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PRONTI AL SALTO: COME L’AI GENERATIVA STA MODIFICANDO LA PRODUTTIVITÀ
Nella rapidità del cambiamento possono intersecarsi il progresso e il baratro della umanità, che si condensano, oggi, nell’uso degli strumenti di intelligenza artificiale generativa.
Senza voler essere catastrofisti ed evocare un futuro di umanoidi senza controllo, è, però, necessario affrontare una disamina sui fatti e sui risultati fin qui ottenuti grazie all’impiego delle nuove tecnologie e, soprattutto, sulle possibilità che hanno condotto la maggiorparte delle aziende e della popolazione mondiale a servirsi di questi strumenti per migliorare la qualità della vita e delle attività lavorative quotidiane, aumentando la produttività e riducendo i tempi di azione.
Oggettivamente l’uso delle nuove tecnologie, basate su intelligenza artificiale generativa, ha sostanzialmente favorito l’elaborazione di molti prodotti che sostituiscono attività umane, ciò porterà, nel breve periodo, da un lato ad una contrazione dell’occupazione dei workers con mansioni di base e dall’altro alla ricerca di figure professionali specializzate nell’uso delle nuove tecnologie.
Lo sviluppo di Chatbot come Chat Gpt di OpenAi, o l’ultimo Deep Seek, hanno creato in modo molto repentino una rottura critica con il passato e un salto di produttività nelle attività. Secondo una ricerca di Deloitte1 sull’uso dell’IA c’è una differenza sostanziale tra il punto di vista del management e quello degli utilizzatori. Aumentano notevolmente gli investimenti in tecnologia da parte delle aziende per migliorare produttività e ottimizzare risorse, mentre vi è una dose di incertezza sull’utilizzo da parte dei lavoratori, che si dimostrano altalenanti tra ottimismo e diffidenza nell’uso senza criterio dell’IA. Sul posto di lavoro, il 79% dei dipendenti che utilizzano la gen AI ritiene che renderà il loro lavoro più semplice entro i prossimi due anni e il 73% si aspetta che renda i loro ruoli più piacevoli. Inoltre, il 74% dei dipendenti che utilizzano la gen AI desidera sviluppare competenze per utilizzare meglio questi strumenti e il 69% è entusiasta delle opportunità di lavoro che la gen AI può presentare. Circa il 68% ritiene che la gen AI li aiuterà a rimanere rilevanti nelle loro carriere.
Sostanzialmente negli ultimi due anni, da quando è stata immessa sul mercato la prima versione di ChatGpt, il maggior uso è stato per la creazione di contenuti personali, dai messaggi di auguri ai meme divertenti, alle ricerche scolastiche, alla creazione in genere di contenuti ricreativi; mentre nell’ultimo periodo, grazie allo sviluppo del prodotto, l’attività si è concentrata su un uso professionale, con la creazione di contenuti specifici come relazioni di servizio, presentazioni, ricerche di mercato, atti giudiziari, sentenze (la parte giurisprudenziale ha abusato di questo strumento che, molte volte, ancora crea allucinazioni e falsi prodotti basati su dati non verificati); piuttosto che alla razionalizzazione della posta elettronica e dei contenuti di aggregatori di notizie e ricerche, ad esempio per il supporto alle mansioni di segreteria. Molti sono i prodotti che possono essere implementati e ogni giorno vengono creati nuovi prompt ad uso e consumo della maggiorparte degli utenti digitali. Due sono però le necessità: colmare il divario tecnologico ancora forte e fornire agli utenti un sostanziale criterio etico per l’utilizzo e la gestione di questi nuovi e potenti strumenti. Se da un lato l’Europa si è dotata dell’AI ACT, ossia un insieme di norme che cercano di tutelare e orientare in questo mondo sia l’utente che le aziende prevedendo misure di controllo per garantire privacy, concorrenza e democrazia, dall’altro oltre i confini del vecchio continente la ricerca, lo sviluppo e l’utilizzo sono un terreno di conquista per le big five che sicuramente non condividono gli stessi intenti.
L’AI annulla le distanze, crea ponti linguistici, traduce e adatta alla legislazione vigente, crea contratti, tutto questo porterà ad una razionalizzazione del lavoro ma anche alla necessità di formare persone in grado di discernere tra il vero e il falso, vagliare con attenzione le fonti esercitare un ruolo di controllo e gestione dell’informazione. Il problema di utilizzare algoritmi che non solo sappiano apprendere, ma lo facciano da basi dati certificate e che rispettino le norme sulla sicurezza e la privacy è uno degli obiettivi primari dei legislatori europei. Anche il mondo finanziario sta implementando questi strumenti ma l’uso delle nuove tecnologie nelle progettualità di finanza etica ed economia sociale, che guardano alle fasce svantaggiate della popolazione, già di per sé escluse dai circuiti finanziari e sociali, nonché spesso con un basso livello di scolarizzazione, deve necessariamente essere mediato da un rapporto umano e da professionalità in grado di agire per razionalizzare i percorsi di apprendimento e autoimpiego. La prospettiva di un’etica che guidi lo sviluppo e l’implementazione di percorsi formativi di educazione finanziaria, che coinvolga i giovani, ma anche coloro che vogliano reinventarsi e ricollocarsi in un tessuto occupazionale improntato all’ autoimprenditorialità, diventa un percorso imprescindibile sin dalla scuola dell’obbligo, attraverso progettualità e fondi europei.
1. https://www2.deloitte.com/us/en/insights/topics/digital-transformation/trust-in-generative-ai-in-europe.html