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astrid mahe
Abstract La Banca Centrale Europea è l’organe decisivo della politica monetaria della zona euro. Il suo obbiettivo è di assicurare la stabilità del mercato bancario. L’importanza del suo ruolo si è, tra l’altro, osservato nelle diverse crisi come quella finanziaria nel 2008. Oggi è confrontata a quella sanitaria e l’EBA stabilisce nuove norme e direttive per affrontarla. Il suo sostegno vuole impedire il fallimento delle banche e contemporaneamente appoggiare le famiglie e le imprese ma una recente normativa lo mette in pericolo. Da una ventina di anni si è sviluppato uno strumento : il microcredito. Ma, le nuove direttive europee siano compatibile con il microcredito egli bisogni sociali ? La risposta è no perché da come funziona questo strumento questa direttiva lo rende più difficile ad attivare e le vittime saranno le persone che soffrono di più sul mercato del lavoro: le donne e i contadini.
il funzionamento delle banche nazionale. Per capire come funzionano, dobbiamo tornare alla nascita della Zona Euro nel 1999. I Paesi che hanno deciso di integrarsi hanno trasferito parte dei loro poteri alla Banca Centrale Europea. Infatti, mentre le politiche fiscali rimangono di competenza nazionale, la politica monetaria è unica. L’obiettivo principale della BCE è garantire la stabilità dei prezzi. È definito all’articolo 127 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE). Quest’ultimo, avendo competenza esclusiva in materia di politica monetaria, dispone anche di indicatori per valutare la situazione monetaria, come il tasso di inflazione, che deve aggirarsi intorno al 2%. È quindi competente in materia di cambio e politica monetaria. Sebbene le politiche di bilancio rimangano nazionali e non rientrino nella competenza europea definita nei trattati, sono comunque inquadrate nel Patto di stabilità e crescita (PSC). Il coordinamento tra gli Stati membri e la Banca Centrale Europea è chiamato Eurosistema, o anche Unione economica e monetaria (UEM). È governance multilivello. Le politiche economiche nazionali sono quindi soggette a un quadro europeo di coordinamento e sorveglianza al fine di garantire il corretto funzionamento dell’UEM, in particolare in termini di stabilità dei prezzi. Per quanto riguarda le politiche di bilancio, è quindi il CPS che ne assicura il coordinamento, lasciando loro un certo margine di manovra nel raggiungimento dei suoi obiettivi. Il PSC ha due obiettivi, da un lato consentire la sorveglianza multilaterale al fine di evitare politiche lassiste e, dall’altro, istituire una procedura per i disavanzi eccessivi quando necessario. Il secondo è il più efficiente. Infatti, con i suoi criteri imposti: un disavanzo pubblico non superiore al 3% del PIL e un debito pubblico inferiore al 60% del PIL, garantisce un certo sforzo da parte delle banche per non subire le conseguenze della procedura in caso di disavanzo eccessivo. Per soddisfare questi criteri, le banche hanno diversificato le loro attività e alcune hanno sviluppato in particolare il microcredito. Tuttavia, dal 2020 e dalla crisi COVID-19, la Commissione Europea ha sospeso il PSC per dare agli Stati la possibilità di affrontare le conseguenze economiche della pandemia.
cosa è il microcredito ? Il microcredito è un prestito destinato a persone escluse dal sistema bancario tradizionale, soprattutto a basso reddito. Prendiamo in prestito piccoli importi ea bassi tassi di interesse ma soggetti a determinate condizioni. L’accesso ai finanziamenti è difficile per i creatori di imprese dato che il 93% dei 20,5 milioni di PMI dell’UE sono microimprese, ovvero hanno tra 0 e 9 dipendenti. Dei 2 milioni di imprese create all’anno, il 90% sono microimprese. Non avendo le capacità di finanziamento dei grandi gruppi, il microcredito è più adatto a questo tipo di attività. Infatti, erogando prestiti per un importo massimo di 25.000 euro, questi microcrediti stimolano la crescita di piccole e nuove imprese. Il microcredito è responsabilità delle banche nazionali e dipende dal Paese e dalla sua ricchezza. Essendo prestiti relativamente rischiosi, si sono sviluppati più nei Paesi del Nord che in quelli del Sud. Nell’ambito della politica fiscale e non monetaria, tale attività è regolamentata a livello nazionale. Tuttavia, dal 2000, diversi Consigli dei ministri dell’Unione Europea hanno riconosciuto la microfinanza per le piccole imprese come “un tema di interesse” ed è quindi presa in considerazione dagli strumenti finanziari del Programma pluriennale europeo (MAP). Segue, nel dicembre dello stesso anno, la costituzione di una garanzia per il microcredito. Nel 2003, per la prima volta, il Consiglio Europeo ha invitato a prestare particolare attenzione al microcredito. In effetti, per le aziende con un certo potenziale di crescita, il finanziamento del rischio può essere appropriato. Come precedentemente introdotto, l’accesso per le nuove e piccole imprese è molto eterogeneo a seconda del Paese. I più sviluppati hanno banche pubbliche specializzate nella promozione delle PMI o sistemi nazionali di condivisione del rischio. In questi casi l’accesso a piccoli prestiti è facilitato. La distribuzione del microcredito è un’attività complicata, a causa del suo alto rischio di insolvenza e dei suoi alti costi di trattamento. Alcuni istituti di credito esercitano ancora questa attività: o perché è un’attività che rientra nella loro missione o perché il rischio è in parte a carico di un ente pubblico di garanzia o di una società di mutua garanzia o ancora più raramente, nell’ambito di una strategia aziendale. A parte i sistemi pubblico-privato, gli istituti di credito mostrano una certa riserva nell’offrire prestiti ai cretori di impresa. Quando lo fanno, offrono una linea di credito o uno scoperto. Ciò evita di offrire linee di credito a breve o medio termine che rappresentano un rischio più elevato per i creatori di attività. ma una nuova direttiva dell’eBa mette a rischio queste attivita. Ricordiamo innanzitutto che cos’è l’EBA (European Banking Authority) o, in francese, ABE (European Banking Authority) nata nel 2011. Prima della sua istituzione, la vigilanza sul sistema bancario era nazionale. Tuttavia, la crisi del 2008 ha messo in luce le carenze di questa gestione nazionale data la forte interdipendenza tra i Paesi. Fu in questo contesto che nacque l’EBA. Il suo ruolo è duplice: quello di tutelare depositanti e investitori e quello di garantire la trasparenza dei prodotti finanziari. Ha diverse missioni come: monitorare le attività finanziarie, coordinare le autorità di vigilanza nazionali, armonizzare le regole prudenziali o a livello europeo o persino creare standard, linee guida e raccomandazioni per i 28 Stati membri dell’Unione Europea. Quest’ultimo è quello che ci interessa particolarmente in questo articolo. Dal 1 gennaio 2021, l’EBA ha ridefinito le regole del “default”. Questa nuova direttiva rende particolarmente rigorosi i criteri di scoperto. In “default” si considera debitore verso la banca un correntista. L’EBA prevede che un correntista sia indebitato, o anche se ha “solo” uno scoperto di conto corrente, può essere definito titolare di un credito irrecuperabile e quindi considerato in situazione di default nei confronti della banca e infine “cattivo pagatore”. È considerato tale se è in ritardo di 90 giorni e il suo debito è “significativo”. Un debito è considerato significativo se supera i 100 euro per un individuo e i 500 euro per un’impresa. Inoltre, è significativo se tale scoperto è superiore all’1% del totale del credito concesso dalla banca allo stesso cliente. Secondo alcune interpretazioni della direttiva quando la persona è in “default” la banca potrebbe bloccare tutti gli addebiti diretti come le bollette domestiche. La persona diventerà quindi insolvente nei confronti dei fornitori di servizi. Una volta identificato come “default” la banca può segnalare il cliente al Centro Nazionale Rischi. Se la persona o l’azienda è oggetto di una segnalazione, sarà considerata un “cattivo pagatore” che blocca la possibilità di accedere al credito e anche a finanziamenti ridotti Il microcredito però è destinato a persone in difficoltà, risponde a bisogni sociali che sono aumentati con l’emergenza sanitaria. Imporre criteri così rigorosi alla possibilità di essere in negativo è un handicap per questi microcrediti che possono essere concessi in particolare tramite scoperti di conto corrente. paradossi e sviluppo. La BCE e l’EBA sono i principali regolatori del settore bancario europeo. La stessa BCE è vigilata dall’ABE. La BCE rispetta le linee guida e le raccomandazioni dell’EBA e le applica ai paesi dell’area dell’euro. Tuttavia, la Banca centrale europea è competente in materia di politica monetaria e non di bilancio. La microfinanza e il microcredito che rientrano nella politica fiscale non dovrebbero pertanto essere regolamentati dalla BCE. Inoltre, questa direttiva viene attuata in tempi di crisi, ma il microcredito è spesso equiparato a una soluzione in tempi di povertà. Per questo è molto presente nei Paesi cosiddetti “del sud” come l’Africa. Spesso è sinonimo di creazione di posti di lavoro e promozione dell’imprenditorialità. In effetti, è uno strumento collaudato. Un’indagine condotta da France Strategy 2013-2014, in particolare, ha rivelato che il 91% dei mutuatari si integra professionalmente entro 3 anni dal prestito. Più che uno strumento di integrazione professionale, è anche uno strumento di inclusione bancaria, che consente a persone precedentemente escluse di prendere in prestito, e un efficace strumento di politica pubblica. Nonostante la concessione di numerosi prestiti, stimati in 46.000 all’anno nel 2015, la domanda rimane relativamente insoddisfatta, con 190.000 microprestiti professionali non concessi. Tali linee guida rischiano di rendere il loro accesso ancora più complicato in quanto le istituzioni di microfinanza (MFI) sono cresciute in modo esponenziale. In 10 anni centinaia di miliardi di dollari sono stati prestati dalle IFM in tutto il mondo, il loro tasso di crescita medio annuo è dell’11,5% su cinque anni. A livello globale, parliamo di quasi 140 milioni di mutuatari che hanno preso in prestito dalle IFM nel 2018, mentre erano “solo” 98 milioni nel 2009. I principali mutuatari sono donne (80%) e agricoltori (65%). Limitando queste forme di credito, sono quindi le categorie grossolanamente qualificate come discriminate a soffrirne