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CONCURANZA e MICROFINANZA

Prof. Mauro Alvisi

Decisions Lab Università Mediterranea di Reggio Calabria - in collaborazione con Prof. Roberto Cardaci

Università di Torino - Scuola di Amministrazione Aziendale

  1. L’epistemologia delle relazioni concuranti e il credito connettivo cooperante della micro finanza

Concuranza, termine introdotto dal Trattato generale della Concuranza è indicativo di una fase storica in cui sembra che la cultura del NOI stia iniziando ad assumere una maggior rilevanza e considerazione rispetto all’IO. Evoca la COMUNITÀ, concetto che sembra anch’esso (ri)-prendere centralità: comunità e beni comuni, comunità educante, comunità curante, ecc. Ci ricorda che siamo “animali sociali”: i teorici dei neuroni a specchio affermano che siamo “cablati socialmente”, è la cultura che abbiamo costruito, individualistica e individualizzante, che ha minato questa socialità. Una prima, fra le molte, implicazione è che occorre saper progettare interventi, nelle organizzazioni e nella società, che pongano al centro la costruzione di relazioni e quindi di reti. Serve un rovesciamento del paradigma con cui osserviamo, analizziamo, interpretiamo e interveniamo in questi contesti, assumendo come unità non l’individuo ma le relazioni. Anche le scienze “dure”, si pensi alla fisica, in particolare quella quantistica, stanno assumendo questo atteggiamento e questa logica. Dobbiamo passare dalla gerarchia alla “reterarchia”. Per assumere il paradigma della concuranza occorre capire quali e come emergono fenomeni sociali che già incorporano logiche native di concuranza: reti informali, ruoli informali, adattamenti spontanei dei modelli di welfare, modelli di uso del tempo. Forse dovremo leggere questi fenomeni adottando una nuova epistemologia, quelle “del Sud”, non ricacciandone nel passato la ricchezza e la modernità emergente che hanno saputo proporre, ma apprezzandone l’inedita capacità di risposta ai contesti e alle sfide attuali; si pensi al concetto indigeno andino della Pachamama, e dell’aver cura della natura in ogni sua espressione che ne è l’essenza. Quando se ne assume nella sua pienezza il significato, il modus operandi che ne deriva implica una profonda rivisitazione di gran parte dei modelli organizzativi stessi su cui fondiamo la nostra vita sociale e la sua regolazione politica, e tocca profondamente i meccanismi economici, anche quelli di base, si pensi ad esempio al tema di rendere – come si dice nel gergo dell’amministrazione di impresa – materiali e quindi contabilmente misurabili, valutabili e comparabili esiti di impatti sociali che sono per loro natura stessa ad oggi estranei al mondo delle aziende. In chiave più generale la concuranza si può esprimere e concretizzare in azioni e modi di porsi funzionali all’attuale trasformazione in atto (si pensi al tema della sostenibilità), oggi urgenti ma culturalmente inibiti e depotenziati nel tempo, come un muscolo non utilizzato, che si fa fatica a riattivare e attraverso esso ad adottare o-ri-adottare movimenti a cui non siamo più avvezzi. Insito nel concetto e nella pratica della concuranza è infatti tutto il patrimonio della socialità, inteso come bagaglio ancestrale di dispositivi, anche fisici, che fanno di noi degli animali sociali, sacrificato sull’altare dell’individualismo e di un concetto di libertà spesso usato a sproposito, sminuito e avvilito.

  1. Reti e modelli organizzativi

Il tema della concuranza richiama la dimensione delle reti come modello organizzativo che caratterizza progettualità innovative nella gestione di servizi che prevedono un coinvolgimento e una integrazione di soggetti diversi e vedono nel destinatario/beneficiario degli interventi un nodo stesso di una rete più ampia che integra, oltre ai soggetti istituzionali, anche le reti personali informali. In questi modelli, come quello rappresentato nella figura sottostante, l’outcome finale degli interventi, ovvero la condizione di vita e di benessere e la presa in carico delle varie problematiche che il paziente - o più in generale il beneficiario, ad esempio di servizi socio-assistenziali - incontra, sono il risultato dell’azione congiunta di reti, che tanto più sono funzionali, integrate, coordinate e ricche in termini di quantità e qualità delle relazioni, tanto più sono performanti in termini di risultati. Intendiamo per rete un “gruppo di entità giuridicamente e organizzativamente autonome, che, nell’ambito della loro autonomia, operano insieme per il raggiungimento non solo dei loro specifici obiettivi, ma di un obiettivo collettivo comune, di un problema da risolvere che richiede contributi e capacità diverse, allocate in diverse entità”. La loro ragion d’essere ed efficacia sta proprio nella capacità di raggiungere questo obiettivo e di risolvere il problema sotteso. Rispondono generalmente al principio organizzativo dei «legami laschi» («loosely coupled») in cui non esiste una struttura gerarchica sovraordinata, e né rispondono a logiche di transazioni gestite dal mercato (scambi economici). Sono tendenzialmente caratterizzate da modelli eterarchici, in cui sono presenti diverse logiche di attribuzione di valore e significato che le diverse entità assegnano alla loro «ragion d’essere» e che influiscono quindi sulla convergenza verso l’obiettivo comune. L’analisi delle reti fra i soggetti che compongono una rete, realizzata con tecniche di Social Network Analysis, consente di avere una rappresentazione in grado di far comprendere se e come la rete è funzionale agli obiettivi dati, come può esserlo resa, come può essere governata.

Le reti proprio perché sono di fatto un modello organizzativo, richiedono una specifica attenzione in termini di analisi, monitoraggio e valutazione, accompagnamento; le reti non sono quindi un fenomeno spontaneo o da dare per scontato, ma un fenomeno da controllare e governare, in primo luogo a partire da una conoscenza di «come sono fatte» e come «dovrebbero essere fatte», in termini di:

Quali modelli di rete sono implementabili

Quali sono le loro diverse caratteristiche di funzionamento e di governance

Che processi ne regolano il funzionamento

Come assicurano coinvolgimento, raccordo e coordinamento fra gli attori, inter-operatività

Come creano fiducia

Che modello di management li può caratterizzare

Che indicatori di efficacia si danno

Quali sono i fattori critici di successo

Quali sono le condizioni di consolidamento e di mantenimento/continuità nel tempo

Come si caratterizzano ed evolvono le reti effettivamente realizzate nei territori

Che performances i diversi modelli assicurano.

Rispetto in particolare al tema della governance esistono tre modelli tipici (vedere sotto) la cui pertinenza e adeguatezza cambia in funzione dello specifico ambito applicativo e della conformazione delle reti.

Infine, in questo approccio è altrettanto fondamentale capire e intervenire sulla dimensione delle reti informali dei pazienti-utenti-assistiti, che possono anch’esse assumere configurazioni e offrire opportunità diverse, o essere fonte di vincoli, a seconda del contesto e delle persone. Tipicamente in molte situazioni di patologie le reti individuali subiscono forti processi di deterioramento e indebolimento, che occorre rilevare per poter intervenire efficacemente.

  1. Concuranza dell’Homo Ludens: Le Mary Poppins Rooms e il tramonto della finanza fordista

La teoria del caos postulava l’esistenza di una forza dinamica contro la staticità gerarchica, una tensione tra la vitalità del caos e la momentanea apparenza del cosmo. L’imprevedibilità effettiva del caos è l’antitesi del fordismo. L’idea della concuranza trova forza proprio in questa trasformazione: la liberazione dai diktat. L’emancipazione rivoluziona il modo di pensare e vivere il mondo. Si tratta di un intreccio multiscalare tra individuo e società, espressione dell’auto-similarità prevista dalla teoria del caos. Negli anni Settanta Richard Sennet notava come la rigidità del sistema fordista si correlava ad una rigidità psicologica che garantiva l’immobilismo. Secondo Sennet, i giovani di quella generazione – i famosi baby boomers - si adoperavano per arrestare le dinamiche del mondo per schivare l’incertezza e garantire lo status quo. Sennet respingeva questa rigidità, invitandoci ad una creatività che secondo lui si otteneva aprendosi al disordine. L’ordine che si difendeva in quegli anni non era altro che un’apparenza cosmetica che oscurava la vitalità del caos da cui nasceva. I giovani di oggi – notoriamente la Generazione Z - sono sempre più propensi ad accettare il caos: l’incertezza che è l’universo del possibile. Accettare l’incertezza come stimolo alla creatività è impensabile per chi è stato educato a cercare il posto fisso per garantire una certezza del futuro. Nella psicologia della percezione, quando vediamo un nuovo paesaggio per la prima volta, ci limitiamo istintivamente a cogliere solo due dimensioni per capirne la logica. Poi, quasi istantaneamente, vediamo la terza dimensione che contiene l’invito ad esplorare il mistero del possibile. Accettare il mondo come un luogo senza mistero e senza rischi è come vivere perpetuamente nei limiti delle due dimensioni. Per vivere pienamente, specie oggi, si deve convivere con l’ignoto. Si deve accettare il rischio creativo di mettersi in gioco. Bisogna spogliarsi della vecchia pelle di Homo Sapiens e Faber e indossare la nuova di Homo Ludens. Perchè come diceva Huizinga, la vita è “ein spiel spielen”, ovvero giocare un gioco. E se credi di stare fuori dal gioco stai solo giocando a non giocare. Eludere, alludere, preludere, colludere, illudere, disilludere, deludere, sono tutte dinamiche di gioco, del ludere appunto. Ed è questo sapersi mettere e ri-mettere in gioco del talento creativo, dei nuovi palestrati delle idee, che oggi spaventa così tanto l’establishment economico e finanziario. Che ne avverte il potenziale eversivo e sovversivo dell’altro da sé. Dell’alterità, dell’estraneità clandestina che possiedono le nuove fabless intellectual communities, i crowdfunding programs, la microfinanza e il microcredito che a noi, agenti di accelerazione creativa e concurante, piace chiamare la “risorsa materica dell’immateriale”, la finanza delle idee. Le potremmo definire le Mary Poppins Rooms dell’economia postmoderna. Perché il femminino sacro di Mary possiede la capacità de-compositiva della regola “politically correct” del sociosistema economico della plutocrazia, verso un nuovo umanesimo. Verso il cambiamento. Quello scardinante. Quello quantico. Del salto non lineare, con Mary lo spazzacamino Bert e i due infanti londinesi, dentro al dipinto sul marciapiede di Hyde Park. La dimensione del surreale. Dell’uni-diverso, del non luogo, dell’utopia necessaria che ogni gioco incarna, come significante e significato. La dimensione magica dell’im-maginare, il balzo breve da imago a mago. Non la terza ma la ultra dimensione, quella che non esplora il mistero del possibile ma assume l’impossibile come realtà aumentata del possibile. Il cambiamento di scena come parte di un mindset che muta. Il cambiamento, pertanto, è frutto in parte di un’accelerazione di quella regola della creatività distruttiva teorizzata da Joseph Schumpeter. Ma è anche dovuto alle nuove tecnologie. Il mondo cambia come luogo fisico e immaginario. La trasformazione si evince in una cultura in continua evoluzione, con nuove espressioni linguistiche, nuove pratiche, nuove aspirazioni, nuove forme dell’economia e della finanza. “Giochiamo che io ero un talento” direbbe un bimbo, che assume il tempo quantico e non lineare come il proprio, forse perché ne ha ancora ricordo generativo. E i talenti la vecchia, resistente ma obsoleta finanza fordista, non li può aiutare perché non li riconosce. Non possiede la grammatica e la sintassi dell’immaginario creativo e concurante, quello della capacità trasformativa del reale. La vecchia e sclerotica archeo-finanza sta alla capacità innescante del microcredito come il pomposo banchiere, lo Zio Albert, sta alla barzelletta sulla gamba di legno di nome Smith. Uni-diversi incompatibili. Ma si vola solo se si assume il secondo in piena leggerezza. La cultura si rinnova inesorabilmente, espressione di infinita potenzialità. Questa è la generatività che contraddistingue l’agire umano: la capacità di elaborare all’infinito sistemi di significati. L’eterno processo di trasformazione si è accelerato vertiginosamente con le nuove tecnologie. Ambientalisti come Serge Latouche insistono che l’alternativa non può essere l’economia programmata, un’altra gabbia che non giova né all’uomo né all’ambiente. Il mondo del futuro deve invece fondarsi su un concetto di libertà che va oltre le scelte programmate, oltre il controllo fordista. Forse questo è il vero senso della concuranza. Curare i propri interessi tenendo conto anche degli altri ha una storia importante. Questa nozione ha indubbi basi morali e ideali, ma anche delle conseguenze pratiche. Scrivendo delle grandi tendenze storiche, il premio Nobel Amartya Sen ha messo in evidenza come i sistemi predicati sulla partecipazione democratica hanno evitato le drammatiche carestie sperimentate dai sistemi assolutisti, come quelli della Russia e la Cina del ‘900. Oggi una simile tendenza – che possiamo chiamare concuranza - si trova nelle risposte imposte dall’epidemia Covid-19. O si salvano tutti o non si salva nessuno.

  1. Concuranza: fusion machine di ideali e prassi applicative d’innovazione sociale

La concuranza mette in evidenza come non si possa parlare di società da una parte ed economia dall’altra. Ideali e pragmatismi non sono separabili.

La concuranza è simultaneamente una realtà e un ideale, concreta e astratta.

Curare l’altro soddisfa un’esigenza morale, ma favorisce anche il tornaconto del singolo. Un precursore di questo mondo rivoluzionario trovava espressione nell’Italia della straordinaria crescita economica degli anni Ottanta. Era l’Italia del sorpasso, la spinta economica che ha portato l’Italia a sorprendere sé stessa e tutto il mondo, superando addirittura l’Inghilterra nella classifica delle economie più potenti del mondo. Molti hanno scritto di quel salto imprevisto, tra cui Andrea Saba, affermando con la sua consueta ironia che l’Italia crebbe solo perché inconsapevole delle condizioni che sottendono alla crescita economica convenzionale. L’Italia era come il calabrone che, secondo approfondite ricerche dalla NASA, aveva delle caratteristiche fisiche tali che era oggettivamente impossibile volare. Eppure, il calabrone volava, così come volava l’Italia. Forse oggi siamo sulla soglia di una nuova prodezza, spinta da una forza che possiamo capire meglio grazie al concetto della concuranza. La concuranza non è semplicemente rispettare l’altro, ma cercare con l’altro un comune glorioso destino. Creando sogni, rendendo le idee progetti sostenibili per e dalla comunità, trasformandole in soluzioni e a seguire realizzare ciò che per altri sembrerebbe impossibile. Per cui chi non è concurante non potrà mai rendere possibile un sogno. Se la concuranza fosse una pianta chi concura potrebbe essere paragonato solo ad un contadino, che con sapienza e parsimonia riesce a metabolizzare i cicli della natura. Il concurante, al pari del contadino, mette in atto quei processi e a volte anche quei riti che rendono possibile il miracolo della fecondazione della terra e la successiva raccolta delle sue semine. Il contadino come il concurante trasforma la materia del dolore e del disagio della propria esistenza, investendo nell’esistenza collettiva del noi, del voi, del loro. Siamo tutti strumenti dell’entropia sociale, anche nelle relazioni cooperanti. E allora non sembri per nulla azzardato, nell’estensione disvelante di questa metafora, personificare il contadino come l’avatar delle funzioni ausiliarie della realizzazione delle piccole grandi speranze di crescita, quelle più genuine e cariche del genius loci italiano, che mette in campo il processo della microfinanza, attraverso l’accesso alle forme di microcredito. Il sistema win – win non è altro allora che la propagazione di un sistema concurante dove il modo più facile, efficiente ed efficace per compiere più lavoro è fare copie di un IO consapevole concurante, copia di un sé evoluto. L’evoluzione sociale è insita nel principio della concuranza microeconomica, quella unicellulare. Un mezzo con il quale l’universo delle economie, attraverso l’ecologia dell’investimento reticolare, mette continuamente alla prova, affiancandoli, i propri innati strumenti di cambiamento continuativo della realtà in divenire. La concuranza va interpretata, nell’antropologia reticolare delle relazioni cooperanti e vincenti/risolventi il problema, come un laboratorio interattivo perpetuo del socio-sistema, che tende a diventare più complesso e funzionale alla propria salvaguardia. Noi tutti siamo il risultato inevitabile delle leggi che fondano l’entropia, soltanto che di questo straordinario carburante ci serviamo nell’unico modo inefficace, che è quello di utilizzarlo in una nano particella, socio-limitata e limitante, chiamata IO. Il microcredito deve allargare le forme di entropia della finanza, la dissipazione intelligente del capitale intellettuale a valore aggiunto, meglio aggiungibile e condivisibile. Il tavolo di gioco della concuranza coincide con quello del microcredito. Come nel primo Monopoli, mischia il mazzo delle carte, degli imprevisti e delle opportunità, delle emergenze e delle eccellenze endemiche. Gli scenari quotidiani e a tendere dell’intelligenza collettiva cooperante, che da potenza progettuale si trasforma in atto realizzativo di un sogno che diversamente si infrangerebbe contro il muro miope della finanza fordista, funzionale solo all’accrescimento di uno sfruttamento capitalistico, autarchico e non curante, della bellezza. L’aiuto economico reale a progetti, idee, start up e spin off scientifici non può mai prescindere dalla capacità di essere inferente sul progredire sociale e differente dallo pseudo aiuto di chi presti denaro, scommettendo su chi ne possiede o su chi è presumibile possa essere ridotto ad una restituzione forzosa, che comprenda la vampirizzazione di ogni propria energia ideativa. Le fondazioni bancarie spesso investono i loro ingenti fondi nell’indirizzo di restituire alla collettività alcuni beni culturali, compromessi dall’ingiuria del tempo e degli agenti atmosferici. Lodevolissime pratiche che però non esentano il capitale, in un vero circuito virtuoso, a riparare alla sua noncurante incuria sociale diffusa, che alimenta ogni forma di povertà individuale e collettiva. Banca e finanza sono player di un gioco della stessa “comunità di destino”, che iscrive l’intero arco degli stakeholder del territorio, con grandi responsabilità sociali, di cui spesso assume la parte epidermica della cura, quella conservativa, di facciata. Gli slogan di pseudo cura con cui la finanza fordista imbratta i muri del mondo, sono cold refrain, promesse non mantenibili e mai mantenute nei fatti, che ormai ad un consumatore odierno, che sta spogliandosi dell’autoinganno dell’era marketing pervasive, appaiono come criptate dichiarazioni di distanza dall’impegno sociale, soluzioni di distanza opposte a soluzioni di prossimità emotiva. Necessitiamo di un nuovo paradigma del socio sistema in ambito economico, sociale e istituzionale, fondato sulla liberazione entropica di energia collettiva del bene comune, sul principio di intelligenza collettiva cooperante, ovvero sul dispendio glorioso di “azioni concuranti”. Di fatto un modello innovativo basato su di una vera sostenibilità, “partecipata attivamente” della “produzione di un bene e di ciò che fa bene” all’intera collettività vivente. Si può misurare la prossimità concurante di un territorio, dei suoi player con alcuni indicatori:

Indice sintetico di concuranza territoriale

Quantità/Qualità delle Associazioni terzo settore attive sul territorio

Formazione per l’innovazione

Attenzione alle disabilità

Sensibilità ambientali

Capacità di interazione multietnica (accoglienza programmata)

Partecipazione dei cittadini alle scelte civiche e politiche del territorio

La fonte sociale e di servizio Pubblica della piattaforma mediatica di un Territorio

Negoziazione della crisi/Aziendale, familiare, istituzionale e di territorio o capacità di livellamento basale dei conflitti

Lotta e impegno a ridurre/eliminare le forme di povertà

Indice di auto-entropia (degrado ambientale causato dall’uomo)

Indice di consapevolezza identitaria del territorio da parte della popolazione

Fattori di evangelizzazione/testamento dei valori di appartenenza culturale /tradizionale a un Territorio

Occorre che il capitale torni ad essere uno strumento e non il fine ultimo del socio sistema territoriale. Solo così, rientrata dalla sua devianza di scopo e ricondotta a strumento, la finanza può aiutare il perseguimento di un vantaggio collettivo difendibile, attraverso la concuranza, che consente di conseguire il “bene sostenibile” ovvero il “vantaggio reticolare” di cui in fondo si occupa “l’equilibrio di Nash “con la sua illuminata “teoria dei giochi”, madre della sostenibilità.

La noncuranza appare così svelata. Una palese forma di demenza del bene comune che finisce per generare una catena perniciosa di effetti collaterali riscontrabili:

Povertà (e sue molteplici forme)

Degrado sociale

Degrado ambientale

Demotivazione dei talenti

Crollo del sentimento/orizzonte di fiducia del cittadino

Profonda disparità sociale

Disoccupazione e fuga di cervelli

Corruzione del sistema

Decremento dei valori di legame e collettivi

Con la CONCURANZA si torna a mettere in asse e riequilibrare il vissuto quotidiano, cambiando di fatto il vettore di crescita in direzione di una necessità di base che ricolloca al centro un IO collettivo consapevole e mette in soffitta l’IO individualista.

Se il lavoro, la sicurezza, il bene ambientale, la formazione, l’educazione civica, la partecipazione culturale, l’etica del governo, la ridistribuzione equa delle risorse, la meritocrazia, la valorizzazione dei talenti, la cura e salvaguardia attiva dei patrimoni territoriali, la capacità delle idee di attrarre investitori, la solidarietà non di facciata e infine la pace sono posti al centro di un nuovo “Paradigma Misurabile” di CONCURANZA, potremo un giorno stare certi di aver contribuito, in modo decisivo, all’affermarsi dell’intelligenza collettiva cooperante. Non un indicatore ma l’indicazione d’evoluzione dell’intera comunità planetaria vivente e pensante.

A Barcellona, di recente, con l’egida dell’Unesco, è sorta una cattedra in “Economia del bene comune” una scuola tecnica, post universitaria tedesca sta lanciando un Master in Economia del Bene Comune.

Sembra quindi che il paradosso di Easterlin trovi nella Concuranza il suo naturale laboratorio vivente e che quindi la felicità umana disegni una curva gaussiana della felicità, dove reddito e benessere economico siano, di fatto, fattori insufficienti alla soddisfazione di lungo periodo.

Al Prodotto Interno Lordo si è risposto con il Benessere Interno Lordo (il BIL) ma la cosa paradossale è che anche il BIL, che intende profondamente differenziarsi come indicatore di benessere del PIL fa uso della stessa filosofia metrica.

Cioè si limita a promuovere lo sviluppo di alcuni KPI del benessere senza però tracciare mai una rotta di destinazione per lo stesso, si limita a misurare le derivate di una funzione non presentata. Si aspetta venga cucinato un piatto da gourmet, per effetto di averne dichiarato gli ingredienti senza mai fare riferimento alla preparazione, ai modi e tempi di cottura.

Sostenere che i Valori guida a cui tendere sono i rapporti sociali, le condizioni ambientali, la salute, l’istruzione, la partecipazione alla vita politica, le attività socialmente rilevanti è un po’ come versare gli ingredienti della torta in una bella pirofila dimenticandosi di aggiungere il lievito che ne consente l’amalgama e la crescita.

Quel lievito è la CONCURANZA. Anzi ne è la ricetta. Perché se il benessere collettivo è derivante di un adattamento non temporaneo al perseguimento di un valore collettivo euforico di legame della collettività, la concuranza si propone come modello funzionale al suo raggiungimento.

Vi è una impressionante massa di sottorappresentati nullatenenti, meno ambienti che oggi accede, a differenza che in passato, facilmente alla comunicazione all’informazione, agli strumenti di protesta. Costoro rappresentano un’ondata travolgente, che occorre trasformare in una vera metamorfosi del sistema sociale. La concuranza è un modello che si fonda sullo stato di natura cogente: l’interdipendenza. Quando, nel Trattato Generale della Concuranza, parliamo di creare il ponte della concuranza, pensiamo ad un collegamento bi-direzionale tra le tante emergenze e le tante eccellenze di un territorio, di un Sistema Paese, di una istituzione, organizzazione, di un’impresa. In fondo stiamo pensando a come ripristinare una condizione di certezza della socialità. Non si può costruire concuranza senza un modello politico, economico sociale e culturale, senza un programma esteso, integrato e concretizzabile di soluzioni innovative che consentano di ripristinare una socialità liberata, debellando nel tempo le angosce, le insicurezze e le afflizioni quotidiane che restringono lo spazio di manovra creativa e la percezione euforica di un futuro positivo di nuovo possibile, di un orizzonte di felicità nell’immaginario di tutti. Se ciascuna cellula della collettività, del socio-sistema, non viene affrancata da questa profonda insicurezza cogente, non è e non sarà mai in pieno arbitrio della propria capacità concurante, di rispondere a quei compiti che si possono solo svolgere in condivisione. Le degenerazioni patologiche di questa assenza di collegamento, di insieme, di ponte, sono sotto i nostri occhi (povertà di massa crescente, fobia e rifiuto del futuro, assunzione del verosimile come vero, narcosi delle emozioni, disoccupazione, nuove forme di analfabetismo e di povertà relazionale).

Nuovi agglomerati del patrimonio collettivo nel ben vivere si creano compattando, fortificando e mantenendo i legami e le interconnessioni sociali della reciprocità concurante, come fosse un’OBBLIGAZIONE SOCIALE, un effetto scambiabile, un dare e ricevere, che sostiene ogni cerchia sociale, dalla famiglia ad allargare.

Occorre rifondare gli edifici della solidarietà sociale aprire nuovi cantieri di relazione reticolare allo scopo di far sedimentare le strutture durevoli della CONCURANZA e di allontanare l’individuo da un destino di solitario collezionista di sensazioni.

Costruire e agire reti cooperanti e quindi un non luogo, snodo delle azioni a “bene collettivo aggiunto”. Crediamo di poter affermare che l’insediarsi di un laboratorio di azione e educ-azione sociale, economica e finanziaria della concuranza, possa trovare il suo naturale collocamento, appoggiando le sue leve e i suoi dispositivi, all’interno dei pre-esistenti e diffusi sportelli dell’Ente Nazionale per il Microcredito in Italia e un domani anche presso le comunità degli italiani nel mondo. L’esordio degli sportelli di concuranza territoriale. Una realtà aumentata della solidarietà e della cooperazione trasformativa della collettività, che agisce sia su territori reali (Stati, sistemi, Paesi, Regioni, città, varie organizzazioni, imprese, associazioni, famiglie, gruppi) che in territori virtuali (comunità neo tribali in rete, gruppi nei social media, comunità digitali, BLOG etc.). Il passaggio da un medioevo di povertà relazionale a un rinascimento di ricchezza partecipativa diffusa. Da una parte il common benefit sharing, ingegnerizzato attraverso modelli di intellectual property investment. Dall’altra il risk sharing, al quale il principio di concuranza conferisce anche la nuova forza della dromica sociale, ovvero la capacità di valorizzare e accelerare i processi per effetto di una socialità cooperante di scala. Oggettività sociale al posto di soggettività sociale. E allora la concuranza della microfinanza si andrebbe a profilare come tutt’altra cosa di un meccanismo di scambio commerciale basato sul do ut des. Non un accordo a termine, ma il termine primo di ogni accordo di cooperazione sociale. Gli interessi portati in campo hanno i pregi della compatibilità, fattibilità, sostenibilità, misurabilità, efficacia, efficienza, trasparenza, lunga durata, tracciabilità, trasmissibilità, divulgabilità, comunicabilità, condivisibilità, localizzabilità, esportabilità, universalità, apprendibilità.

Con gli sportelli di concuranza territoriale, il microcredito attuerebbe il passaggio al setaccio della funzionalità evolutiva di una idea, di un progetto di valorizzazione delle eccellenze o soluzione delle emergenze, con la capacità empirica di rappresentare un vettore di progresso per la collettività. Una rotta collettiva sicura che ci allontani da quella metaforica del Titanic di cui ci parla Attali: “Una società trionfalistica, autocelebrativa e compiacente, cieca e ipocrita e senza pietà per i suoi poveri dove tutti sospettano o paventano l’imminenza di un iceberg in qualche luogo del futuro indistinto che urteremo per poi affondare al suono della musica”. All’incertezza e alla paura diffusa si può rispondere solo con un nuovo governo delle emergenze e delle eccellenze, che si fondi su un modello condivisibile di governance diffusa delle percezioni e delle decisioni, frutto di un incessante monitoraggio di ogni segnale, debole o forte che sia. La concuranza è il social toolkit per contrastare l’economia politica dell’incertezza, per far nascere o rinascere una economia della fiducia, che promuova il “bene comune”.

  1. Il modello concurante Armamentario degli sportelli di concuranza per la microfinanza

1 Il sistema intelligente collettivo e cooperativo del modo d’uso dei modelli ci permette di orientarci sulla valutazione di progetti, eventi, fenomeni, connessioni, situazioni socio-rilevanti, considerando sempre gli indicatori di preferenza di un traguardo collettivo del bene comune.

2 L’osservatorio del noi. Una osservazione partecipe, sistematica e interconnessa, mette in pipe line tutti i segnalatori e i marcatori predittivi, verso un monitoraggio collettivo, che segnala le emergenze e le eccellenze di ogni sistema percepito.

  1. La selezione delle urgenze sostenibili

Orientare la focalizzazione delle risorse collettive verso la priorità da concurare è una delle abilità apprendibili e allenabili principali. Una abilità che ha bisogno di costruirsi attorno a precisi indicatori di “temperatura della concuranza”.

  1. Analisi e calcolo

la matrice scientifica e algoritmica della concuranza, i suoi KPI e i success factors gli indicatori territoriali di concuranza per allestire un cruscotto innovativo di una vera e propria “scienza della cooperazione”, per analizzare e interpretare fenomeni e scenari del bene collettivo, e avviarli al percorso di micro finanziamento.

  1. L’etica del meccanismo reputazionale

La cooperazione reticolare intelligente, a fin di bene, non può prescindere da un meccanismo di verifica, non autoreferenziale, della pratica di buona o eccellente reputazione di ciò che si scambia e concura, del trasmittente come del ricevente, dell’intera rete, come del mezzo di comunicazione reticolare e dei suoi contenuti memetici ed etici. La circolarità premiante della concura è un vaccino potente contro il crimine. La verifica reputazionale delle pratiche collettive agite è la profilassi etica. Il pensiero cooperante della concuranza necessita di una propria infra-struttura reale e virtuale. Dei veri e propri DSS (Decision Support System). Il modello socio-sistemico di intelligenza collettiva e ingegneria sociale è un processo di standardizzazione, basato su indicatori di performance misurabili delle pratiche comportamentali collettive più efficaci ed efficienti, in termini di responsabilità e promozione sociale allargata del bene comune. Laddove serve restaurare un centro di gravità permanente delle istanze collettive di un territorio o di una comunità lì è forte la domanda latente di uno Sportello della Concuranza. Uno spazio di ri-generazione sociale e territoriale, rifondativo del senso e dello sviluppo di partecipazione civica. Un presidio di pronto intervento concurante, attivo h24, per la presa in cura e il sostegno delle forme plurime di povertà, emergenza e abbandono del patrimonio comune.

  1. Priorità ricettiva degli sportelli di concuranza territoriale:
  2. a) ricostruzione economica post-COVID-19 su modelli di sviluppo che incorporino sia idee motrici a partire da nuovi modi di intendere consumo, lavoro e territorio, sia combinazioni sistematiche di input scientifico-sperimentali e nuove forme di partenariato fra pubblico e privato, per innovazioni e internazionalizzazione orientate all’inclusione sociale e alla sostenibilità; b) riproduzione e variazione di fondamentali fattori di sviluppo, in particolare la condivisione di identità e sensi di appartenenza aperti e le attitudini verso la creazione di lavoro competente, l’imprenditorialità, le relazioni su basi fiduciarie, anche attraverso la ricerca sui modelli e i percorsi formativi e scuola/lavoro.

Il nuovo paradigma di Intelligenza Collettiva Cooperante è un modello di leadership quanto mai attuale e performante. Capace di combinare insieme teoria dei giochi, dei grafi, psico-sociologia di Simmel, sociometria di Moreno e di mettere in pipe line il Cloud Computing, lo IOT (Internet Of Things), la Big Data Analysis e la Performetrica del Territorio. Il modello di intelligenza collettiva cooperante che abilita e ingaggia gruppi allargati di lavoro, nella PAL e nella PAC, nelle istituzioni, nelle organizzazioni complesse, nelle imprese, enti e consorzi, si affida ad algoritmi di pattern mining, procedure avanzate di machine learning.

Nuovi cruscotti d’intelligenza artificiale che saranno strumenti ausiliari all’affermarsi della CCI (Cooperating Collective Intelligence). Una derivata e insieme funzione attivante della concuranza, per supportare processi decisionali finalizzati al raggiungimento del bene e del benessere collettivo. Il paradigma della concuranza, in un tempo medio-breve, andrà assumendo i contorni di un dispositivo CPSS (Cyber Physical Social System).

  1. Centralità e Influenza del Capitale Sociale in assessment d’investimento micro creditizio

Occorre investire nell’assessment di progetti innovativi e performanti, con la metrica della centralità e influenza. A parità di appealing potenziale e grado d’inferenza attesa sulla domanda di mercato, occorre investire risorse adeguate di starting operation verso i progetti dotati in Capitale Sociale: ovvero la somma delle risorse (attuali e/o virtuali) che il progetto esaminando possiede per la riconosciuta disponibilità d’una duratura capacità connettiva e reputazionale.

I campi di applicazione sono innumerevoli. Solo per citarne alcuni:

Finance and micro finance management

Smart Cities

Mobility Management

Public Governance management

Cultural Heritage Management

Major Events management

Smart Mobility

Urban Computing

Prevenzione Sanitaria

Disaster Management

Crisis management

Sport Performances Analysis

  1. Microcredito Concurante: l’applicazione “Officina Inventare Futuro” dell’Università di Torino

Il microcredito a valenza concurante strutturato ed erogato porta a una evoluzione sostanziale del contesto economico e sociale, poiché permette di dare vita a un volano virtuoso che potenzia quello definito da Keynes nel suo modello di sviluppo dell’economia reale. Infatti, l’utilizzo del microcredito concurante permette di evolvere in senso positivo a due macrogruppi sociali che ne sarebbero i destinatari: gli imprenditori e i soggetti che vivono situazioni di povertà assoluta o relativa causata da condizioni di sofferenza occupazionale.

Il microcredito concurante premetterebbe in primis agli imprenditori di imprese in situazioni di crisi di linee di processo e/o di prodotto che non possono accedere, date le loro condizioni di difficoltà a fonti di finanziamento “tradizionali” per riprendere l’attività e uscire dalla condizione di crisi che li pone sull’orlo del fallimento, rischiando di privare l’economia di una unità produttiva, che costituisce sempre un danno per l’incremento del PIL. Altri imprenditori che si gioverebbero del microcredito concurante sono quelli che potrebbero sviluppare la propria azienda ma che, non avendo accesso al credito “tradizionale” per mancanza di garanzie, non possono evolvere per avere piu’’ chance sul mercato nazionale e internazionale. Un terzo tipo di imprenditori è quello che intende dare vita a una start up, ma che non possiede requisiti idonei ad accedere a fondi creditizi tradizionali. È questa la condizione di molti giovani imprenditori che hanno elaborato idee innovative rispetto a settori produttivi anche di avanguardia, ma che non possono dare vita alle loro ipotesi di produzione. Il ruolo rilevante nel creare un volano virtuoso da parte del microcredito concurante si evidenzia proprio rispetto a questa categoria di imprenditori giovani: come è noto, la mancanza di garanzie, a meno di avere quelle di carattere famigliare fornite da padri e talvolta nonni, impedisce loro di realizzare i loro progetti di vita, limitandone di fatto non solo le opportunità di lavoro, ma anche i possibili consumi che contribuiscono all’andamento della dinamica virtuosa lavoro - reddito - consumo. Il dare vita a una impresa permetterebbe a questi giovani imprenditori di diventare punti significativi di sviluppo dell’economia nazionale, sia come soggetti attivi della produttività, sia come consumatori che a loro volta incentivano la produzione di beni da parte di altre imprese. Per quel che riguarda i soggetti in povertà da sofferenza occupazionale, occorre considerare che le politiche di welfare a loro sostegno stanno da tempo modificandosi radicalmente, passando da una modalità di concretizzazione di politiche sociali a prevalenza assistenziale a interventi di welfare generativo e di comunità. Il welfare generativo tiene conto della soggettività dei destinatari in una duplice accezione: quella che riguarda i loro problemi a cui dare immediata risposta e quella della valutazione delle loro capacità e risorse umane ed esperienziali, della loro voglia di rimettersi in gioco in progetti di inclusione sociale, che passano necessariamente dal tornare a lavorare per percepire un reddito che li renda autonomi e consenta loro di realizzare le aspettative e i progetti di vita per sé e per la propria famiglia. In questo senso, in una logica che tenga conto del problema generazionale, attenzione particolare va rivolta soprattutto ai loro figli, che se rischiano di non avere un futuro è perché i padri non hanno un presente che consenta di permettere ai figli di seguire studi e percorsi di formazione per acquisire competenze, saperi e professionalità da spendere in un mercato del lavoro sempre più selettivo. Molti poveri da sofferenza occupazionale, soprattutto i più giovani, ma la considerazione vale anche per quelli di età più avanzata che possono ancora rimettersi in gioco, hanno la possibilità di aprire delle attività imprenditoriali. Si tratti di imprese a carattere artigianale o di cooperative piccole e medie di servizi sia alla persona che generali, oppure di imprese manifatturiere da fare nascere perché’ uno di loro ha avuto una idea brillante da poter ragionevolmente realizzare.

Per questi soggetti la possibilità di accedere al microcredito concurante diventa fondamentale per uscire da una condizione che non è solo di difficoltà economica, ma anche di isolamento e solitudine sociale. In questo caso il microcredito concurante, oltre a consentire la attivazione di un volano virtuoso anche per questa categoria di soggetti e gruppi sociali, svolge anche un ruolo di riparazione di reti di relazione disgregate o perse e di inclusione sociale, migliorando di fatto la qualità della vita non solo di chi ritorna a essere cittadino attivo, ma anche di tutti coloro che possono usufruire dei prodotti e del servizi che, chi dà vita a una attività che potenzia l’economia reale, mette a disposizione della collettività. Progetti di questo tipo che potrebbero beneficiare del microcredito concurante per la loro realizzazione e/o potenziamento sono già in atto in Italia.

A Torino, ad esempio, è in via di realizzazione il Progetto Pilota “Officina Inventare Futuro. Percorsi di inclusione sociale per le vecchie e nuove povertà”, gestito dalla Scuola di Amministrazione Aziendale dell’Università di Torino e dall’Educatorio della Provvidenza. Il Progetto è finalizzato a favorire l’inclusione sociale di persone che vivono la condizione di ogni tipo di povertà, con gli obiettivi specifici di prevenire e contrastare l’isolamento e la solitudine sociale e l’eventuale insorgenza di situazioni di disagio psicologico o psichico.

Una delle azioni previste, “Lavorare per progettare futuro” rivolta a chi può ancora rientrare nel mondo del lavoro, prevede di attivare percorsi di accompagnamento al lavoro, tra i quali sono previsti anche attivazioni di start up o cooperative che possono nascere più facilmente grazie alla possibilità di utilizzare il microcredito concurante.

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