Archivio opinioni
Erminia Mazzoni
Esperta di Politiche del Lavoro e dell’UE
Abstract
2022 - EUROPEAN YEAR OF YOUTH – Young People, it’s your turn!
“2022 is the European Year of Youth. It is time to give back to a generation that has shown so much solidarity, and lost so much, in the pandemic. I want Europe to work for the next generation. Young Europeans, make your voice heard. This is your Europe.” This is Mrs. Ursula Von der Leyen, President of the EU Commission, who made her whishes for the year 2022 via Twitter.
The message contains a programme! It focuses the attention on next generation, opening the way to a reconciliation between old and young people through a cooperative work towards the milestones and targets of the PNRR. In Italy the young start from afar. The unemployment rate among those ranging from 15 to 24is at 29,8% and the rate of young and old NEET, 18 to 34 years old, is at 23,3%. Thus the prospective of success goes around the capability of reforming profoundly school and training system as well as job market and active labour market policies. But such an objective would claim for a longer period than that given from EU in the Recovery and Resilience Plan. Solution stays in reconsidering the “performance framework” of Italian recovery plan, placing structural reforms at the head of the process. Young people unemployed and moreover NEET represent a potential explosive instrument of growth but they are still unexploited. They must be part of the decision-making process.”
PAROLE CHIAVE: Giovani - NGEU - NEET - GOL - CPI
SOMMARIO
- Premessa
- La condizione dei Giovani in Italia
- Piano Investimenti sui Giovani
- A conti fatti
1 Premessa
“Il 2022 è l’anno europeo dei giovani. È ora di ripagare una generazione che ha mostrato grande solidarietà e che è stata duramente colpita durante la pandemia. Voglio un’Europa impegnata per le future generazioni. Giovani Europei, fate sentire la vostra voce. Questa è la vostra Europa.”. È l’augurio per il nuovo anno che, il 2 Gennaio 2022, la Presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, ha lanciato via Twitter.
Un augurio che racchiude, nei pochi caratteri che Twitter autorizza, il riconoscimento del debito dei padri verso i figli e l’impegno a ripagarlo, facendo appello alla partecipazione attiva dei giovani, perché la società che abbiamo il dovere e la speranza di costruire con i 195 miliardi del NGEU deve essere prima di ogni altra cosa inclusiva e sostenibile. Non è un caso che l’intero piano abbia individuato in giovani, donne e mezzogiorno le direttrici trasversali a tutte le missioni.
2 La condizione dei Giovani in Italia
L’anno dei giovani, stando ai numeri, si apre, in Italia più che altrove, con un significativo arretramento occupazionale e, di contro, con un rilevante programma di investimenti per invertire la tendenza.
Il quadro, dall’ultima rilevazione ISTAT di Novembre 2021 sul terzo trimestre (Nota 1), è:
9,2% - tasso di disoccupazione;
29,8% - tasso di disoccupazione giovanile per le persone fra i 15-24 anni di età;
35,7% - tasso inattivi.
Tra questi l’unico in aumento del + 1,8% è proprio quello relativo ai giovani.
Per quanto ai NEET (Neither in Employment nor in Education or Training), secondo l’aggiornamento Istat del 18 luglio 2021 (Nota 2), se ne registrano 3,047 milioni a fine 2020, tra i 15 e i 34 anni, di cui 980mila fra i 30 e 34 anni.
L’Italia conferma nel 2020 il valore percentuale di Neet più alto in Europa – dal 22,1% del 2019 è salito al 23,3% nel 2020 – (Fonte statistiche Eurostat) con quasi 10 punti oltre la media dell’Ue a 27 (13,7%).
Alle cifre indicate bisogna aggiungere, per completezza, che è al 13% il tasso di abbandono scolastico, come risulta dal Rapporto Openpolis (Nota 3).
Quindi cresce, all’interno della platea totale di giovani disoccupati, il numero dei NEET e, quel che è più, in Italia si aggiunge la fascia dei NEET c.d. Maturi che va dai 30 ai 34 anni. Ed è questo il dato più preoccupante perché segnala una cronicizzazione della inclusione nella categoria. Significa che i tempi tra la conclusione del ciclo di istruzione e l’ingresso nel mercato del lavoro sono troppo lunghi mostrando il limite delle politiche attive.
In Italia indubbiamente abbiamo primati non lodevoli. I nostri giovani, con picchi soprattutto al Sud, sono i meno giovani, i meno sposati e meno genitori, i meno autonomi. I nostri giovani escono più tardi degli altri dal nido, ma hanno le spalle già ricurve per il peso che i genitori hanno caricato su di loro, grazie anche a un sistema pensionistico che non riesce a trovare un assetto stabile e soprattutto funzionale.

3 Piano Investimenti sui Giovani
Come ci si attrezza? La dotazione per i giovani nel PNRR per il 2022 e nella Legge di Bilancio 2022 prevede un pacchetto di interventi, che sommano un totale di circa 3 Miliardi di euro:
Misure di orientamento e sostegno all’istruzione, alla formazione in entrata e on the job e all’acquisizione di nuove competenze: € 420 milioni da Legge di Bilancio e 670,7 da PNRR.
Misure di sostegno al lavoro: € 135,6 milioni da Legge di Bilancio.
Misure di inclusione sociale, per la famiglia e la questione abitativa: € 459,4 milioni da Legge di Bilancio e € 950,00 da PNRR.
Misure per l’autoimpiego e l’imprenditorialità dei giovani: € 23,3 milioni da Legge di Bilancio e 58,00 da PNRR.
La sola manovra assegna ai giovani il 2,5% del totale, pari a oltre un miliardo, di cui 723,3 milioni direttamente ed esclusivamente rivolti ai giovani e i restanti 316 milioni, destinati ad azioni che coinvolgono in prevalenza i giovani (Nota 4).
Nella prima categoria - misure dirette - rientrano i circa 20 milioni assegnati per il 2022 ai Centri per I’Impiego (CPI) per il contrasto al fenomeno dei NEET.
La Legge di Bilancio 2022 stanzia, in realtà, ben 90 milioni di euro ai centri per l’impiego, ma nello specifico, 70 milioni sono finalizzati al raggiungimento degli obiettivi, fissati nel Piano straordinario di potenziamento dei centri, di incremento dell’organico (ai circa 7.500 dipendenti attuali dei CPI, dovranno aggiungersi un totale di 11.600 nuovi assunti in maggioranza attraverso concorsi regionali e un programma formativo ancora da definire) e rafforzamento delle competenze, e i restanti 20 milioni sono destinati all’attuazione delle politiche attive del lavoro in favore dei giovani di età compresa tra i 16 e i 29 anni.
Nelle previsioni di spesa c.d. indirette ci sono, invece, i capitoli legati alla inclusione sociale, alla famiglia (€ 151,6 milioni per il congedo di paternità di 10 gg – € 55,2 milioni per l’esonero contributivo al 50% per 1 anno per le lavoratrici madri del comparto privato, al termine del periodo di congedo obbligatorio) e alla questione abitativa (stanziamento aggiuntivo di € 242 milioni rispetto agli esistenti 250 per acquisto prima casa da parte degli under 36).
Alla contabilità “diretta” della manovra si aggiunge parte delle risorse che il PNRR assegna alle Politiche Attive del Lavoro alla Missione 5, Componente 1, sezione del Piano dedicata alle politiche del lavoro.
Al suo interno trova spazio, infatti, il Programma GOL – Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori – che si articola in azioni di riforma dei centri per l’impiego e di sostegno alla formazione e alla occupazione. Esso si rivolge, in primis, ai lavoratori fragili o vulnerabili, individuati con giovani NEET (meno di 30 anni), donne in condizioni di svantaggio, persone con disabilità, lavoratori maturi (55 anni e oltre) e prevede 5 percorsi: l’inserimento lavorativo, per coloro che sono più vicini al lavoro e più facilmente occupabili; l’aggiornamento (upskilling), che prevede interventi formativi prevalentemente di breve durata, la riqualificazione (reskilling), per coloro che sono difficilmente occupabili e ai quali è destinato un percorso robusto di riqualificazione, l’inclusione, in presenza di ostacoli e barriere che vanno oltre la dimensione lavorativa, si prevede l’attivazione della rete dei servizi territoriali (educativi, sociali, socio-sanitari, di conciliazione) e, infine, la “ricollocazione collettiva”, che riguarda situazioni in cui i profili di occupabilità vengono valutati per gruppi di lavoratori.
GOL, che insieme al Fondo nuove competenze e al Rafforzamento del sistema duale compone il pacchetto approvato con il Piano Nazionale per le Nuove Competenze, conta complessivamente su 4,9 miliardi di euro, per il periodo 2021/2025, di cui € 880 milioni per il solo 2022.
Il punto centrale di attacco del programma, sicuramente condivisibile, è il rafforzamento dei Centri per l’Impiego, attraverso la realizzazione di un piano di attività puntuali, che garantisca il superamento della eterogeneità delle prestazioni e dei servizi nei territori, la prossimità di essi, con investimenti in grado di migliorare sia l’offerta di servizi digitali, che la diffusione capillare dei CPI, l’integrazione delle politiche attive regionali nonché tra politiche della formazione e politiche attive del lavoro, la costruzione di una rete territoriale integrata dei servizi di conciliazione per promuovere l’offerta di lavoro per donne, di formazione di base per i lavoratori meno qualificati e di formazione professionalizzante, una programmazione integrata tra i servizi sociali e quelli sanitari, e, soprattutto cooperazione strutturale tra sistema pubblico e privato.
4 A conti fatti
Si potrebbe dire che alla domanda si è data una risposta. Ma la bontà teorica dell’intervento viene depotenziata dalla realtà.
Il punto di caduta delle misure finanziate sta nel loro avvitamento intorno alle fragilità analizzate e che si punta a superare. Infatti per la loro attivazione si prevede l’approvazione entro 60 giorni dei piani regionali e la validazione di essi nei successivi 30 giorni da parte di Anpal. Quindi orientativamente potrà partire non prima della fine di marzo. Qualche timore che non si riesca a investire la cifra di 880 milioni di euro in nove mesi e a far si che raggiungano i beneficiari finali è legittimo. Da un canto ci sono le ben note difficoltà del nostro Paese a spendere le risorse europee e, dall’altro, la considerazione che le strutture pubbliche che dovrebbero favorire la diffusione delle informazioni, la raccolta dei dati e l’incontro tra domanda e offerta di lavoro saranno un cantiere aperto, perché è proprio dalla loro riforma che parte la sfida del rilancio del mercato del lavoro e del recupero della risorsa giovani.
Di fronte a questo quadro finanziario così importante è necessario porsi delle domande, per non cadere nella trappola della fascinazione della ricchezza, che obnubila la mente e fa perdere di vista l’obiettivo. In primo luogo, è bene ricordare che la finanza aggiuntiva contenuta nel PNRR è un debito ulteriore che l’Italia contrae, per ripagare il quale dobbiamo solo sperare in una crescita significativa del PIL. Se questo non sarà avremo caricato ulteriormente le spalle dei nostri giovani. In secondo luogo non va trascurato il meccanismo della erogazione delle risorse a “stato avanzamento lavori”. Il Piano di Ripresa e Resilienza paga solo a traguardo raggiunto. Quindi fare il passo più lungo della gamba non conviene proprio. Ed è in tale ottica che una parte delle risorse è stata spostata dal PNRR al Fondo Nazionale Complementare e appostato in legge di bilancio. Così facendo si consente di sottrarsi, almeno in parte, alla tagliola (per la nostra impreparazione!) del cronoprogramma previsto dal Piano di Ripresa e Resilienza. Non si può ignorare quante delle risorse stanziate in precedenza, di molto inferiori, non siano state effettivamente e proficuamente spese e, conseguentemente, non prevedere una via di fuga dal rischio di perdita delle risorse prima che vadano a regime i “rimedi” immaginati nel piano per migliorare le performance.
Quindi è chiaro che il poderoso piano messo in campo farà parte, molto probabilmente, di quella proposta di revisione che già il Ministro Giovannini ha annunciato.
I programmi, pensati per i giovani ma non con i giovani, reiterano meccanismi che si sono rivelati disincentivanti per loro e che ne hanno determinato un parziale insuccesso.
Gli interventi sembrano non considerare che la loro attuazione coinvolge quegli stessi centri per l’impiego ritenuti una delle cause principali del mancato funzionamento della rete delle politiche attive e, per questo, impegnati in un processo di riqualificazione e ristrutturazione profondo, perché non prevede una gestione transitoria dei servizi ad essi assegnati, che potrebbe consentire il parallelo sviluppo di tutte le azioni. Lecito supporre che a un certo punto, come spesso avviene, si farà ricorso a chiamate in servizio di forza lavoro straordinaria (vedi Navigator!), che non sempre ha prodotto risultati e spesso ha creato nuove sacche di rivendicazioni.
Tutto questo non per essere inutilmente critici, ma per partecipare con sano e proficuo realismo alla gioia della liquidità aggiuntiva sulla quale possiamo contare, considerando però che non siamo all’anno zero. Abbiamo un’eredità pesante da gestire, che può trasformarsi in un utile punto di ripartenza solo se sapremo trarre alimento dagli errori del passato. Per guardare avanti e riprendere il cammino è sicuramente necessario guardare indietro per analizzare le criticità emerse dalle esperienze maturate. Le politiche giovanili del lavoro si sono caratterizzate per interventi non organici né strutturali, con strumenti sovrapposti e scioccamente in competizione – p.e.: Garanzia Giovani e Nuove Imprese a Tasso Zero – con procedure lente e complesse, centri per l’Impiego non attrezzati e beneficiari non facilmente individuabili né censibili.
Se i NEET sono in aumento in Italia e non negli altri Paesi europei può non voler dire che il programma Youth Guarantee non funziona. Garanzia Giovani anche da noi ha portato numeri positivi. Numeri di giovani che sono usciti dal “nulla” per essere formati e avviati al lavoro o che sono stati accompagnati sulla strada dell’autoimpiego. Numeri purtroppo frenati da una situazione di contesto che ha reso meno competitiva l’iniziativa stessa.
È la catena di comando che va ricostruita per superare le differenze che ci separano dal resto dell’UE. C’è bisogno di visione di sistema. La circolarità scuola – formazione - lavoro e le interazioni tra parti sociali e tra queste e i decisori pubblici devono essere parte di un programma organico che rappresenti i singoli elementi come parte di un tutto che non ha soluzione di continuità. Informazione, Dialogo, Comprensione e Cooperazione sono strumenti sostanziali per raggiungere i risultati auspicati. Il meccanismo deve appropriarsi del virtuosismo della interoperabilità, deve avvantaggiarsi della funzionalità digitale e dotarsi di sistemi di lavoro innovativi. Perché una macchina così complessa cammini non è sufficiente che ci sia il serbatoio pieno se gli ingranaggi e le cinghie di trasmissione non sono stati preventivamente messi a posto.
E allora mi unisco all’augurio della Presidente Von der Leyen e soprattutto all’appello ai giovani a scendere in campo per rivendicare il proprio diritto a essere protagonisti, attivi e pensanti, della ricostruzione.
1.: https://www.istat.it/it/archivio/263068
2.: https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2021/07/19/neet-politiche-diversificate/
3.: https://www.ilsole24ore.com/art/scuola-l-abbandono-scende-13percento-ma-l-italia-e-lontana-piu-alti-standard-europei-AE58Zbk
4.: Fonte Sole24Ore 21.12.21 n. 350


