a conoscenza degli sviluppi e, allo stesso tempo, ci permette di commercializzare molti prodotti offrendo benefici ai nostri Paesi tramite la fratellanza dei popoli. Stiamo appoggiando la categoria del commercio tramite una struttura di interscambi commerciali come per esempio quella esistente con il Brasile (seppur non facente parte dell’ALBA) però tramite la collaborazione con la presidentessa brasiliana Irma Dulce, stiamo favorendo molto lo sviluppo di nuovi scambi commerciali. Abbiamo anche una buona relazione con l’Argentina e con l’attuale presidentessa e in generale con tutti i Paesi dell’America Latina. E ciò non fa altro che arricchirci da un punto di vista culturale e allo stesso tempo l’eliminazione delle barriere fa incrementare gli interscambi commerciali tra i vari Paesi, permettendo, di conseguenza, lo sviluppo economico di ciascun Paese.
Lei ha mai sentito parlare del microcredito, secondo lei può intressare l’Isola, per poter portare avanti le iniziative del popolo e le iniziative agricole?
Io penso di si, soprattutto nel settore agricolo, dove abbiamo più bisogno di questo tipo di aiuti; attualmente stiamo lavorando molto sviluppando il concetto di cooperativa anche se ancora le cooperative cubane sono carenti a livello infrastrutturale ossia sono ben organizzate da un punto di vista produttivo ma peccano nell’industrializzazione dei propri prodotti. Per il miglioramento di questo aspetto sarebbe, a mio avviso, interessante lo sviluppo di sistemi di microcredito che permettano di finanziare lo sviluppo di piccole fabbriche con lo scopo di migliorare lo stile di vita delle persone che ci lavorano e potendo, inoltre, da un punto di vista alimentare, dare molto di più alla società stessa. Io penso di si, che ci sono molte cose che potremmo fare insieme e sarebbe molto interessante attuarle.
Uno degli status simbol di Cuba sono i suoi sigari. Lei cosa ne pensa, ha mai fumato il sigaro ?
Per carità, mai e poi mai, non mi piacciono proprio i sigari. E sempre sostengo che se mio padre fosse rimasto in vita io e mia sorella lo avremmo convinto a smettere di fumare sicuramente. I miei due fratelli fumano entrambi soprattutto il più grande, Camilo fuma sigari, il più piccolo fuma ma più che altro sigarette. Io continuo a lottare per farli smettere ma ancora non sono riuscita a convincerli. Da questo punto di vista Cuba sarebbe disposta a perdere uno dei suoi settori economicamente più sviluppati e di miglior successo nel mondo con lo scopo di salvare vite umane. Se fosse per noi, potremmo smettere di produrre sigari anche subito.
Cosa rappresenta per lei la solidarietà ?
La solidarietà è l’espressione più bella della tenerezza dei popoli, è un valore speciale, è la condivisione di ciò che hai ed è molto bello quando si riesce ad essere solidali con altri esseri umani. Per esempio i due anni che ho vissuto in Angola come medico sono stati i più duri della mia vita, i più difficili, però sicuramente hanno contribuito alla mia crescita come essere umano perché ho potuto dare il meglio di me da un punto di vista professionale ma soprattutto come persona. In quel momento ancora non ero mamma e sono stata in contatto con bambini che ho aiutato a far vivere meglio, ricevendo in cambio da parte loro la parola ‘mamma’ e per me ciò è stata la più grande ricompensa che potessi avere in cambio. Il sorriso di un bambino, che forse non sarebbe sopravvissuto senza il tuo operato, è la maggiore ricompensa che un essere umano possa ottenere e alla base di tutto ciò c’è stata molta solidarietà e tanto amore nei confronti del popolo dell’Angola. Siamo stati, come associazione di medici, in molti Paesi in giro per il mondo curando malati e ricevendo in cambio sempre molto amore e tanta forza straordinaria che va al di là di un semplice momento professionale di applicazione delle proprie competenze. E’ qualcosa di molto più profondo, è amore, è rispetto, e queste sono state tra le avventure più belle che sicuramente abbiamo vissuto come popolo cubano, avendo avuto la possibilità di mostrare la solidarietà nei confronti di altri popoli.